Azione è la parola magica

Azione è la parola magica
Il Programma di A.A. va messo in pratica, va vissuto, va fatto nostro, perché il Programma di A.A., nato negli Stati Uniti con la sicura assistenza di un Potere Superiore, è un programma pratico, di azione; Bili lo ripete mille volte nei suoi scritti: “Azione è la parola magica” per noi alcolisti. Quanti problemi della nostra vita si sarebbero risolti se noi invece di rimuginare e di angosciarci, avessimo fatto qualche cosa, avessimo agito per risolverli. Ma la verità è che noi abbiamo cercato di risolvere quei problemi solo mentalmente. Perciò noi siamo dei sognatori, perfezionisti e procrastinatori, abbiamo sempre fantasticato parecchio e agito poco, come dice John Doe, il mitico alcolista americano che da anni è sempre stato per me una fonte di ispirazione.
Quando l’alcol accendeva la nostra fantasia, nei nostri accessi di grandiosità, noi non solo risolvevamo i nostri problemi, ma i problemi di tutto il mondo, ma solo mentalmente.
Quando poi l’alcol è diventato il problema numero uno della nostra vita noi l’abbiamo sempre usato a modo nostro: “io smetto nel momento in cui lo voglio, smetto domani, lunedì, il primo dei mese” e cioè l’abbiamo risolto mentalmente non facendo niente per risolverlo. E perciò il Grande Libro sottolinea che il nostro Programma è fatto da un minimo di analisi e da un massimo di azioni.
In A.A. azione è la parola magica. Quanti amici tornano a bere avviandosi a una brutta morte perché hanno fatto i Passi - ed eliminato i loro problemi - solo mentalmente invece di mettere in azione i Passi e di praticarli per risolvere quei problemi. E questa è la ragione per cui tutti i Passi sono al passato prossimo, “presumono, quindi, una azione”. “Noi abbiamo ammesso, siamo giunti, abbiamo deciso, abbiamo fatto, ci siamo disposti, abbiamo chiesto, abbiamo fatto, abbiamo fatto direttamente abbiamo continuato, abbiamo cercato attraverso la preghiera, e abbiamo cercato di portare”. Sono tutte azioni azioni che il Programma “presume” che noi abbiamo fatto. Azione, la parola magica; in A.A. tutto è azione e nessuno di noi sarebbe qui se quel giorno ad Akron Bili non avesse
fatto tutta quella serie di azioni che gli fecero incontrare il Dott. Bob, e nessuno di noi sarebbe qui se qualcuno non avesse fatto le azioni, dalle telefonate alle visite in ospedale all’incontro preliminare che ci hanno poi portato nella stanza magica dei miracoli, nei Gruppi.
Il Primo Passo: il Primo Passo, se noi lo facciamo solo mentalmente, non funziona, “Sono impotente sì e povero me; povero me”, “Sono impotente ma la colpa è di tutto il mondo che ce l’ha con me”. Funziona solo se noi l’affrontiamo con un’attitudine positiva che ci induce a una reale presa di coscienza e, quindi, all’accettazione viscerale di noi stessi dai talloni ai capelli, e quindi alla resa incondizionata. Se noi facciamo nostri i Passi, uno alla volta, uno dietro l’altro, nella sequenza indicata, accade che l’azione di ogni Passo suggerisce inesorabilmente quella del successivo. Infatti, abbiamo ammesso che siamo impotenti di fronte al problema alcol. Che fare? Ci guardiamo attorno nel Gruppo. Amiche e amici che ci hanno raccontato la loro esperienza, uguale alla nostra, eccoli che ragionano, che hanno ripreso a governare la loro vita. Come? L’azione che noi siamo invitati a fare richiede che noi si giunga a credere che un Potere più grande di noi ci riporti a ragionare o, come dice il testo inglese alla “sanity” e cioè alla salute fisica e mentale. Se questo Passo non è stato fatto solo mentalmente, se noi siamo convinti che un Potere Superiore, chiunque esso sia, ci abbia riportato a ragionare - e d’altronde non c’era riuscito l’amore dei genitori, dei nostri figli, delle nostre mogli -è solo logico che noi prendiamo la decisione del Passo successivo, che noi compiamo l’azione del Passo successivo: affidarci a quel Potere Superiore “come noi possiamo concepirLo” (sono le uniche quattro parole in corsivo nei Passi, per sottolinearne l’importanza “come noi possiamo concepirLo”). E se la decisione del Terzo Passo è sincera, se non rimane sterile, se non è solo mentale, la conseguenza logica è che noi facciamo l’azione del Passo successivo, e cioè l’inventano, perché noi non sappiamo cosa decidiamo di rimettere nelle mani di quel Potere Superiore, non sappiamo chi siamo, come siamo fatti, se non facciamo un inventano di noi stessi.
E il Grande Libro ci consiglia l’azione precisa di mettere per iscritto la lista dei nostri molti difetti e delle nostre poche qualità. Compilata sinceramente e onestamente questa lista, qual è l’azione successiva? Siamo invitati ad ammettere i nostri difetti di carattere a noi stessi, a Dio e a un altro essere umano; e qui molti di noi tentennano e si fermano. E perciò azione è la parola magica perché il Passo non funziona non ci dà cioè liberazione, sollievo spirituale, distensione e le prime avvisaglie della Serenità, se noi non mettiamo in atto la precisa azione indicata che ha anche lo scopo di costringerci a un grosso esercizio di umiltà. Abbiamo sinceramente e onestamente ammesso i nostri difetti di carattere? Abbiamo scoperto che la ragione dei nostri guai, la vena radice della nostra malattia è nei nostri comportamenti sbagliati, determinati dai nostri difetti di carattere? E allora non è logico che ci si orienti a che una forza più grande di noi - noi da soli non ci siamo mai riusciti - rimuova questi difetti? E se noi onestamente e sinceramente desideriamo che un Potere Superiore ci liberi da quei difetti, origine delle nostre tragedie, l’azione successiva e logica è quella di chiederGli umilmente di liberarcene praticare umiltà è un’azione: non si può desiderare solo mentalmente che i nostri difetti ci abbandonino, occorre praticare umiltà, compiere l’azione di chiedere. Un altro e più duro esercizio di umiltà, ci invita a compiere la precisa azione del Passo successivo. La lista delle persone cui abbiamo fatto del male non può essere astratta ed è solo dannoso, ai fini del nostro recupero, respingere nell’inconscio le nostre responsabilità.
Penna e carta - azione - che induce al Passo successivo e cioè all’azione di fare una diretta ammenda. E qui tutta un’altra serie di azioni:
ricercare le persone, andarle a trovare e fare con loro una diretta e concreta ammenda. Quanti pesanti e duri esercizi di umiltà ed esercizio, e azione è la parola magica.
Le azioni contenute nei primi nove Passi ci hanno cambiato, ci hanno dato una nuova personalità, che è il vero scopo del Programma. Se abbiamo fatto bene il nostro lavoro, le promesse di A.A. si sono realizzate e la nostra nuova visione della vita ci consente di accettare cori un po’ di serenità le cose che non possiamo cambiare. Il Programma ci invita ora a compiere una serie di azioni giornaliere che assicurino un ulteriore costante miglioramento del nostro carattere, della nostra personalità. Le azioni giornaliere sono indicate negli ultimi tre Passi e, al solito, con estrema
chiarezza. Il verbo “continuare” del Decimo Passo non indica azioni che proseguono? E “ammettere il proprio torto” significa compiere l’azione diretta di dirlo alle persone cui l’abbiamo fatto.
A questo punto ci siamo già resi conto che per continuare a fare il nostro inventano, e per continuare a eliminare i torti dalla nostra vita, èopportuna l’assistenza (o vogliamo dire l’aiuto?) di un Potere Superiore comunque noi possiamo concepirLo e, perché Egli possa agire su cli noi, sul nostro carattere, sulla nostra vita e volontà, noi cerchiamo di migliorare il nostro rapporto con Lui con la preghiera e la meditazione, meditazione che ci suggerisce, ci ispira la Sua volontà nei nostri confronti. E non è un’altra azione cercare di realizzare la Sua volontà nei nostri comportamenti?
A questo punto del Programma, alla sua fine, noi ci rendiamo conto che un Potere Superiore ha “agito” su di noi. Come risultato delle azioni che noi abbiamo compiuto negli undici Passi precedenti; ci ha dato un “risveglio spirituale”, misterioso concetto per chi ci frequenta da poco, e cioè un atteggiamento completamente nuovo nei confronti di noi stessi, del nostro prossimo, della vita: viviamo, finalmente, un pochino più sereni.
Per rafforzare questa serenità - e per darci “la gioia di vivere” -siamo invitati a compiere altre due azioni: a cercare di portare il messaggio - e cercare è compiere un’azione - e a praticare in tutti i campi della vita questi princìpi - e praticare è un’azione che si ripete, e in tutti i campi della nostra vita - e cioè nella nostra famiglia, nel nostro lavoro, nella nostra vita associata. Azione è dunque la parola magica nel nostro Programma: azione in ogni singolo Passo, e in ogni parte di tutti i Passi.
E siccome la terza parte del Dodicesimo Passo è di vitale importanza per conservare, ventiquattr’ore alla volta, una sobrietà serena, vediamo assieme qualche esempio “pratico” di come “praticare” in tutti i campi questi pnincìpi per renderci conto di come l’Azione giuochi un ruolo essenziale in tutti i nostri affari e stati d’animo.
Del risentimento, il nostro nemico numero uno, abbiamo già parlato a lungo su queste pagine e si disse che non ci si libera dal risentimento se nomi compiendo una positiva azione di amore nei confronti della persona per cui nutniamo risentimento, solo una positiva azione di carità ci libera da questo terribile pericolo: azione è la parola magica! L,autocommiserazione
pensare, rimuginare, parlare di questo stato d’animo che precede il primo bicchiere, lo esalta e lo potenzia; per liberarsene è opportuno compiere una qualsiasi azione positiva che dissolva la litania dei “povero me, povero me, tutto il mondo ce l’ha con me”, la più efficace delle quali è portare il messaggio a chi soffre perché ci costringe a uscire fuori dal nostro egoismo.
I problemi della vita, i conflitti con il prossimo - e anche in questo campo “azione” è la parola magica - perché noi non accetteremo mai le cose che non possiamo cambiare in un modo passivo. Ci deve essere un’azione o nei confronti del problema o nei confronti di noi stessi per cambiare il nostro atteggiamento verso quel problema.
O noi cambiamo le cose che possiamo cambiare e noi cambiamo noi stessi: “azione” è la parola magica.
E l’umiltà, questa virtù che è il fondamento della nostra crescita spirituale, indispensabile, necessaria per noi alcolisti? Non è pensando di diventare umili, non è parlando di diventare umili che si acquisiscono gli elementi, le caratteristiche dell’umiltà, e cioè la capacità di vedere come in realtà noi siamo: ma è facendo i concreti esercizi di umiltà indicati nei Passi, esercizi progressivamente sempre più pesanti fino a quello durissimo del Nono Passo, che noi riusciamo a comportarci con umiltà, e cioè a diventare ed essere veri con noi stessi e con gli altri: è attraverso l’azione che noi acquisiamo umiltà.
Concludendo, “azione” è la parola magica in tutti i campi della vita, pratici, materiali, spirituali.
È con una serie di azioni positive che si vincono la paura, l’irascibilità, la depressione, l’ira, l’egoismo, l’avarizia, la gelosia, il pettegolezzo, la pigrizia ecc.; tutti difetti che costituiscono la radice profonda e lontana della nostra malattia.
Nella nostra vita in A.A., nella nostra famiglia, nel nostro lavoro noi raggiungeremo un pochino, un pochettino di relativa felicità, un po’ di serenità e una sobrietà contenta se invece di pensare di fare una cosa la facciamo. Ora, oggi, in queste ventiquattr’ore le nostre azioni di oggi determinano il nostro domani. Non limitiamoci a pensare di fare una cosa, non facciamola solo mentalmente: siamo onesti e sinceri, agiamo
ora e oggi, perché anche la sincerità è azione, e azione è la parola magica! Alcolista Anonimo (1989)