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Alcol, consumi e pubblicità: rapporto dell’Oms

Alcol, consumi e pubblicità: rapporto dell’Oms

Alcol, consumi e pubblicità: troppi paesi indietro sulle regole del marketing digitale. Il rapporto dell’Oms

 

La pubblicità si evolve, cambia e si adatta rapidamente ai nuovi mezzi di comunicazione digitali e alle nuove tendenze. Quella delle bevande alcoliche non è da meno. Sfortunatamente le leggi faticano a tenere il passo con le strategie del marketing. Così l’industria è libera di sfruttare internet e i social media per pubblicizzare i propri prodotti a un vasto pubblico di giovanissimi consumatori che dovrebbe tenersi alla larga dall’alcol. Lo rivela il rapportoAlcohol marketing in the WHO European Region: update report on the evidence and recommended policy actions (2020)” pubblicato dall’Ufficio regionale europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e diffuso in Italia da Epicentro.

Quando si parla di marketing delle bevande alcoliche, il grosso problema è la difficoltà delle istituzioni di adattarsi ai rapidi mutamenti del mondo digitale come nel caso dei nuovi social media e dei nuovi stili di comunicazione. Come spiega Epicentro, diversi studi scientifici hanno evidenziato una correlazione tra l’esposizione delle persone alla pubblicità e i consumi, soprattutto per quanto riguarda l’età in cui iniziano a bere alcolici i giovani e l’abitudine del binge drinking (l’assunzione di grandi quantità di alcolici in un breve tempo).

L’industria dell’alcol investe ogni anno centinaia di miliardi di dollari in pubblicità e il marketing digitale ha ormai un ruolo sempre più importante. Tuttavia, secondo i dati dell’Oms, meno di un quarto dei paesi europei ha imposto divieti alla pubblicità su internet per le bevande alcoliche, nonostante sia noto che le restrizioni al marketing sono tra le misure più efficaci per ridurre i consumi di alcolici e i danni associati.

Attualmente, la normativa europea è pensata per i canali tradizionali di marketing, come la pubblicità in TV, in radio e sulla carta stampata ed è anche molto frammentata (per esempio è vietato il marketing di un tipo di bevanda alcolica su un certo mezzo di comunicazione, ma non su altri). La pubblicità online è la meno regolamentata. Il marketing digitale invece non conosce confini, e raggiunge anche gli utenti di quei paesi in cui legislazioni nazionali vietano la comunicazione commerciale di bevande alcoliche. Per questo occorrono norme regionali e mondiali, oltre a quelle dei singoli paesi, per tutelare adeguatamente i consumatori, soprattutto i più giovani.

Il rapporto pubblicato dall’Oms mette in guardia sulle nuove tecniche di marketing e sulla capacità di promuovere gli alcolici tra i consumatori, bambini e adolescenti inclusi, evidenziando la necessità di distinguere chiaramente le pubblicità dai messaggi pubblicati dagli utenti in cui si menziona un marchio o un prodotto.

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: https://ilfattoalimentare.it/alcol-consumi-pubblicita-oms.html


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)