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Alcol, l'abuso è sempre più precoce: intervista ad un esperto

Alcol, l'abuso è sempre più precoce: intervista ad un esperto

In Trentino si inizia a bere a 12 anni. Pellegrini: ''Sulle bottiglie andrebbe messa la scritta che l'alcol nuoce alla salute e va portato a limite zero quando si guida''

Continua ad abbassarsi l'età del primo bicchiere. Luigino Pellegrini del Servizio alcologia e dipendenze dell’Azienda sanitaria: "Dal punto di vista del consumo alcolico, anche in Trentino gli interessi economici sono prevalenti su quelli della sanità pubblica"

 

TRENTO. Si inizia a bere a 12 anni. L'alcol rovina la vita un po' alla volta e ti priva di quello che hai di più caro. In Trentino ad essere drammatici non sono solo i numeri delle persone che ogni anno chiedono aiuto ai centri di alcologia sparsi nella nostra provincia. Ad esserlo ancora di più è il sommerso. Si stima infatti che i casi conosciuti rappresentino solamente il 15/20% . La vergogna o spesso la mancanza di consapevolezza nell'avere un problema, porta in molti casi a non chiede alcun aiuto. “Ci sono due fenomeni importanti da evidenziare: il primo lo spostamento dell'età in basso per il primo bicchiere e il secondo l'aumento del bere tra le donne” spiega il dottor Luigino Pellegrini del Servizio alcologia e dipendenze dell’Azienda sanitaria.

Dottor Pellegrini, al giorno d'oggi è corretto parlare di “dipendenza da alcol”?

Occorre chiarire che questo è un concetto superato e non si usa più se non in ambito eventualmente culturale. Nell'approccio che abbiamo da anni, questi concetti sono messi in discussione. Anche perché il DSM-5 che è la bibbia dei disturbi correlati al consumo di alcol e sostanzeha eliminato concetti di dipendenza alcolismo e tossicodipendenza perché scientificamente non definibili e stigmatizzanti e non facilmente decifrabili. Si parla di disturbi da consumo di sostanze alcoliche. Disturbi da droghe.

Quando ci riferiamo all'alcol, di cosa parliamo?

L'alcol etilico contenuto nelle bevande alcoliche, dalla birra al vino, dall'aperitivo ai superalcolici, può cambiare gradazione ma è sempre lo stesso. E' una sostanza con tre caratteristiche: è tossica, a tutti gli effetti è una droga pesante ed è un cancerogeno. Naturalmente salta all'occhio che queste tre caratteristiche confliggono in maniera forte con una cultura, con degli interessi economici e tanti aspetti che fanno parte della nostra società e che devono essere presi in considerazione. Non possiamo edulcorare l'analisi scientifica perché c'è una cultura economicamente tollerante nei confronti dell'alcol. C'è un conflitto di interessi. Fortemente dannoso che compromette la vita delle persone. 

L'alcol, quindi, è una sostanza cancerogena come il fumo di tabacco.  

Si e su questo non troviamo la trasparenza necessaria. Una sostanza, come l'alcol, che crea 60 – 80 tipi di malattie, non ha nessun tipo di segnalazione e di etichettatura particolare nei prodotti. E' una cosa assurda. Io ho lavorato in America Latina e negli anni Ottanta in Ecuador le bottiglie avevano la scritta “L'alcol può danneggiare la tua salute e la tua famiglia”. In Italia in nessuna bevanda alcolica è presente una scritta simile.

In Italia che situazione abbiamo?

Partiamo con il dire che serve considerare un'analisi che comprende più anni. Il consumo procapite medio di alcol per persona all'anno in Italia negli anni '70 era di 13 litri. Attualmente si è passati a 9 litri. Abbiamo avuto una riduzione forte e significativa importante che ha portato ad una riduzione dei problemi e delle malattie fisiche e dei problemi sociali e anche degli incidenti stradali.

L'obiettivo dell'OMS per il 2025 è di arrivare a 6 litri procapite. Per ridurre, però, non è abbastanza che lo faccia chi ha problemi. Bisogna che sia la popolazione in generale a cambiare le abitudini. Siamo un po' nella situazione analoga a quella del cambiamento climatico. Avremmo bisogno di cambiare le abitudini per ridurre i problemi.

E in Trentino?

Dal punto di vista del consumo alcolico, anche in Trentino gli interessi economici sono prevalenti sugli interessi della sanità pubblica. Da questo punto di vista il nostro territorio ricalca la situazione in nord Italia. Storicamente, poi, ha avuto dei consumi alti di alcol. Ma è anche una provincia che dal punto di vista degli stili di vita è virtuosa. La differenza con il resto del Paese è il fatto che abbiamo una percentuale alta di consumatori ad “alto rischio”. Questo significa che ci sono persone che consumano quotidianamente quantità significative di bevande alcoliche. E questo viene fatto fuori dai pasti , un comportamento che aumenta il rischio. Poi c'è il consumatore del fine settimana dove troviamo il bing drinking. Queste categorie sono considerate ad alto rischio. In Trentino il 60-70% delle persone bevano bevande alcoliche. Di queste un 30% è considerato consumatore ad alto rischio.

Stiamo parlando di uomini o di donne?

Abbiamo una percentuale maggiore tra i maschi anche se nel corso degli anni c'è un avvicinamento delle donne. Dai 18 ai 24 anni la percentuale ad alto rischio nei ragazzi è del 78% mentre nelle ragazze del 64%. Questo per i modi in cui si beve. Spesso fuori pasto o in maniera concentrata o ad alte quantità nel fine settimana.

Alcune ricerche rivelano che con il passare degli anni sono aumentati i giovani che bevono alcolici.

Ci sono due fenomeni importanti: uno è l'età di inizio del consumo che si è spostata verso il basso. Se negli anni '70 e '80 si beveva a partire dai 16 anni attualmente ci siamo spostati a 12 anni e questa è una preoccupazione forte. Anche perché per il nostro organismo non è la stessa cosa bere a 12 anni o a 16 anni. Il secondo fenomeno importante è l'aumento del consumo di alcol nelle donne. Le adolescenti consumano le bevande alcoliche in maniera forte, così come il fumo.

Poi negli ultimi anni alcuni studi hanno mostrato una certa presa di consapevolezza nel mondo giovanile di queste problematiche ma bisogna la solidità di questa tendenza.

Come giustifica questo abbassamento dell'età?

Il tema di fondo è che le abitudini e i cambiamenti in generale sono più rapidi in tutti i campi anche dal punto di vista sociale, negli stili di vita.

L'alcol alla guida rappresenta ancora un problema molto forte.

Rispetto agli anni '70 ci sono stati dei miglioramenti significativi sugli incidenti stradali. Sicuramente le politiche di controllo per l'alcol introdotte nel 2000 hanno portato dei risultati. Ora si stima che un terzo degli incidenti sia alcol – correlato. L'altro 70% per disattenzione.  Certo non possiamo abbassare la guardia. Abbiamo oltre 3 mila morti. Bisognerebbe portare a zero il limite legale per la guida. C'è in molti paesi e dovrebbe esserci anche in Italia. Con lo 0.5, che è il limite che abbiamo oggi per legge, i tempi di reazione sono comunque raddoppiati, il campo visivo ridotto. Il limite 0.5 è stato inserito per motivi economici e culturali.

Tra l'altro dobbiamo anche pensare che spesso chi causa incidenti ha un livello medio di alcol nel sangue che gli causa autostima, pensa di essere sicuro e brillante e va veloce. Chi ha un livello alto di alcolemia, invece, di sicuro non va veloce. Ci sono dei criteri dilettantistici e su questo possiamo migliorare.

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: https://www.ildolomiti.it/cronaca/2020/in-trentino-si-inizia-a-bere-a-12-anni-pellegrini-sulle-bottiglie-andrebbe-messa-la-scritta-che-lalcol-nuoce-alla-salute-e-va-portato-a-limite-zero-quando-si-guida


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)