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Alcolismo, uno spettro sui giovani: un romanzo di Franco Balbo

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LAURA GALASSI
«Anni fa durante una serata al club, mi hanno raccontato la storia di una bambina di 4 anni che fra i giocattoli nascondeva lattine di birra rubate alla mamma. La piccola aveva scoperto che sua madre aveva dei problemi con quella bevanda ed aveva cercato di risolverli a modo suo». «Dove dorme l'ornitorinco», il romanzo di Franco Baldo pubblicato dalle edizioni Erickson di Trento e che sarà presentato dopodomani a Rovereto, ha le sue radici in questa storia, ed in molte altre sentite dall'autore durante dieci anni di esperienza nei club delle famiglie con problemi alcol-correlati. «È un romanzo autobiografico - spiega l'ex presidente dell'Acat Montalbano, l'associazione che riunisce i 15 club lagarini - dove racconto storie vere, tagliuzzate e shakerate e poi riproposte. All'inizio mi chiedevo se la mia opera fosse frutto di narcisismo, ma le parole uscivano così fluide che prima di rendermene conto avevo già un libro in mano». Al di là del valore letterario dell'opera, lo scopo di Franco Baldo era quello di riuscire a far conoscere il problema dell'alcolismo femminile e la scelta del romanzo sociale mira proprio all'universo dei non addetti ai lavori. «In molti mi hanno detto che si sono riconosciuti in questo libro ma il mio obiettivo era parlare a chi non ha mai avuto a che fare con i club» afferma Baldo. Nelle trecento pagine di «Dove dorme l'ornitorinco» si racconta la storia di Laura, mamma quarantenne alle prese con una vita tranquilla ma senza stimoli dopo aver abbandonato la professione di insegnante per crescere la figlia Sabrina, ora tredicenne. Il marito Marco, architetto in carriera, non realizza abbastanza in fretta l'insoddisfazione della moglie e affronta il disagio familiare con supponenza. Il personaggio chiave della vicenda è pero Sabrina, che mentre fruga fra i libri per una ricerca scolastica sull'ornitorinco, si imbatte in una bottiglia di alcol nascosta dalla madre. È questo il punto di svolta del romanzo. Sabrina comincia a soffrire davanti al decadimento materno e all'inizio subisce i ricatti di Laura che le promette un gattino in cambio di omertà. Grazie all'aiuto di un'amica di famiglia e di una coetanea, la ragazzina riesce però ad esternare il suo dramma e comincia a frequentare un club per famiglie con problemi di alcol. Proprio la partecipazione agli incontri del gruppo, saranno la via d'uscita ai guai di questa famiglia apparentemente appagata e normale. La «normalità» del nucleo familiare costituisce uno degli elementi cardine dell'intreccio: non esiste infatti un evento scatenante che spinge Laura a comperare di nascosto le bottiglie di vino, non ci sono problemi di soldi o di salute. Semplicemente la noia, la quotidianità di una donna che non si sente più viva perché dipendente dal marito. Le giornate di Laura si susseguono monotone, senza traguardi, senza sfide e di conseguenza senza soddisfazioni. L'alcol è la via di fuga, il luogo mentale dove la donna si illude di essere sé stessa abbandonando paranoie e inibizioni. La specificità di questo romanzo è l'essere donna e madre della protagonista. «Nella nostra cultura - spiega Baldo - non siamo abituati a pensare alle donne come possibili alcoliste. Il bere femminile infatti è nascosto, più "triste" di quello maschile perché di solito viene consumato nella solitudine delle mura domestiche». L'autore testimonia come, nonostante nella nostra realtà le donne con problemi di alcol siano ancora la minoranza, il problema in Trentino già esiste. «Se è il papà a bere - afferma Baldo - la mamma riesce in qualche modo a coprire anche il ruolo maschile in famiglia. Quando è la donna ad avere questo problema si va incontro al cataclisma». A preoccupare principalmente l'autore, che al momento opera come servitore-insegnante nel club di Isera, è la situazione dei giovani, con le ragazze in prima linea nello sballo serale. «Se il trend attuale delle teen-agers che bevono non muta, prevedo un'apocalisse nei prossimi anni». Il fatto che i club non siano «attrezzati» per affrontare il bere giovanile, rende il quadro ancora più tetro. Il boom dell'alcolismo under-20 è infatti un fenomeno abbastanza recente e per affrontarlo servirebbero servitori-insegnanti giovani e una maggiore sensibilizzazione fra i ragazzi. «I giovani entrano nei club solo quando sono obbligati per il ritiro della patente. Proprio questo mese, però, 15 liceali roveretani frequentano con noi un corso di sensibilizzazione sul tema dell'alcol e questo è un buon segno: qualcosa si sta muovendo».