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Consumo di alcol e demenza: una relazione dai forti contrasti

Consumo di alcol e demenza: una relazione dai forti contrasti

Consumo di alcol e demenza: una relazione dai forti contrasti

Per quanto possa sembrare strano non esiste una così chiara ed univoca relazione tra consumo di alcol e demenza. I molti studi che hanno analizzato questa associazione hanno evidenziato risultati piuttosto contrastanti, forse legati alla complessità del fenomeno studiato e dei suoi meccanismi fisiopatologici.

Se alcuni studi suggeriscono che un uso eccessivo e prolungato di alcol può portare a danni strutturali e funzionali di natura permanente, non esiste unanimità sul fatto che a causarlo sia un effetto tossico diretto dell’alcol, con una vera e propria azione neurotossica o, indirettamente, una carenza di tiamina.

Alcol e demenza: lo studio

Un gruppo di ricercatori francesi e del Regno Unito hanno unito le forze per approfondire questo argomento. Con un disegno prospettico, hanno studiato oltre 9.000 persone di età compresa tra 35 e 55 anni al momento dell’inizio dello studio, per un periodo di follow-up medio di ben 23 anni. Il loro scopo è stato quello di valutare l’associazione tra consumo di alcol e rischio di demenza.

Il consumo di alcolici, calcolato su una media di tre rilevazioni nel corso del follow-up, è stato classificato in tre livelli: astinenza, 1-14 unità alcoliche/settimana, più di 14 unità alcoliche/settimana. Ricordiamo che una Unità Alcolica corrisponde circa a 12 grammi di etanolo. Corrisponde quindi indicativamente al consumo di 125 ml di vino a media gradazione, lattina di birra o a 40 ml di un superalcolico.

Nel corso dello studio sono stati registrati quasi 400 casi di demenza. Si è visto che i soggetti che nella loro mezza età si astenevano dal consumo di alcol avevano un maggior rischio di sviluppare una demenza, con un Hazard Ratio di 1,47, rispetto a chi consumava tra 1 e 14 unità alla settimana.

Al contrario, chi assumeva più di 14 unità/settimana, ha evidenziato un aumento del rischio di demenza del 17% ogni 7 unità alcoliche consumate in più.

Analizzando i trend di consumo di alcol nel periodo compreso tra la mezza età e i primi anni dell’età avanzata, hanno evidenziato come l’astinenza a lungo termine, una riduzione del consumo di alcol e il consumo a lungo termine di oltre 14 unità alcoliche la settimana, si associava a un più alto rischio di demenza, rispetto al consumo a lungo termine di 1-14 unità/settimana.

Una più approfondita analisi dei dati ha spiegato, almeno in parte, l’eccesso di rischio di demenza associata all’astinenza nella mezza, con la coesistenza di una malattia cardiometabolica. Infatti, considerando i soggetti senza questa comorbilità, l’hazard ratio per la demenza per chi si asteneva dal consumo di alcol si riduceva a 1.33.

Consumo di alcol: chi rischia la demenza?

In base a questi risultati si delineano principalmente due comportamenti a rischio per lo sviluppo della demenza, apparentemente contrapposti fra loro. Il primo è quello delle persone che nella mezza età non consumano alcolici. Il secondo è quello delle persone che hanno un elevato e stabile consumo settimanale di alcol.

Sembra quindi da un lato confermato che l’eccessivo consumo di alcolici conferisce un maggior rischio di declino cognitivo. Dall’altro però un consumo limitato sembra esercitare un’azione protettiva.

I limiti di consumo tollerabili secondo l’OMS

L’Organizzazione Mondiale della Sanità propone alcuni limiti da non superare per evitare di sviluppare malattie direttamente correlabili all’alcol. Questi limiti, specifici per genere e fascia di età, sono: 2 unità alcoliche al giorno per l’uomo; 1 unità alcolica al giorno per la donna e per l’anziano con più di 65 anni; 1 unità alcolica al giorno per chi ha più di 18 anni e meno di 21 anni; ZERO unità alcoliche prima dei 18 anni.

(...omissis...)

Franco Folino

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: https://www.newence.com/2018/08/21/consumo-di-alcol-e-demenza-una-relazione-dai-forti-contrasti/

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)