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News di Alcologia

Dati ASAPS sulla pirateria stradale: primo trimestre 2010

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Aumentano gli episodi rispetto allo stesso periodo del 2009 (+13,9%)
FORLÌ - Non accenna a smorzarsi d'entità l'offensiva dei pirati sulle strade del nostro paese. Nel primo trimestre del 2010 i delitti di fuga a seguito di incidente stradale fanno segnare un ulteriore aumento (siamo a quota 115) anche rispetto ai numeri record del 2009, quando, nello stesso periodo, gli eventi indagati dall'osservatorio Asaps/Il Centauro sulla pirateria erano stati in tutto 101. Ingente, purtroppo, il numero delle vittime, in tutto 21, mentre i feriti sono stati 149, coinvolti rispettivamente in 20 eventi letali e 95 con lesioni, il 17,4 e l'82,6% del totale. Già queste cifre sarebbero più che sufficienti a definire il fenomeno della Pirateria Stradale come di uno dei crimini più violenti, se non altro per l'elevatissimo impatto sociale sulle vittime superstiti e le famiglie, sanzionato con pene la cui tenuità rasenta l'impunità assoluta. Infatti, nonostante l'inasprimento entrato in vigore con la legge 72/2003, investire una persona al volante di un'auto o in sella ad una moto e poi darsi alla fuga, può costare - se individuati - l'arresto anche in casi di trascorsa flagranza e la reclusione fino a 3 anni, con la sospensione della patente fino a 60 mesi. La pena può diventare dura se dall'evento ne consegue la morte, se l'ipotesi di omicidio, ancorché colposo, sia plurimo e se sia accertata l'ebrietà dell'omicida, sia da sostanze alcoliche o stupefacenti: anche fino a 15 anni. Tuttavia, uno dei moventi della fuga - a parte la "paura" o lo "choc" dell'investitore - parrebbe essere proprio il differimento dei test alcolometrici, visto che in poche ore un esame di questi tipo torna ad essere negativo. Se in questo caso, smaltita la sbronza, un pirata si consegna, può evitare l'arresto e vedere paradossalmente mitigata la propria condotta criminosa. Diverso è il caso dell'assuntore di stupefacenti, visto che - anche alla luce della giurisprudenza - non sempre è possibile dimostrare la correlazione tra uso di sostanze ed ebbrezza. Insomma, uno può fare uso di cocaina (e nell'organismo le tracce permangono a lungo), ma non esserne sotto l'effetto.
Sono pochi, però, i pirati che la fanno franca: il 75,7% di coloro che sono entrati in azione tra gennaio e marzo sono stati infatti identificati, i più nelle ore immediatamente successive all'evento. Parliamo di 87 soggetti noti su 115, di cui 41 (47,1%) finiti in manette e 46 (52,9%) deferiti a piede libero. L'ebbrezza è stata accertata nel 32,2% dei casi, 28 eventi dei quali 7 (6,1%) hanno visto dimostrato l'uso di stupefacenti. Il dato sull'ebbrezza è ovviamente riferito al numero di pirati identificati dei quali è stato possibile investigare. Dunque, la correlazione tra ebbrezza e sinistrosità vede confermato il rapporto che l'Organizzazione Mondiale della Sanità e l'Istituto Superiore di Sanità vedono attestato al 30%. Il 58,3% degli atti di pirateria risulta essere accaduto in ore diurne (dalle 6 del mattino alle 22), e questo vede confermata la pericolosità di questo fenomeno soprattutto per le categorie più deboli: anziani, bambini, pedoni e ciclisti.
Vediamo: il 10,6% delle vittime (sul totale tra morti e feriti) è costituito da minori, mentre il 9,4% da anziani (over 70), con rispettivamente 18 e 16 unità sul totale del bollettino che nel trimestre ha raggiunto quota 149.
Dal punto di vista geografico, il Lazio (e soprattutto la città di Roma) conduce la classifica, con 20 episodi (17,4%), seguito a ruota dalla Lombardia, con 18 (10,4%), e poi Emilia Romagna e Toscana, con 12 eventi ciascuna, pari al 10,4%.