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Dry January: cos'è e perché tutti ne parlano

Dry January: cos'è e perché tutti ne parlano

Che cos’è il Dry January (e perché tutti ne parlano)

Un “gennaio all’asciutto” è tra i buoni propositi più in voga all’inizio di questo 2021. Si tratta di un mese lontano dall’alcol, 31 giorni di detox dopo le (forse) poco morigerate cene delle vacanze natalizie. E nel 2021 un periodo di astinenza alcolica potrebbe essere più utile che mai, dato che molte persone ammettono di essersi rifugiate nell’alcol per alleviare lo stress causato dalla pandemia.

Secondo molti esperti il Dry January fa bene

Sulla rivista SELF si legge: «Solitamente non siamo fan delle diete alla moda o dei cambiamenti di salute ingannevoli che potrebbero non essere sostenibili a lungo termine. Questo perché qualsiasi tipo di privazione con una data di scadenza tende a non avere molti vantaggi una volta terminata la sfida. Ma per quanto riguarda le tendenze del benessere, il Dry January sembra innocuo: in effetti, prendersi una pausa dal bere potrebbe fare davvero grandi cose per il benessere».

Buone abitudini da cui imparare per tutto l’anno

Benefici per la salute e per il sistema immunitario, il miglioramento della qualità del sonno e di conseguenza della quantità di energie: sono solo alcuni tra i principali vantaggi che si possono trarre da questo periodo “a bocca asciutta”; e questi saranno maggiori se alla fine del mese si rivaluteranno le proprie abitudini di consumo e il rapporto con l’alcol. È dunque importante non prendere il Dry January come una licenza per bere di più il resto dell’anno.

È importante tenere duro

«Se hai mandato all’aria il tuo Dry January dopo gli scontri avvenuti a Capitol Hill, ci sono molte ragioni per cui dovresti riprendere la tua sfida», titola USA Today. Dopo gli scontri pro-Trump dello scorso 6 gennaio, diversi americani hanno dichiarato su Twitter di voler abbandonare il proprio Dry January. «Molte delle battute erano il tentativo di sdrammatizzare un momento difficile, ma secondo gli esperti di dipendenze, questa reazione offre importanti informazioni sul modo in cui vengono affrontati eventi stressanti. Per questo motivo il Dry January quest’anno è ancora più importante».

Cedere una volta può capitare, ma non bisogna mollare

Gli esperti, infatti, concordano sui benefici mentali e fisici dell’astinenza temporanea dall’alcol e tra loro c’è Kim Fromme, professore di Psicologia Clinica all’Università del Texas, che spiega: «Se hai infranto la tua promessa e hai bevuto, non significa che devi far saltare completamente il tuo obiettivo». Il Dry January non è semplicemente un mese lontano dall’alcol per dare tregua al fegato, ma anche un modo per controllare il proprio rapporto con gli alcolici. I dati a riguardo sono allarmanti. Secondo il National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism, 15 milioni di americani soffrono di disturbi da abuso di alcol e, tra questi, ci sono sempre più donne.

Il movimento su Twitter

Seguendo l’account @dryjanuary o l’hashtag #DryJanuary è possibile ricevere suggerimenti da esperti, leggere le storie di altri partecipanti e avere tutte le informazioni su come e perché affrontare questa sfida. Gli organizzatori hanno anche sviluppato un’applicazione ufficiale “Try Dry”, gratuita e scaricabile a questo link. L’app consente di tracciare i risultati, le calorie e i soldi risparmiati in questo mese senza alcol, ma è utile anche per chi vuole monitorare l’assunzione di alcolici durante tutto l’anno; è infatti possibile impostare obiettivi personalizzati.

Una campagna iniziata nel 2013

La campagna del Dry January è nata in Inghilterra nel 2013 e già dal primo anno vi aderirono ufficialmente 4.000 persone. Nel 2020 i partecipanti sono stati 4 milioni e dopo anni di ricerche scientifiche sui benefici di un mese lontano dall’alcol, i risultati portano a dire che chi affronta il Dry January tende a bere in modo più consapevole anche successivamente, in quanto i benefici sul sonno, sul portafogli e, in generale, sulla salute sono evidenti anche dal primo mese.

Alcuni consigli

The Irish Times ha raccolto alcuni suggerimenti per aiutare chi sta affrontando il Dry January. Secondo gli esperti di dipendenze la prima tattica su cui lavorare è la sostituzione; dato che la maggior parte delle persone ora beve a casa, è l’ambiente domestico stesso a far scattare quotidianamente il promemoria “è l’ora del vino”. In quel momento è bene chiedersi: “Cosa farò invece di bere?”. Un altro consiglio è quello di escludere l’alcol da una stanza della casa: per esempio dalla cucina. Alcune persone, infatti, amano versare un bicchiere di vino mentre stanno preparando la cena; quindi la cucina può essere un buon punto di partenza. «Proverai una certa soddisfazione se sai di aver mantenuto la rotta. E anche se farai solo parte della sfida, sappi che hai iniziato un percorso che altre persone non hanno nemmeno intrapreso», conclude l’autore dell’articolo.

E se non ci riesci: non sei solo

Secondo quanto riportato da The drinks business, ben 2,7 milioni di inglesi hanno rinunciato al loro Dry January a solo sei giorni dall’inizio del nuovo anno, complici anche le nuove restrizioni che stanno colpendo l’Inghilterra. Tra coloro che, invece, lo stanno continuando, sempre più persone si stanno rivolgendo alle versioni analcoliche di birra o vino.

Alternative analcoliche

The drinks business suggerisce allora quali sono le alternative analcoliche a cui affidarsi per non cadere in altre tentazioni. Non a caso, il business delle bevande NOLO (no and low alcohol, ovvero senza e a basso contenuto d’alcol) è aumentato vertiginosamente. Un sondaggio ha rilevato che il 62,5% degli adulti del Regno Unito ha recentemente provato questo tipo di prodotti, molti dei quali mirano a imitare sia nella consistenza che nei sapori le bevande alcoliche. Per esempio Seedlip, il cui suo sapore piccante ricrea lo pseudocalore provocato dall’alcol.

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: https://www.civiltadelbere.com/che-cose-il-dry-january-e-perche-tutti-ne-parlano/

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)