338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

Gioco d'azzardo: lo ha provato un italiano su due

Gioco d'azzardo: lo ha provato un italiano su due

VIZIO DEL GIOCO D'AZZARDO, HA PROVATO UN ITALIANO SU DUE
Fino a un milione e 300 mila i casi di persone affette da una vera e propria dipendenza ma in cura ne risultano appena 12mila
 

Gratta e vinci, lotterie, scommesse, macchinette, poker online: l’occasione per tentare la fortuna è a ogni angolo, dalle metropoli ai borghi più sperduti, fuori e dentro le mura di casa. E più di un italiano su due, secondo le rilevazioni più recenti, ha giocato d’azzardo almeno una volta in un anno: quasi 24 milioni di persone. Ma quando un passatempo saltuario si trasforma in vera e propria “febbre”, cominciano i problemi. Nel Belpaese non sono pochi ad aver sperimentato questa escalation.


Così la caccia alla fortuna può rovinare l’esistenza. Intervista con Simone Feder, responsabile del settore dipendenze della Casa del giovane di Pavia: «Purtroppo questa dipendenza non rientra fra quelle riconosciute e tutto si complica. In più il giocatore mente a se stesso e a chi gli sta vicino per non farsi aiutare…»


Le stime del fenomeno non sono precise, perché non esistono ancora studi nazionali esaustivi sull’argomento. Nelle indagini disponibili la forbice è ampia: la percentuale di giocatori d’azzardo inquadrati come problematici oscilla da 1,3 a 3,8% della popolazione tra 18 e 74 anni, cioè un numero variabile da 760 mila a oltre 2,2 milioni di connazionali. Mentre i giocatori patologici (ludopatici conclamati) potrebbero arrivare, sempre secondo le stime, fino a quota 1,3 milioni (il range varia dallo 0,5 al 2,2%).


«Uno degli studi ritenuti più attendibili, inserito nell’ultima relazione al Parlamento, inquadra circa 850 mila persone tra i 15 e i 64 anni nella categoria dei giocatori problematici», spiega Pietro Malara, della direzione generale Prevenzione sanitaria del ministero della Salute.


Uomini e donne stretti nella morsa della ludopatia che, accecati dall’illusione di poter sfuggire alla dura legge della statistica, si ritrovano indebitati fino al collo, senza più un lavoro, i cocci di una vita da rimettere insieme. Contro il gioco d’azzardo patologico, infatti, si infrangono famiglie intere, avverte l’esperto che al ministero dirige l’ufficio che si occupa tra le altre cose di dipendenze.


«Al 2015 risultano in cura nei servizi 12.376 persone», riferisce Malara. Giocatori che hanno deciso di chiedere aiuto. Ma sono molti di più quelli che avrebbero bisogno di trattamenti e non escono allo scoperto. «Potrebbero arrivare a circa 500-600 mila. Ma è difficile ammettere di avere una dipendenza», assicura. Prendere coscienza del problema prima che sia troppo tardi, trovare la forza di uscire dal tunnel, iniziando una terapia che richiede almeno tra i quattro e gli otto mesi.


Il gioco d’azzardo patologico colpisce a ogni età. Ma a preoccupare sono soprattutto i giovani, «più fragili nel controllo degli impulsi», prosegue Malara. Nella fascia 16-24 si registra un picco. Fra gli studenti ci sono assidui frequentatori di sale da gioco. Ma non sono solo le slot machine il problema: «I ragazzi sono molto attratti dalle piattaforme online. Basta un telefonino e si possono giocare soldi e il fenomeno è difficile da controllare». Nella trappola dell’ossessione da gratta e vinci, lotto e bingo cadono anche molte donne di mezza età, e fra le fasce problematiche non mancano neppure anziani e pensionati.


«Il fenomeno è andato crescendo negli ultimi anni, anche per la maggiore disponibilità dei punti di gioco», fa notare l'esperto. L’online ha fatto da amplificatore. Le occasioni nel mondo virtuale si moltiplicano, il computer porta il gioco a domicilio, a portata di click. Sull’onda della crisi, in molti sono caduti nella rete della ludopatia, alla ricerca di ’soldi facilì. «Perché il gioco viene visto di frequente come risposta ai problemi di vita», osserva. «Il balzo in avanti c’è stato prima del 2010. E ora l’andamento del gioco d’azzardo sembra essersi stabilizzato, anche per l’avvio di campagne di sensibilizzazione sui rischi».


Il campanello d’allarme scatta in presenza di un comportamento compulsivo, il meccanismo psicologico è lo stesso delle dipendenze da sostanze, ma sostenuto dall’azione ripetitiva che tiene incollato il giocatore. In genere il ludopatico «ha una stima esagerata di se stesso, è convinto di poter padroneggiare la situazione con facilità», rileva Malara. E intanto il valore della giocata si alza.


(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://messaggeroveneto.gelocal.it/italia-mondo/2015/10/01/news/vizio-del-gioco-ha-provato-un-italiano-su-due-1.12187870?fsp=2.2329


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)