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News di Alcologia

I miei 30 anni da alcolista: parla un A.A.

I miei 30 anni da alcolista: parla un A.A.

«I miei 30 anni da alcolista»

 

In Irlanda, le etichette sulle bottiglie dei distillati mettono in guardia sui rischi dell’alcolismo. E, forse, immagini choc o avvertimenti allarmanti, sulla linea di quelli già stampati sui pacchetti di sigarette, potrebbero comparire anche nel resto dell’Europa, sulle confezioni dei superalcolici.

La Commissione europea ha spiegato che le politiche comunitarie metteranno in campo «altri mezzi» per chi è dipendente dall’alcol. All’«inizio 2017», come ha spiegato il commissario per la Salute e la sicurezza alimentare, Vytenis Andriukaitis, sarà presentata la proposta per «migliorare l’etichettatura»: non solo ingredienti e calorie, ma anche altri avvisi espliciti, perché «chi tende a ubriacarsi non cambierà abitudini per l’indicazione di calorie in etichetta».

Ma un alcolista anonimo, che ha vinto la sua dipendenza dall’alcol, ci ha spiegato che non è bastata la consapevolezza dei pericoli per la salute a farlo smettere: per lui la terapia più efficace è stata il dialogo con chi aveva vissuto ed era riuscito a lasciarsi alle spalle la sua stessa esperienza.

«Se non fosse stato per le lacrime di mia moglie e per la caparbietà del mio medico, non mi sarei salvato all’alcol. Ne ero dipendente da quando avevo 20 anni, e lo sono stato per una trentina. All’inizio la bottiglia era stata una piacevole compagna di viaggio: bevevo con gli amici, durante il fine settimana. L’alcol mi aiutava a vincere la timidezza e a risultare più brillante, in società e con le donne. Il mio fisico reggeva bene.

Poi l’alcol è diventato il rifugio dove nascondevo i miei problemi. Avevo un’ambizione sfrenata, sul lavoro: mi proponevo obiettivi irraggiungibili, e se non li raggiungevo mi sentivo profondamente deluso. Bere mi aiutava. E quando la bottiglia ha cominciato a dominarmi, sono diventato un alcolista. Non importa quanto e cosa bevi, ma quello che ti succede quando hai bevuto: è alcolismo quando non si riesce a smettere, quando il primo bicchiere tira il secondo, e così avanti. Senza riuscire a scegliere. È come un fiammifero lanciato sulla benzina.

Da giovane avevo una tolleranza fisica elevata, ma a mano a mano che passavano gli anni, meno alcol produceva lo stesso effetto. Lavoravo ancora, ma è facile immaginare come. Ho iniziato a collezionare fallimenti. Spaccavo macchine, sprecavo denaro, mettevo a rischio la relazione con la mia famiglia. E non ascoltavo quelli che provavano a consigliarmi di darmi una regolata: mi alteravo, non sopportavo le loro parole.

L’alcol mi serviva per superare l’ansia, la timidezza e le frustrazioni, ma all’alcol delegavo anche i momenti che potevano essere felici: se andavo a una festa, se celebravo una ricorrenza, se partecipavo a un matrimonio prendevo in mano il bicchiere e non lo mollavo più.

Mia moglie è stata l’ancora di salvezza. Ha sopportato tutti i dolori che le ho dato, e con una resistenza eroica è rimasta con me. Ha parlato al mio medico, che ha provato a farmi ragionare. Io negavo e lui mi ha messo alle strette prescrivendomi una serie di esami: i valori del fegato erano tutti alterati. “E’ il caso che si faccia aiutare”, mi ha detto.

Così, nel 2000, sono entrato nella Alcolisti Anonimi, e da quella sera non ho più bevuto. Ho capito che cosa mi stava succedendo, grazie alle persone del gruppo. Sapevano di che cosa stavano parlando, avevano provato loro stessi, avevano esperienza.

Ho capito che il mio non era un vizio: il vizio dà piacere e si riesce a controllare, invece quella che mi stava distruggendo era una dipendenza. Mi hanno proposto di rimanere senza bere per 24 ore, nulla di più: una sfida che potevo superare con la forza di volontà. Accettai, pensando: “Domani faccio quello che voglio”. E invece ho resistito ancora, e ancora. Non programmi a lunga scadenza, ma obiettivi giornalieri: il gruppo mi proponeva soluzioni che si rivelavano efficaci, era come una palestra che mi dava la carica, e la condivisione mi aiutava a raggiungere, senza bere, i giorni successivi.

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://www.vanityfair.it/news/storie/16/10/04/alcolisti-anonimi-immagini-scritte-choc-bottiglie-alcolici-unione-europea-testimonianza

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)