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News di Alcologia

I pony express dell’alcol che portano le bottiglie nelle piazze della festa

I pony express dell’alcol che portano le bottiglie nelle piazze della festa

I pony express dell’alcol che portano le bottiglie nelle piazze della festa

Inventarsi un business (abusivo) per mantenersi agli studi
BERNARDO BASILICI MENINI
 
 

La Gig economy, ma all’ennesima potenza. Mantenersi, del tutto o in parte, con dei lavoretti saltuari, con contratti flessibili, fatti di prestazioni più che di continuità. Ecco, se ci si mette dentro anche l’imprenditorialità e la zona grigia della vendita abusiva di alcolici, arriviamo alla storia dei due alcol riders di Torino. Due ragazzi che girano le piazze di tutta la città, vendendo «chupito» alle persone che le frequentano. I nomi non li vogliono dire, sanno a cosa andrebbero incontro, perciò usano i loro alias: Luca e Controsenso, rispettivamente 20 e 23 anni.   

«La cosa è molto semplice: compriamo bottiglie di amari o superalcolici, e poi ci mettiamo a girare la città in bici – raccontavano lo scorso venerdì sera in una nota piazza del centro – Chiediamo alle persone se vogliono uno “shottino” e glielo vendiamo a un euro». Insieme a questo, una parte più professionale, fatta di ordini e consegne. «Abbiamo un profilo Instagram e chi ha bisogno ci contatta lì. A quel punto si comincia a pedalare e lo raggiungiamo. Qualche giorno fa siamo arrivati fino alle Vallette, da dove un gruppo di ragazzi ci aveva chiamato». E quanto si guadagna a fare gli alcol rider? «Abbiamo cominciato un mese fa e per ora abbiamo tirato su 800 euro. Lavoriamo tutti i giorni a parte il lunedì, che in giro non c’è nessuno. Se la serata va bene arriviamo a 70 euro e difficilmente scendiamo sotto i 30. Poi a volte abbiamo fortuna, come una volta che con un singolo ordine ne abbiamo fatti venti». 

Tirare a campare  

Soldi che servono per mantenersi qualche attività, o camparci in toto. Luca, infatti, è uno studente universitario e ci paga i costi accademici e quelli della vita, mentre Controsenso, diplomato come operatore sociosanitario, li usa per vivere, visto che è disoccupato. Certo, lavorare nell’illegalità rende tutto più difficile. «Due volte ci hanno aggrediti per rubarci le bici, e in quei casi mica puoi chiamare la polizia tanto alla leggera» spiegano ancora. Perché un gioco del genere, se ti beccano, costa caro, visto che si parla almeno di vendita di alcolici senza licenza, ripetuta e reiterata in tutti i modi possibili. Ma per ora «l’azienda» va avanti.  

“Come una start-up”  

«Siamo come una start-up, senza concorrenza, quindi si lavora bene. Abbiamo cominciato con una bottiglia di vodka: l’abbiamo pagata otto euro e ne abbiamo tirati su quasi trenta. Poi ci siamo dati un’organizzazione migliore, visto che la maggior parte di quello che guadagniamo lo investiamo per comprare altre bottiglie, per avere scorta e varietà». E sulla questione etica e morale, non hanno dubbi: «In qualunque evento di questa città ci sono i venditori abusivi di birre, che fanno questo lavoro da mesi. A noi i soldi sono necessari per vivere, e poi i nostri clienti sono soddisfatti, che è la cosa più importante». 

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: https://www.lastampa.it/2018/09/16/cronaca/i-pony-express-dellalcol-che-portano-le-bottiglie-nelle-piazze-della-festa-s2115yWFEuQDAEcGoOBx0J/pagina.html

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)