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Intossicazioni da alcol, l’8% degli accessi al Pronto Soccorso riguarda i minorenni

Intossicazioni da alcol, l’8% degli accessi al Pronto Soccorso riguarda i minorenni

Intossicazioni da alcol, l’8% degli accessi al Pronto Soccorso riguarda i minorenni

 

BERE MOLTO in un colpo solo: è il cosiddetto fenomeno del binge drinking, cioè bere per ubriacarsi, che, secondo i dati del ministero della Salute, nel 2016 ha riguardato il 17% dei giovani tra i 18 e i 24 anni e più del 3% dei giovanissimi, cioè i minorenni tra gli 11 e i 17 anni. Per loro, secondo la legge e le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’alcol dovrebbe essere del tutto vietato, eppure è proprio tra i giovani che il numero dei consumatori occasionali cresce sempre più rispetto alla media e, tra i comportamenti a rischio, il binge drinking rappresenta l’abitudine più diffusa e consolidata.

Nel 2016 sono stati più di 40.000 gli accessi in Pronto soccorso con una diagnosi attribuibile all’alcol. E i minorenni rappresentano l’8%: quasi 2000 ragazzi e 1500 ragazze con meno di 17 anni sono finiti in pronto soccorso per intossicazione acuta alcolica. In altre parole, ogni 100.000 abitanti ricorrono al pronto soccorso circa 37 ragazzi e 29 ragazze sotto i 17 anni. Per questo, la Società Italiana di alcologia (Sia) ha deciso di scrivere un articolo – pubblicato su Internal and Emergency Medicine – che indichi il modo di affrontare in maniera appropriata i casi di intossicazione alcolica acuta e i casi di sindrome da astinenza. “Si tratta di due condizioni sicuramente diverse, ma entrambe richiedono sempre una supervisione da parte del personale sanitario”, afferma Emanuele Scafato, Direttore dell’osservatorio nazionale alcol presso l’Istituto superiore di Sanità. Le fasce di popolazione più a rischio sono quelle dei 16-17enni, che non dovrebbero consumare bevande alcoliche e quella dei “giovani anziani” (65-75 anni).

• L’ORGANISMO DEGLI ADOLESCENTI NON È IN GRADO DI METABOLIZZARE L’ALCOL
“Assumere in poco tempo una quantità eccessiva di alcol, parliamo di 5-6 drink pari a oltre 60 grammi di alcol – precisa Scafato –  porta a una intossicazione acuta alcolica che, in alcuni casi, può causare insufficienza respiratoria, coma etilico e morte”. E sono proprio i giovani e i giovanissimi i più esposti a questi rischi: “il motivo – spiega l’esperto – è che il loro organismo non è ancora in grado di metabolizzare l’alcol. Fino ai 21 anni, il sistema enzimatico non è efficiente come quello di un adulto e, quindi, anche piccole quantità di alcol possono facilmente determinare un’elevata intossicazione alcolica. Il problema principale – continua Scafato – è che spesso non ci si rivolge ai medici, ma gli amici o i genitori cercano di risolvere da soli la situazione”. Per questo, i dati ufficiali non sono che una sottostima e dovrebbero richiamare l’attenzione verso un problema che tende a crescere sempre più. “L’alcol, infatti, per i giovani fino a 29 anni è la prima causa di morte in Italia, soprattutto per quanto riguarda la guida in stato di ebbrezza”, ricorda Scafato.

• NON BISOGNA SOTTOVALUTARE IL PROBLEMA
Molto spesso il problema non viene identificato come urgente e si cerca di affrontarlo in maniera privata senza ricorrere al medico. “Per esempio – dice Scafato – è frequente far bere alla persona ubriaca molto caffè. Bisogna, però, capire che la caffeina può ridurre il rischio di insufficienza respiratoria dato che agisce direttamente a livello cerebrale, ma questo non significa che l’intossicazione alcolica scompare”. Il nostro fegato è in grado di metabolizzare 6 grammi di alcol in un’ora; considerando che in un drink ce ne sono circa 12, sono necessarie circa 2-3 ore. “Se il ragazzo beve, quindi, 6 drink, ci vorrebbero circa 18 ore. Ma – spiega l’esperto – se si beve in poco tempo e la persona raggiunge la fase di intossicazione, ovviamente bisogna intervenire subito, perché il rischio è l’insufficienza respiratoria”. Sicuramente consumare alcol a stomaco pieno dimezza l’alcolemia e “un consiglio è guardare sempre le tabelle, presenti in tutti i locali che vendono alcol, che indicano la quantità di alcol che si può bere in base al peso, al sesso e se si è a stomaco pieno o vuoto”, suggerisce Scafato. Inoltre, bisogna tenere a mente che la donna ha un sistema metabolico con un’efficienza del 50% inferiore rispetto all’uomo.

• COME TRATTARE L’INTOSSICAZIONE
L’articolo della Società Italiana di alcologia ha un obiettivo preciso: indicare delle linee guida per garantire un trattamento omogeneo su tutto il territorio perché, spiega Scafato, “l’intossicazione alcolica viene trattata in maniera variegata nei diversi centri, mentre è necessario evidenziare i principi di una buona pratica clinica, proprio per l’elevata frequenza con cui i giovani, ma anche gli adulti, arrivano in pronto soccorso”. È rilevante che tra i minorenni, cioè nella fascia di età 11-17 anni, circa il 20% presenta un comportamento a rischio, e tra i 18-24 anni circa il 65%. La finalità principale del documento della Sia è evitare che la persona ubriaca raggiunga livelli di intossicazione tali da provocare un’insufficienza respiratoria. È, infatti, fondamentale distinguere i casi di intossicazione degli adolescenti e degli adulti perché cambia anche l’approccio terapeutico. E questo è un punto bene evidenziato dalla Sia. “Mentre per l’intossicazione alcolica acuta di un soggetto adulto è utile il trattamento farmacologico, perché l’uso dell’anti-ossidante metadoxina, in somministrazione endovenosa, può indurre una rapida risoluzione della sintomatologia, per i ragazzi tale molecola non ha ancora un uso basato su principi validati di buona pratica clinica”, afferma Scafato. Cosa bisogna fare, quindi, in questi casi? “È consigliato il monitoraggio con eventuale correzione dell’ipoglicemia e dell’ipotermia – spiega l’esperto – Importante è l’idratazione, forzare la diuresi e, in alcuni casi, indurre il vomito proprio per ridurre i livelli di alcol nel sangue”.

• LA DIPENDENZA DA ALCOL
Quando l’uso di bevande alcoliche non si limita all’intossicazione di una serata, ma diventa un’abitudine cronicamente protratta nel tempo, il bere può trasformarsi in un uso problematico e non controllabile di questa sostanza, portando quello che il Manuale diagnostico e statistico di malattie psichiatriche (Dsm) definisce “Disordine da uso di alcol (Dua)”. Circa il 50% dei soggetti affetti da Dua, quando riducono o sospendono improvvisamente l’uso di bevande alcoliche, può sviluppare una sindrome da astinenza da alcol (Saa). A volte si possono sviluppare anche delle complicanze, di solito convulsioni e delirium tremens, cioè condizioni che possono mettere a rischio immediato la vita.

• LA SINDROME DA ASTINENZA
“Anche in questo caso – spiega Scafato – è fondamentale seguire delle precise indicazioni per intervenire in modo efficace. Molto spesso, infatti, la crisi di astinenza viene fraintesa da parte di chi la osserva e tra i medici è ancora scarsa la capacità d’identificare e, quindi, intervenire e trattare adeguatamente questa condizione”.

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: https://www.onemorething.it/intossicazioni-da-alcol-l8-degli-accessi-al-pronto-soccorso-riguarda-i-minorenni/

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)