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News di Alcologia

La mia dipendenza ha le radici in quando ero una bambina solo apparentemente felice...

La mia dipendenza ha le radici in quando ero una bambina solo apparentemente felice...

La mia dipendenza ha le radici in quando ero una bambina solo apparentemente felice... avevo tutto ma mi mancava...

 

Fino a qualche anno fa non sarei stata capace di riportare dei ricordi della mia infanzia, è stato solo grazie al grande lavoro svolto con il mio psicanalista che ho potuto ricordare e scoprire più dettagli su di me.
Mia madre e mio padre appartenevano ed appartengono alla classe borghese medio alta, condizione che personalmente ho sempre considerato decisamente limitante per me.
Essendo mio padre un uomo d'affari spesso io e mia madre rimanevamo a casa da sole. Ho sempre sentito molte aspettative da parte sua, ha sempre voluto il meglio per me, ma solo adesso lo capisco, perché da piccola vedevo tutte quelle aspettative come macigni che mi gravavano sulle spalle. Proprio per colmare tutte quelle aspettative ero la più brava di tutta la scuola, ero addirittura più avanti dei bambini più grandi di me. La tendenza ad essere la migliore della scuola e il mio aspetto fisico mi rendevano del tutto impopolare: apparecchio ai denti, occhiali, atteggiamento arrogante per nascondere la mia estrema timidezza... insomma un disastro! Ricordo perfettamente di aver scovato un rifugio perfetto per tutti quei difetti che mi rendevano allo stesso tempo la migliore e la peggiore della scuola: la lettura. Divoravo un libro dietro l'altro, ogni cosa andava bene e nonostante la mia giovane età potevo dire di aver già affrontato dei mostri sacri della letteratura come Pirandello e Pascal. Un episodio in particolare è rimasto impresso nella mia memoria, dopo averlo riscoperto. Era il mio compleanno, non ricordo esattamente quale, mia madre ordinò due torte bellissime, comprò coca-cola ed aranciata in quantità e mi disse di invitare tutte le mie compagne di classe. Naturalmente, senza dirlo alla mamma, feci una cernita di chi intendevo avere alla mia festa. Ricordo che le mie compagne erano eccitatissime nel giocare nel giardino enorme della mia casa e io lanciavo loro occhiate fugaci da dietro i miei occhiali spessi mentre, seduta su un muretto, leggevo il mio immancabile tomo. Ricordo bene quanto mi pesasse non avere un'amica del cuore, un ulteriore fattore che mi rendeva diversa da tutte le altre, ad essere sincera non ero affezionata a nessuno in modo particolare, fattore alimentato anche dal fatto che mia madre mi impedisse puntualmente di uscire di casa da sola. Nonostante tutto a casa indossavo sempre la mia bella mascherina di felicità che rendeva tanto contenta la mia mamma fiera sognatrice della "Famiglia del Mulino Bianco". Sapevo quanto contasse per lei indossavo quella maschera solamente per renderla felice. Solo ora, a fronte di questo ennesimo tentativo di riprendere in mano la mia vita, mi rendo conto di quanto mi sono negata alla bellezza del mondo.