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La ricaduta: osservazioni dal mondo dei CAT

La ricaduta: osservazioni dal mondo dei CAT

LA RICADUTA NEI CLUB DEGLI ALCOLISTI


Il termine ricaduta deriva dal latino «recidere» ovvero ricadere, da cui «recidivus» a indicare colui che ricade.

Sin dall’antichità, nelle diverse culture indiana, egizia, greca e romana, «recidere» era considerato un deplorevole reato e il «recidivus» un malato inguaribile da eliminare anche fisicamente onde evitare il possibile contagio della collettività.

Il diritto romano aveva altresì escogitato il marchio o stigma, che veniva applicato sulla fronte del recidivo per la facile individuazione dello stesso, in sostanza una sorta di casellario giudiziale animato.
Anche il diritto canonico puniva con maggiore severità chi ricadeva nello stesso reato, ovvero chi perseverava in comportamenti vietati di carattere morale e nel disprezzo delle regole stabilite.

Più tardi, nel corso del XIX secolo, si fece strada il concetto di pericolosità sociale e i cosiddetti delinquenti, tra i quali erano inclusi i folli e «gli abusatori di liquori alcolici» (M. Foucault, Storia della follia, Milano, Rizzoli, 1984), divennero «degenerati ereditari»: «I beoni abituali sono immorali e
generatori di figli pazzi o delinquenti con precoci libidini», recidivi cronici per definizione, affermava il medico italiano Marco Ezechia Lombroso, detto Cesare (C. Lombroso, L’uomo delinquente, Milano, Hoepli, 1876); essi, inoltre, rivestirono un ruolo di primo piano nelle categorizzazioni della nascente antropologia criminale.

Va anche ricordato che l’associazione Alcolisti Anonimi deve indirettamente la propria origine ad una ricaduta (positiva) di uno dei suoi soci fondatori, oltre che al celebre psicoanalista Carl Gustav Jung (NdR Questa vicenda poco nota è stata chiarita dalla recente pubblicazione di uno scambio di lettere tra uno dei cofondatori dell’Alcolisti Anonimi e Jung.

Attorno al 1931 H. Roland si rivolse a Jung per i suoi problemi di alcol, che lo sottopose a psicoterapia per circa un anno. H. Roland però ebbe subito dopo una ricaduta. Ritornò da Jung che con franchezza gli disse che un ulteriore trattamento medico o psichiatrico non avrebbe avuto con lui speranze di successo.

H. Roland gli chiese se poteva sperare in qualche altro rimedio, e Jung gli rispose che lo poteva solo a patto che fosse capace di compiere personalmente un’esperienza spirituale o religiosa, dalla quale trarre motivazioni completamente nuove per la propria vita. H. Roland divenne membro dell’Oxford Group, nel quale ebbe l’esperienza religiosa della propria conversione; si liberò quindi della propria coazione al bere e si dedicò all’aiuto di altri alcolisti.

Uno di essi, Eddy, seguì il suo esempio, si unì all’Oxford Group e riuscì anch’egli a liberarsi della sua coazione al bere.

Nel novembre 1934 Eddy fece visita all’amico Bill, il cui caso era considerato senza speranze, e gli riferì la propria esperienza.

Bill in seguito ebbe un’esperienza religiosa e la visione di una società di alcolisti che trasmettevano l’uno all’altro la propria esperienza. Eddy e Bill fondarono poi la Society of Alcoholics Anonymous, il cui successivo sviluppo è noto – H.F. Ellenberger, La scoperta dell’inconscio, Torino, Boringhieri,
1976).

Ancora intriso di contenuti moralistici, il termine ricaduta è oggi correntemente utilizzato per intendere il ripresentarsi dei sintomi di una malattia cronica ovvero il fatto del ripetersi, a distanza variabile di tempo, o di una determinata manifestazione morbosa o di un’intera sindrome.
Limitatamente ai problemi alcol correlati, se questi fossero l’espressione di una patologia in cui l’assunzione di bevande alcoliche fosse il sintomo principe, la ricaduta nei club degli alcolisti dovrebbe riferirsi unicamente al ritorno al bere dopo un periodo più o meno lungo di astensione assoluta.

Questa sarebbe l’interpretazione più agevole che ridurrebbe ad un parametro facilmente quantificabile (il bere) la complessità di un fenomeno (i problemi alcol correlati), trascurando le variabili interconnesse allo stesso (individuali, familiari, sociali, culturali, antropo spirituali, somatiche)
che concorrono alla sua insorgenza, sviluppo, consolidamento e risoluzione.
L’approccio ecologico sociale ai problemi alcol correlati e complessi, ideato e sviluppato dall’autore di questo Manuale di alcologia, Vladimir Hudolin, al contrario, non si ferma alla semplice osservazione dei problemi alcolcorrelati, ricaduta compresa; si spinge invece, ispirato dalla teoria generale dei sistemi del biologo austriaco Ludwig von Bertalanffy (L. von Bertalanffy, General Systems Theory, New York, Brasiller, 1968), verso una concezione sistemica degli stessi che, per definizione, deve includere il concetto di complessità.

«Un metodo non è valido se non include la complessità», scriveva il celebre sociologo francese Edgar Morin (Introduzione al pensiero complesso, Milano, Sperling & Kupfer, 1993) e in questo senso Hudolin concepì il suo approccio intendendolo come un atteggiamento mentale che
deve contemplare la non fissità delle osservazioni, un metodo che deve aiutare a pensare la complessità del reale e che contenga la necessaria elasticità a inventarsi e reinventarsi continuamente.

La ricaduta nei club degli alcolisti, così contestualizzata, non può essere ridotta quindi al semplice significato del ritorno al bere, retaggio di una visione moralistica dei problemi alcol correlati, ma va affrontata con la riflessione, condivisione, accoglienza e ridefinizione in positivo delle difficoltà che caratterizzano il lavoro del Club Alcologico Territoriale.

Si tratta di una descrizione del fenomeno in cui Hudolin sollecita i lettori a spaziare nella complessità estendendo un evento, classicamente e semplicisticamente riferito all’atto del bere, al piano dell’interdipendenza, con particolare riferimento alle caratteristiche bio-psico-sociologiche
individuali, quelle delle inter relazioni con la famiglia, il Club, il servitore-insegnante, la comunità locale e le associazioni dei Club.

È di conseguenza impossibile una trattazione separata della ricaduta del singolo, perché il singolo e la sua famiglia vanno intesi in un flusso di cambiamenti che si attua per stati successivi di stabilizzazione, battute d’arresto e ristabilizzazioni (Morin, cit., 1993) (NdR «Scorrimento», «flusso»,
ed «equilibrio» sono i componenti della parola tedesca «Fliessgleichgewicht» (equilibrio di flusso) la cui nozione bertalanffiana è il concetto sistemico più importante, fra quelli offerti dallo scienziato austriaco, in vista della sua utilità per comprendere la formazione e il funzionamento di sistemi
nell’area psicosociale (W. Gray, J. Duhl e N.D. Rizzo, Teoria generale dei sistemi e psichiatria, Milano, Feltrinelli, 1978).

Le ricadute nei club degli alcolisti, siano secche o bagnate, dell’individuo, della famiglia, del servitore-insegnante, del Club, delle Associazioni dei Club o della Comunità locale sono per così dire normali, eppure spesso causa di abbandono del lavoro nel Club, particolarmente quando esse non trovano nello stesso l’accoglienza e la comprensione del significato che Hudolin attribuisce alla ricaduta stessa, ovvero quello di un momento di passaggio e di trasformazione che può essere riassunto in un’unica significativa frase: «…chi non rischia mai di cadere, non saprà mai camminare né volare» (D. MeuroisGivaudan, I primi insegnamenti del Cristo, Torino, Amrita, 2007).

Va da sé che, quali ne siano le cause o le situazioni predisponenti, esse devono, con la frequenza e il lavoro nel Club, potersi svuotare dei contenuti dolorosi per cambiare la prospettiva finale di questa sofferenza multidimensionale che non deve più apparire aggravata dal sufficiente giudizio:
«una volta alcolisti, alcolisti per sempre», bensì essere fonte di ricerca di nuove fasi di crescita e cambiamento continui.

È chiaro così che la ricaduta nei club degli alcolisti reale e grave non è il ritorno al bere o le fisiologiche crisi familiari o del Club o del servitore-insegnante, peraltro superabilissime, ma l’abbandono di un percorso, quello del lavoro nel Club, che rappresenta la vera perdita di risorse o capitale sociale, in prospettiva
spendibile nella comunità per la protezione e promozione della salute di tutti (G. Carcangiu e Vl. la ricaduta nei club degli alcolisti

Hudolin, Storia di una rivoluzione scientifica, Cagliari, Teoremauno, 2014).

L’approccio ecologico sociale ai problemi alcolcorrelati e complessi tende al miglioramento della qualità della vita dell’uomo nella comunità e in primo luogo alla libertà, compresa quella di ricadere e risollevarsi in un percorso che possa essere caratterizzato da una certa positività
nonostante la sua fisiologica incertezza: «il cammino non esiste, ma si costruisce camminando» (Morin, cit. 1993).

Per concludere questa breve introduzione è importante e doveroso che il termine «ricaduta», così come suggerì Hudolin in occasione del corso sul tema tenutosi a Portogruaro nel marzo del 1992 (G. Carcangiu, La ricaduta, Ruolo del Club e del servitore-insegnante, Cagliari, Teoremauno,
2005), debba cominciare a essere svuotato dai soli contenuti dolorosi e angoscianti per essere utilizzato con una nuova energia positiva foriera di speranze e aspettative favorevoli per il cambiamento e la crescita di ciascuno e di tutti.

4.4.b Capitolo quarto di Vladimir Hudolin Considerazioni generali.

Per ricaduta si intende in genere un aggravamento o un nuovo episodio di una malattia. Quando si parla di alcolismo, per ricaduta si intende di solito il ritorno al bere. Se per alcolismo si intende invece un determinato modello comportamentale, in questo caso la ricaduta dovrebbe essere intesa
come il ritorno a quel modello comportamentale che era presente prima di iniziare il trattamento.

Con l’astinenza e la frequenza al Club il comportamento cambia (NdR Con l’astensione dalle bevande alcoliche comincia nella frequenza del Club il percorso di cambiamento dello stile di vita che porta alla sobrietà). Quindi la ricaduta può anche intendersi come il ritorno al vecchio stile di
vita, sia che si riprenda o che non si riprenda a bere.

Anche il ritorno al bere moderato o ad un comportamento esistente prima del trattamento da parte dei familiari sta a significare una ricaduta. I familiari all’inizio del trattamento smettono di bere e iniziano un nuovo tipo di comportamento; in seguito può succedere che, in presenza di una
situazione di crisi o anche senza di questa, riprendano a bere o a comportarsi come prima.

È quella che si definisce ricaduta familiare o di un membro della famiglia. Il ritorno al precedente modello comportamentale costituisce sempre una ricaduta, anche se nella famiglia non si è ripreso a bere.
Tutti questi tipi di ricadute provocano situazioni di crisi negli alcolisti, nelle loro famiglie e nei Club.

Talvolta né il Club, né l’operatore riescono a capire quello che sta succedendo e assumono un atteggiamento aggressivo verso la famiglia o verso l’alcolista che è ricaduto (NdR Leggi servitore insegnante: tale terminologia fu introdotta da Hudolin nel corso dei congressi sulla spiritualità antropologica di Assisi del 1994 e del 1996 (A. Tosi, Evoluzione da terapeuta a servitore-insegnante nel Metodo Hudolin, Arezzo, Scuola Nazionale di Perfezionamento in Alcologia, 1999).
Così facendo però provocano soltanto ulteriori difficoltà. L’aggressività è particolarmente pericolosa quando è rivolta verso la persona che ha ripreso a bere e quando i membri del Club parteggiano per una parte della famiglia.

Per tutti questi motivi la ricaduta nei club degli alcolisti viene considerata una evenienza dolorosa e purtroppo molto frequente. Spesso, dopo l’iniziale astinenza, l’alcolista può ricadere. Per questo motivo, molti operatori sanitari rifiutano il trattamento degli alcolisti.

La ricaduta nei club degli alcolisti però non ha solo e sempre significato negativo. Essa può, ad esempio, mobilitare le forze latenti dello stesso alcolista, della sua famiglia, del Club, dell’operatore e della comunità; dopo una ricaduta si può avere un trattamento più intensivo e un cambiamento comportamentale più
accelerato.

La ricaduta nei club degli alcolisti è spesso considerata identica in tutte le situazioni; ma tra le ricadute esistono tante differenze quante sono le differenze fra gli alcolisti, fra le loro famiglie, fra i Club. Qualche volta la ricaduta è molto chiara, semplice, comprensibile; altre volte sarà molto difficile da comprendere e da accettare (Aubrion et coll., 1988).

Come abbiamo detto, a volte la ricaduta nei club degli alcolisti può rappresentare un elemento positivo nell’attivazione dell’intero Club. Se un fenomeno così tipico e per certi versi normale come la ricaduta non si manifesta, bisogna cominciare a dubitare dell’efficacia del lavoro nel Club. Può essere che ci troviamo in presenza di un Club chiuso, dove si incontrano un gruppo di vecchi astinenti, spesso alienati dalla società, i quali evitano di accogliere nuovi membri, anche per il timore che il Club venga diviso. In alcuni casi il Club non desidera occuparsi delle famiglie con frequenti ricadute, oppure considera chi ha ricadute un membro passivo a cui non vale la pena offrire appoggi.

Quando questo succede è bene dividere immediatamente il Club, senza badare al numero dei suoi membri, e inserire in ognuno dei nuovi Club quelli che ricadono spesso.

La situazione può essere risolta anche con una supervisione adeguata. Se si considera positivo e importante, nel trattamento degli alcolisti, ottenere una astinenza completa e duratura, ogni assunzione di bevanda alcolica, anche minima, dovrebbe essere
considerata una ricaduta.

I comportamentisti, al contrario, sono dell’opinione che l’obiettivo sia quello di dare la possibilità all’alcolista di bere moderatamente; ciò significa non considerare ogni consumo di alcolici, anche minimo, una ricaduta. Essi affermano che è possibile che l’alcolista ritorni al bere moderato. Ulteriori
indagini hanno dimostrato che questo invece non è assolutamente possibile (Ewing A.J., 1977).

Quello che rende tipico l’alcolista è appunto l’impossibilità di poter controllare il proprio bere; ragion per cui ogni consumo di alcolici deve essere considerato una ricaduta. La ricaduta può verificarsi molto presto, già nel corso della fase iniziale del trattamento o immediatamente dopo, oppure anche in qualsiasi momento successivo. Le ricadute, dopo quattro, cinque, dieci e più anni di astinenza, non sono cosa rara.

Per questo vale la regola che il trattamento nel Club dovrebbe durare almeno 10 anni; anche dopol’alcolista dovrebbe frequentare il Club, sia pure con ruoli e funzioni in parte diversi (NdR La durata della frequenza al Club è determinata dalla scelta delle famiglie di partecipare ai programmi
alcologici territoriali come cittadini attivi nel proteggere la salute nella comunità, per cui la partecipazione al Club è auspicabile che duri «sino ai fiori», per citare una celebre affermazione di Hudolin.

Il limite dei 10 anni stabilito al Congresso dei Club di Treviso (1988) verrà successivamente superato da Hudolin nel senso detto sopra).

È difficile, secondo una certa logica, dire che il trattamento si può concludere con il miglioramento dell’alcolista e della sua famiglia. Nel corso del trattamento, alcuni disturbi fisici e psichici dell’alcolista possono attenuarsi o anche sparire; ciò però non ha alcun nesso con il problema fondamentale, che resta l’alcolismo e la sua evoluzione.

Ad esempio, dopo alcuni giorni di cura, il quadro clinico del delirium tremens si risolve positivamente; questo non vuol dire però che il problema di fondo, che è il rapporto del singolo con l’alcol, sia mutato. Allo stesso modo, il ritorno alla sobrietà dell’alcolista non significa automaticamente la sua «guarigione».

La ricaduta nei club degli alcolisti può avvenire a causa delle caratteristiche dell’alcolista o delle influenze dell’ambiente sociale: a) Caratteristiche dell’alcolista. L’alcolista, quasi sempre, chiede di iniziare il trattamento sotto la spinta di qualche problema psichico, fisico, familiare, o lavorativo, o magari per ordine del tribunale o della polizia. Nemmeno nei casi in cui l’alcolista si presenta volontariamente si può parlare di decisione volontaria nel vero senso della parola.

Quando l’alcolista decide di iniziare il trattamento di solito sono già presenti gravi disturbi del comportamento e complicanze fisiche o psichiche.

Nonostante tutto questo l’alcolista difficilmente potrà accettare il fatto che proprio lui deve rinunciare al bere, mentre gli altri possono continuare.
Nella maggior parte dei casi, nonostante quanto dichiari a parole, l’alcolista decide di non bere solo per un determinato periodo, e dentro di sé è convinto che ritornerà a bere moderatamente una volta risolti i suoi problemi. Di solito incomincia con alcuni bicchieri di birra o di vino mescolati con bevande analcoliche e già lo stesso giorno, o il giorno seguente, o poco più avanti, ritorna alle quantità che assumeva prima di iniziare il trattamento. Se si desidera evitare queste situazioni bisogna che il trattamento, fin dal primo giorno, sia rivolto ad ottenere un reale cambiamento comportamentale.

È bene che l’alcolista impari subito tutto questo e sappia come si manifestano le ricadute. Quando l’alcolista arriva al trattamento si trova di solito già nella fase delle cosiddette patologie sociali. In questa fase è cambiata la sua situazione familiare, egli si sente emarginato, abbandonato e solo anche all’interno della propria famiglia. Qualche volta il coniuge rappresenta il principale ostacolo alla riabilitazione.

La ricaduta nei club degli alcolisti è spesso provocata proprio dal comportamento del coniuge. Non è raro il caso in cui anche il coniuge è un alcolista più o meno mascherato, oppure è un bevitore moderato che non è pronto ad accettare l’astinenza; tale circostanza potrà essere accertata solo con un attento colloquio familiare.

In genere, in questi casi il membro non alcolista della coppia continua a ribadire la necessità del trattamento dell’alcolista; per quanto lo riguarda, sostiene di non avere bisogno di nulla, poiché egli non beve. Allo stesso tempo opporrà una forte resistenza al consiglio di iniziare anch’egli l’astinenza.

Qualche volta l’alcolista, una volta ritornato alla sobrietà e acquistando coscienza della situazione nella quale si trova, cade in depressione e tenta il suicidio, oppure ha una ricaduta.

Può anche accadere invece che l’alcolista decida di impegnarsi al massimo per porre rimedio quanto prima possibile ai danni provocatigli dall’alcolismo. A questi problemi, frutto di un disagio che dura da lunghi anni, non si può però porre rimedio in breve tempo, l’entusiasmo
cessa ben presto e l’alcolista, scoraggiato, può avere una ricaduta.

L’alcolista si può anche considerare troppo sicuro, diverso dagli altri alcolisti; può, in altre parole, essere convinto che ciò che vale per gli altri non valga per lui; di conseguenza non si attiene alle regole e ricade. b) Caratteristiche dell’ambiente sociale. L’alcolista spesso supera tutte queste difficoltà, ritorna alla propria vita, alla normale attività lavorativa, vive fra persone che in maggioranza bevono e che non sono in grado di comprendere, né tanto meno di accettare, il fatto che ci sia qualcuno che non beve; anzi fanno tutto il possibile per riportare l’alcolista al bere.

Questo avviene molto spesso quando il trattamento e la riabilitazione non vengono condotti in modo corretto, specialmente se l’alcolista nasconde la sua astinenza, il fatto di assumere l’Antabuse® e di essere membro del Club degli alcolisti in trattamento (NdR Leggi Club Alcologico Territoriale – Congresso Nazionale Aicat, Paestum, 2010).

Questi fattori possono provocare, prima o poi, una ricaduta. Molti autori sono del parere che la ricaduta precoce non abbia una prognosi sfavorevole. Tutto ciò dovrebbe essere a conoscenza di chi lavora nel programma alcologico, per poter mettere in atto le necessarie misure. La ricaduta tardiva
può essere molto più pericolosa e può portare a un degrado irreversibile dell’alcolista.

Molto spesso, quando si parla della ricaduta nei club degli alcolisti ricaduta, sia in letteratura che nella pratica di lavoro, si intende quella relativa al bere; la sua pericolosità a volte è relativa soprattutto se è stato svolto un corretto trattamento nel Club.

Oltre alla ricaduta «umida» esiste quella «secca»: l’alcolista non riprende a bere, però ritorna al precedente modello comportamentale, al vecchio stile di vita. L’alcolista vuole evitare il coinvolgimento della propria famiglia nel trattamento, perde ogni possibilità di empatia e in genere perde l’interesse per gli altri.

Anche se non beve, il ritorno al vecchio stile di vita e la regressione comportamentale possono rappresentare un pericolo ben più grave di una ricaduta «umida», per lui stesso, per la sua famiglia, per il Club e l’intera comunità. Alcuni autori hanno tentato di classificare le ricadute. Così Aubrion J. (1988) ne presenta diverse tipologie: colpevoli, autolesioniste, passive, sperimentali, ripetitive, ecc. (NdR Una elencazione accurata degli indicatori di rischio di ricaduta viene riportata nel capitolo 7 dell’opera di Stephanie Brown (S. Brown, Alcolismo, terapia multidimensionale e recupero, Trento, Erickson, 1997). Nella pratica è difficile classificare le ricadute, perché le situazioni della vita sono molto più complicate di ogni tentativo di schematizzazione e ogni ricaduta è di solito provocata da numerosi fattori concomitanti.

Oggi sempre più spesso si parla di ricaduta nei club degli alcolisti del singolo familiare, di ricaduta dell’intera famiglia, di ricaduta dell’operatore, di ricaduta del Club, di ricaduta della comunità locale e del gruppo di lavoro.

Questo argomento è stato oggetto di un congresso italo-jugoslavo dei Club degli alcolisti in trattamento.

La ricaduta dell’alcolista In tutti i disturbi cronici, e in particolare nei disturbi cronici comportamentali, la ricaduta, intesa come riproporsi oppure aggravarsi della situazione, è un fenomeno che si presenta regolarmente. Si potrebbe quasi dire che l’assenza di ricadute in un Club è indice di un suo cattivo funzionamento. Succede spesso che il gruppo dei membri anziani del Club si chiuda, si isoli, non accetti i nuovi membri e non abbia mai ricadute. È una situazione che va assolutamente modificata e la prima cosa da fare in questo caso è dividere il Club, perché si tratta di una ricaduta comportamentale di tutto il

Le ricadute degli alcolisti si manifestano spesso all’inizio dell’astinenza e del trattamento. La decisione dell’alcolista di smettere di bere è sempre molto sofferta e qualche volta riprende a bere per verificare se può tornare al cosiddetto bere moderato. Molto spesso questa ricaduta precoce è
conseguenza di errori commessi nel lavoro di Club. Anche se la ricaduta rappresenta sempre una cocente delusione sia per l’operatore che per l’alcolista, per la sua famiglia e per l’intero Club, non necessariamente provocherà conseguenze gravi, specie se viene affrontata e risolta subito.
La ricaduta tardiva si manifesta dopo uno, due o anche più anni di astinenza e di trattamento nel Club.

È molto più pericolosa della ricaduta precoce.

L’alcolista e la sua famiglia fanno di tutto per nasconderla. Bisogna prestarvi molta attenzione, poiché il ritorno al bere, anche se per un breve periodo, può comportare gravissimi rischi. La ricaduta tardiva indica errori commessi nel lavoro del Club, e richiede che venga effettuata una verifica di tutta la sua attività. La verifica dovrebbe essere svolta dallo stesso Club con il proprio operatore. Se non si riesce a ottenere alcun risultato sarà necessario ricorrere alla supervisione dell’attività del Club. Quando uno dei membri del Club ha ricadute frequenti, gli altri membri reagiscono con aggressività e si rifiutano di assistere l’amico in difficoltà.

Questo si verifica spesso se il Club è composto da alcolisti con molti anni di astinenza oppure se il Club non si divide regolarmente o se non vengono inseriti nuovi membri.

La ricaduta nei club degli alcolisti, comunque, può anche avere una azione positiva nel lavoro del Club, poiché porta ad una crisi; senza crisi, come sappiamo, non può esserci il coinvolgimento dei membri, la loro crescita e la loro maturazione. La ricaduta della famiglia Alcune ricadute, sia «umide», quando vi è un ritorno al bere, sia «secche», quando l’alcolista riprende il vecchio stile di vita, possono anche essere viste come ricadute familiari: l’intera famiglia ha difficoltà a cambiare il proprio comportamento, vi sono disturbi nelle comunicazioni e nelle interazioni familiari che non si possono superare; inoltre alcuni membri del gruppo familiare hanno ripreso a bere.

Qualche volta sembra quasi che l’intera famiglia faccia pressione sull’alcolista per indurlo nuovamente a bere. Questi casi vengono indicati appunto come ricaduta della famiglia. Quando si ha una ricaduta familiare l’operatore del Club incontra difficoltà molto più serie e il suo compito è molto più difficile. Se egli non è in grado di risolvere questo problema da solo, è opportuno che richieda urgentemente il parere di altri e la supervisione.

È bene anche rivolgersi al Centro alcologico territoriale, ove questo esista. Il Centro può supportare l’operatore e organizzare una adeguata supervisione. La ricaduta dell’operatore Anche l’operatore può andare incontro ad una ricaduta.

Può accadere che l’operatore difenda il bere moderato perché si sente colpevole per il suo bere, o che, sia a livello verbale che non verbale, difenda il vecchio concetto di alcolismo come malattia. Può anche succedere che l’operatore, col tempo, si allontani dai principi guida della vita del Club, con tutte le conseguenze negative, facilmente immaginabili.

La ricaduta dell’operatore, sia che avvenga nei servizi che nel Club, necessiterebbe di programmi di formazione permanente (NdR Leggi educazione ecologica continua); qualche volta è opportuno sostituire l’operatore per evitare che vengano provocati danni maggiori al Club, o più in generale, al programma. La ricaduta dell’operatore richiede una discussione sul bere degli operatori che sarà ripresa più avanti.

La ricaduta del Club Si può parlare anche di ricaduta del Club: si ha quando il Club trascura i propri compiti fondamentali e si riduce a parlare di problemi burocratici e organizzativi, come le elezioni del presidente del Club o del comitato esecutivo dell’associazione o delle quote societarie o di altre cose del genere.

In questi casi, sono di solito i membri astinenti da più tempo che, considerandosi migliori degli altri e diversi dai nuovi, insistono su queste discussioni e rifiutano di dare il loro sostegno e la loro collaborazione ai membri che si trovano in difficoltà.
Questi ultimi ritornano allora al bere e vogliono dimostrare a sé stessi e agli altri di poter ritornare senza pericolo al cosiddetto bere moderato. I Club in cui sono presenti questi problemi non accettano nuovi membri o, se li accettano, lo fanno senza entusiasmo, come un dovere, e non danno loro alcun aiuto particolare.

Non vogliono che il Club venga diviso e si vantano di essere un Club numeroso; senza dirlo, pensano che questo dia loro maggior potere. Alle riunioni di Club sono presenti pochi membri, e regolarmente mancano i rispettivi familiari. Questi membri si considerano molto attivi, anche se non fanno nulla per gli amici che non frequentano il Club.

A volte a questa manipolazione si presta anche l’operatore; in tal caso la situazione è ancora più grave e il Club cerca naturalmente di evitare l’analisi e la valutazione del suo lavoro e dei suoi risultati.
(...omissis...)
 
copia integrale del testo si può trovare al seguente link: https://acatbrescia.it/la-ricaduta-nei-club-degli-alcolisti/

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)