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News di Alcologia

LSD: tornano studi scientifici su presunti effetti benefici (?)

droga tossicodipendenza

Quasi mezzo secolo dopo gli esperimenti di Timothy Leary sull'LSD la scienza torna a studiare le potenzialita' degli allucinogeni: usando rigorosi protocolli scientifici alcuni medici hanno avuto il permesso di studiare come le droghe possano tornare utili per la cura di una serie di problemi mentali - dalla depressione, agli attacchi d'ansia e alle dipendenze da droga e alcol - e per gettar luce sulla natura della coscienza.
Il New York Times cita oggi il caso di Clark Martin, uno psicologo canadese in pensione, malato di cancro e depresso incurabile, entrato a far parte di un esperimento alla Johns Hopkins University: la cura, nel suo caso, e' stata a base di psilocibina, un ingrediente psicoattivo presente in alcuni funghi allucinogeni. Esperimenti analoghi saranno al centro questa settimana di un convegno internazionale a San Jose in California: sara' il piu' vasto consesso di esperti riunito negli Stati Uniti sugli allucinogeni in quattro decenni.
Studi come quello su Martin, lo psicologo canadese, sono stati resi possibili da una direttiva della Food and Drug Administration che ha di recente dato luce verde a test controllati su sostenza psichedeliche. Il problema - si lamentano gli scienziati - sono i fondi per la ricerca che arrivano col contagocce. Studi sull'uso degli allucinogeni in medicina sono stati condotti finora, oltre che alla Johns Hopkins, a Harvard, all'Universita' dell'Arizona, la New York University e la'Universita; di California a Los Angeles. Pagano gruppi no-profit come l'Heffter Research Institute e il Maps, Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies.
Gli scienziati sono interessati soprattutto alle somiglianze tra esprienze allucinogene e le rivelazioni mistiche prodotte dalla meditazione identificate da ricercatori svizzeri e, negli Stati Uniti, da Roland Griffiths, un professore di biologia comportamentale a Hopkins.
Griffiths e' il pioniere degli studi sulla psilocibina negli Stati Uniti: dopo averne testato gli effetti su persone senza particolari problemi psicologici e' passato nel 2008 a somministrare la sostanza a soggetti malati di cancro o in depressione provocando una visione piu' rosea della vita.