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Nature Communications: studio conferma l'azione antidepressiva dell'alcol

Nature Communications: studio conferma l'azione antidepressiva dell'alcol

L’alcol è antidepressivo, funziona come i farmaci

Secondo uno studio l’alcol avrebbe gli effetti di un farmaco antidepressivo, producendo le stesse modifiche neurali e molecolari. Tuttavia, è pur sempre alcool

 

STATI UNITI – L’assunzione di alcol avrebbe sull’organismo gli stessi effetti dell’assunzione di un farmaco antidepressivo. Ecco quanto sostenuto da uno studio condotto dai ricercatori della Wake Forest School of Medicine a Winston-Salem, Carolina del Nord, in cui gli scienziati hanno trovato che l’alcol produce gli stessi cambiamenti neurali e molecolari che avvengono con gli psicofarmaci che hanno dimostrato di essere efficaci antidepressivi.

Comorbidità
Lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati su Nature Communications, ha analizzato gli effetti neurali e molecolari dell’assunzione di alcol. Qui, Kimberly Raab-Graham, professore del Physiology and Pharmacology Department alla WFSM, e colleghi hanno scoperto che molte persone possono ‘trattare’ la loro depressione ricorrendo all’alcol, poiché ottengono più o meno gli stessi effetti di uno psicofarmaco. «A causa della elevata comorbilità tra disturbo depressivo maggiore e l’alcolismo – spiega la prof.ssa Raab-Graham – vi è l’ipotesi di un’automedicazione ampiamente riconosciuta, il che suggerisce che le persone depresse possono rivolgersi al bere come un mezzo per trattare la loro depressione. Ora abbiamo ottenuto i dati biochimici e comportamentali per sostenere questa ipotesi».

Non è un medicamento
I ricercatori, sebbene abbiano appurato che l’alcol produce determinati effetti, sottolineano che l’alcol non è da considerarsi un medicamento; anzi. «C’è sicuramente un pericolo in sé nell’autocurarsi con l’alcool – precisa l’esperta – C’è una linea molto sottile tra l’essere utile o dannoso, e a un certo punto durante l’uso ripetuto l’automedicazione si trasforma in dipendenza».

Lo studio
Condotto su modello animale, lo studio ha mostrato che una singola dose a un livello inebriante di alcol ha dimostrato di bloccare i recettori NMDA (proteine associate con l’apprendimento e la memoria), e lavorato in collaborazione con le proteine FMRP (correlate con l’autismo) per trasformare un acido chiamato GABA da un inibitore in uno stimolatore dell’attività neurale. Il percorso biochimico mostrato dall’alcol è lo stesso che si osserva nell’assunzione di farmaci antidepressivi. E tutti questi cambiamenti a livello organico, hanno inoltre determinato un comportamento non depressivo della durata di almeno 24 ore.

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://salute.diariodelweb.it/salute/articolo/?nid=20161014_393145

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)