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Ragazzi e alcol: la famiglia è decisiva nello spingere o meno al consumo

Ragazzi e alcol: la famiglia è decisiva nello spingere o meno al consumo
 

Ragazzi e alcol: la famiglia è decisiva nello spingere o meno al consumo

Il «gruppo dei pari» può essere un induttore al consumo di alcolici e all’ubriacatura,
ma per gli adolescenti il rapporto con i genitori è ancora l’argine fondamentale

Lo studio sugli adolescenti

Lo studio, arrivato alla sua terza edizione, è stato condotto su un campione nazionale di duemila adolescenti che frequentano la terza media (fascia d’età 12-14 anni). In questa fascia d’età il rapporto con l’alcol non si è ancora strutturato e quindi si ha ancora la possibilità di intervenire con efficacia, per indurre i giovanissimi a comportamenti e abitudini corrette. Gli adolescenti italiani, da quanto emerge dalla ricerca, appaiono tutt’altro che “bevitori”: ad avere un consumo più o meno quotidiano, essenzialmente durante i pasti, di bevande alcoliche (nei tre mesi precedenti l’intervista) è risultato essere poco più del 3% del campione considerato. Le cose cambiano, purtroppo, quando il bere – all’interno del gruppo dei pari – diventa una questione di “look” : si beve perché gli altri lo fanno e chi non lo fa, in qualche modo, si “chiama fuori”. Molti sono in grado di resistere, ma parecchi altri, in un momento in cui autostima e sicurezza di sé non sono merce che abbonda, si fanno trascinare.

 

Se si beve in famiglia ci si ubriaca meno

Il dato che ci viene dall’esperienza dell’ubriacatura (il 13,7% del campione ha affermato di aver avuto questa esperienza una sola volta e il 7,1% più volte) è indicativo: più gli amici bevono ed eccedono, più si beve e ci si ubriaca. A non essere mai “andato oltre” è il 56% degli adolescenti che hanno detto di non avere amici che si ubriacano, mentre tra chi frequenta in maggioranza amici che si ubriacano solo il 3% non ha mai avuto esperienza diretta di eccessi alcolici. Viceversa se il consumo di bevande alcoliche avviene prevalentemente in famiglia, anche solo occasionalmente (e comunque in modo controllato e scevro da connotati trasgressivi), la tendenza a provare l’esperienza dell’ubriacatura risulta nettamente meno frequente. Non si è mai ubriacato l’84% degli adolescenti che ha contatto con bevande alcoliche soprattutto in famiglia contro il 48% di chi si avvicina all’alcol prevalentemente con gli amici. «Il problema maggiore relativo al consumo di alcol in età adolescenziale — afferma Gabriella Pozzobon, Presidente della Società italiana di medicina dell’adolescenza— è che i ragazzi considerano socialmente accettabile il bere alla loro età e, soprattutto, non pericoloso. Ubriacarsi, per loro, è fonte di evasione e divertimento, senza considerare tutti i gravi effetti che ne derivano e senza rendersi conto che il bere può rappresentare (e spesso rappresenta) un primo passo verso altri comportamenti a rischio o vere e proprie dipendenze. Ed è a una sempre maggiore informazione, diretta specificatamente ai ragazzi, che la Società italiana di medicina dell’adolescenza e noi “pediatri -adolescentologi” ci stiamo dedicando e continueremo a dedicarci con sempre maggiori energie».

 

I giovani bevono anche per dimenticare

Se adeguarsi al gruppo e divertirsi sono – secondo i diretti interessati e indipendentemente dal loro comportamento individuale - le ragioni più indicate (49%) tra quelle per le quali un adolescente consuma bevande alcoliche, subito dopo troviamo il “dimenticare i problemi” (44,6%). E le difficoltà, per un adolescente, sono spesso legate al rapporto con la famiglia. Dai dati dell’indagine emerge chiara questa correlazione: la percentuale di ragazzini che dichiara di essersi ubriacato più volte raddoppia passando da chi afferma di avere una vita familiare piacevole e serena (6,1% ) a chi riferisce di avere rapporti con i genitori critici o francamente conflittuali (11,8%). «Un’esperienza singola di ubriacatura, benché mai apprezzabile, può essere considerata quasi una sorta di tappa obbligata per un adolescente – sostiene Fulvio Scaparro, psicologo e psicoterapeuta dell’infanzia e dell’adolescenza, referente per l’area psicologica di Laboratorio Adolescenza - e può verificarsi anche in contesti familiari assolutamente sereni. Se però ubriacarsi a quattordici anni comincia a non essere un evento isolato allora può essere espressione di un disagio conseguente a rapporti familiari critici. Genitori conflittuali tra loro, che quindi turbano la serenità familiare, o forti carenze affettive percepite dai ragazzi, possono indurre a ricercare altrove e con mezzi impropri, vie di fuga. All’aumentare dell’età, quando cambiano anche i pesi delle relazioni affettive, lo stesso può verificarsi in conseguenza a difficoltà di rapporto tra giovani partner».

 

L’importanza della cornice familiare

«I risultati dell’indagine segnalano, ancora una volta, l’importanza della cornice familiare e ambientale nel condizionare l’evoluzione dei comportamenti giovanili» dice Enrico Tempesta, presidente dell’Osservatorio permanente sui giovani e l’alcool, promotore del lavoro.«In una realtà, come quella italiana, contraddistinta in larga misura da un’iniziazione all’alcol intra-familiare – e quindi “protetta” - restano importantissimi i fattori di contesto. Se, da un lato, la carenza di informazione e il vissuto di invulnerabilità dei giovanissimi può portare a eccessi pericolosi, dall’altro, una famiglia presente, e affettivamente solida, condiziona favorevolmente la crescita dei ragazzi, tutelandoli anche dagli eccessi indotti dal gruppo dei pari».

 

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link:

http://www.corriere.it/salute/pediatria/17_giugno_29/ragazzi-alcol-famiglia-decisiva-spingere-o-meno-consumo-6a8bd8ec-5cd6-11e7-95ac-44c3014ce0fa.shtml

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)