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Test antidroga, Serpelloni: “Nelle scuole lo sconsigliamo”

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Roma - "Come dipartimento delle Politiche antidroga ci siamo gia' espressi: nelle scuole lo sconsigliamo". Parola di Giovanni Serpelloni, dal 22 luglio del 2008 capo del dipartimento delle politiche antidroga della presidenza del Consiglio dei ministri. Il riferimento e' alla proposta di legge del consigliere del Veneto Raffaele Zanon, candidato Pdl. "Consigliamo il drug test nei minori in ambienti sanitari", sottolinea Serpelloni, prima di snocciolare una serie di dati che danno l'idea dell'incidenza del problema droga in Italia. "La prima causa morte tra i 14 e i 18 anni e' la droga o comunque incidenti legati all'alcol- dice Serpelloni all'agenzia Dire- È necessario tenere conto anche di un altro dato: tutti quelli che cominciano a drogarsi giungono ai servizi specializzati, che siano pubblici o privati, dopo 8-10 anni di consumo di sostanze. È necessario attivare la prevenzione. È importante raccomandare alle famiglie la prevenzione sanitaria. Quando portano i bambini dal dentista per le carie, dall'otorino per vedere se sentono bene, dall'oculista per capire se vedono bene, e' necessario che facciano prevenzione anche con la droga. Importante il test, quindi, in ambiente sanitario: una o due volte l'anno, senza preavviso, come misura preventiva sanitaria. Escludiamo categoricamente il 'fai da te', quindi il test fatto in casa senza la gestione del personale sanitario. Siamo quindi dubbiosi su quelli fatti a scuola. Perche'? Ci sarebbe il rischio di emarginazione, di discriminazione delle persone". Il test da fare in ambienti sanitari "rispetterebbe anche la privacy, ma importante e' la gestione della reazione dei famigliari in caso di risultato positivo. È fondamentale perche' parliamo di una cosa seria, non di cosette". Secondo Serpelloni nelle scuole c'e' altro da fare, in termini di consumo di droga: risolvere il problema alla radice. "A scuola va fatto un altro tipo di intervento- dice- molto precoce. Andare a vedere, gestire e a mettere mani sui disturbi comportamentali, parlo anche delle elementari, dei bambini. Magari con insegnanti che non sanno che pesci prendere e gli stessi bambini portati in condizione di repressione perche' si pensa a 'disturbi da maleducazione'. E invece cosi' non e'. Sono questi i casi piu' delicati, perche' sono i soggetti piu' a rischio, sono i piu' vulnerabili in caso di contatto con la droga: se riusciamo a gestire questi disturbi forse riusciamo a ridurre il numero delle persone che fanno uso di droghe". Ma il capo del dipartimento delle politiche antidroga ci tiene a precisare che non e' in contrasto con Zanon: "Sono parzialmente d'accordo con lui: condivido l'idea di affrontare il problema, la mortalita' nei giovani per le droghe c'e'; sono in disaccordo sul dove fare il test. Ma Zanon so come lavora, quando si muove lo fa sempre a ragion veduta. Sono stato suo consulente, ha sempre fatto un gran lavoro sulle tossicodipendenze".