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Torino, baby bevitori già a 13 anni

Torino, baby bevitori già a 13 anni

Torino, baby bevitori già a 13 anni. E in tanti finiscono in coma etilico

Nel weekend sempre più ragazzi tra i 15 e i 25 anni al Mauriziano

TORINO - Chissà come è andata stanotte al pronto soccorso del Mauriziano. Perché lì, nell’ospedale più vicino a San Salvario, il quartiere diventato cuore pulsante della movida della città, il bilancio degli accessi del fine settimana è sempre più pesante: tra il venerdì e il sabato sera in corso Turati le ambulanze portano a sirene spiegate una media di trenta persone, spesso incoscienti, ridotte in quello stato perché hanno alzato troppo il gomito nel reticolo di strade compreso tra corso Vittorio e corso Marconi. Pazienti giovani. Anzi, sempre più giovani. I medici si sono trovati davanti anche ragazzi di 15 anni, con un’intossicazione acuta, talvolta a un passo dal coma etilico. «Sono tantissimi e sì, l’età si sta abbassando. Hanno tra i 15 e i 25 anni in media», sospira il direttore del pronto soccorso, Domenico Vallino. Ma c’è anche un caso recente, capitato nel pronto soccorso di Cuorgné, che riguarda un 13enne.

Ma la sua esperienza sul campo non fa altro che confermare i dati che l’Istituto superiore di sanità è riuscito a mettere assieme per la prima volta l’anno scorso. Nel 2016, in Piemonte, cinque ragazzi alla settimana con meno di 17 anni sono finiti in ospedale per problemi correlati all’alcol. In totale sono stati 282. Non hanno una dipendenza, ma esagerano, bevono scientemente per ubriacarsi senza tenere conto delle gravi conseguenze che questo comportamento all’apparenza innocuo potrebbe avere. Lo chiamano binge drinking. Il dato è stato rivelato venerdì nel corso del convegno «PRO...muoviamoci», dedicato ai fattori di rischio prevenibili per i giovani, che si è tenuto all’ospedale Molinette. «Ma — non nasconde Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol dell’Iss — si tratta di un numero fortemente sottostimato. Quando qualcuno si sente male, salvo casi estremi, gli amici cercano di coprirlo. Oppure se ne occupano i genitori, che magari si rivolgono alla guardia medica. Ma il posto giusto dove trattare questi casi è il pronto soccorso».

Qui, nei casi più gravi, i ragazzi vengono sottoposti a lavanda gastrica. Gli viene fatta una flebo per stimolare la diuresi. «La capacità di assorbire l’alcol si sviluppa soltanto tra i 18 e i 21 anni. Le femmine sono ancora più vulnerabili. Di conseguenza gli effetti sono ancora più gravi. L’alcol arriva a recettori a livello cerebrale, si determina una depressione respiratoria e abbassamento della pressione che può portare a non fare più arrivare sangue sufficiente al cervello». Sono situazioni che si verificano spesso durante le feste in casa. O in strutture private affittate per l’occasione. Dove cioè, vodka e rum, i liquori da mescolare con altre bevande più amati dai giovani, circolano liberamente senza che nessuno controlli. Ma il problema non riguarda soltanto i ragazzi. Sono 4.728 le persone di ogni che nel 2016 hanno varcato la soglia di in un pronto soccorso piemontese per problemi alcol correlati. Anche persone che hanno bevuto e si sono messi alla guida e poi sono finiti fuori strada o hanno provocato incidenti. E la nostra Regione continua ad avere un tasso di mortalità per patologie totalmente alcol attribuibili superiore alla media italiana. «È anche un fatto di cultura — ragiona Scafato — Il Piemonte, come il Friuli, è un territorio di produzione vinicola. Bere è una cosa normale. Lo è anche per gli stessi genitori dei giovanissimi che finiscono per rappresentare un modello sbagliato. Perché per esagerare basta poco. La dose massima di alcol per un uomo è due bicchieri al giorno, uno per una donna», spiega ancora Scafato.