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Università di Calgary: studio sulla capacità di metabolizzazione dell'alcol

Università di Calgary: studio sulla capacità di metabolizzazione dell'alcol

Beve e non si ubriaca: la risposta della scienza su chi regge l’alcol

Il grado di ebbrezza dipende non soltanto dalla quantità di alcol consumato, ma anche da peculiarità del singolo individuo.

Ad esempio chi mangia molta frutta riesce a digerire più rapidamente l’alcol per via dell’elevata attività di determinati fermenti.Alcuni animali consumano e digeriscono senza problemi per la loro salute quantità tali di alcol che invece avvelenerebbero l’uomo.

Geni dell’alcol

I ricercatori dell’Università di Calgary (Canada) hanno analizzato il DNA di 85 specie di mammiferi e hanno appurato che nei primati e nei pipistrelli è altrettanto elevata l’attività dei geni responsabili di sintetizzare la alcol deidrogenasi. Si tratta di fermenti che inibiscono l’attività dell’alcol e lo trasformano in acetaldeide che poi viene ridotto in acido acetico. Quest’ultimo infine si divide in acqua e anidride carbonica.

Più è attiva la alcol deidrogenasi, più rapidamente l’etanolo si degrada favorendone così l’utilizzo da parte dell’organismo animale che non ne viene avvelenato né si addormenta. Il funzionamento di uno di questi fermenti, l’ADH7 (si attiva dopo l’ingresso di alcol nell’organismo), è stato studiato dagli scienziati.

 

I dati relativi a questo fermento e al gene ad esso collegato sono stati raccolti studiando 85 specie di mammiferi di diversi generi: roditori, pipistrelli, primati, artiodattili, proboscidati, carnivoro e cetacei. Hanno poi messo a confronto i dati raccolti con le abitudini alimentari di questi animali. Hanno preso in considerazione anzitutto che molti animali consumano frutta. Infatti, maggiore è la quantità di frutta che consumano, maggiore è la possibilità che già ingeriscano etanolo in natura. L’etanolo è presente nella frutta matura e fermentata.

È emerso che il gene ADH7 è presente in 79 delle 85 specie studiate, ma in alcuni di questi animali (cavalli, elefanti e rinoceronti bianchi) non è attivo. Ciò significa che questi animali non sono in grado di elaborare in maniera efficace l’alcol e un “incontro” casuale con questa sostanza può provocare un importante stato di ebbrezza e persino avvelenamento.

Mentre negli animali che mangiano molta frutta è stata rilevata, come previsto, un’attività importante del gene dell’alcol. Tra i più resistenti all’etanolo vi sono i pipistrelli, i primati e alcuni marsupiali (in particolare l’opossum grigio dalla coda corta, o Monodelphis domestica). Mentre negli eulipotifli, che sono onnivori (e quindi mangiano anche la frutta), la alcol deidrogenasi non è così attiva e, secondo gli autori dello studio, questa sostanza non avrebbe alcun ruolo nella degradazione dell’etanolo.

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link:

https://it.sputniknews.com/scienza-e-tech/2021041110400362-beve-e-non-si-ubriaca-la-risposta-della-scienza-su-chi-regge-lalcol/

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)