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News di Alcologia

Droga, alcol e bullismo: è allarme devianza minorile

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MARA CHIARELLI
Nei luoghi di ritrovo, sale gioco, bar, piazze e giardini pubblici, i ragazzi incontrano l'illecito. E imparano da altri

ragazzi "persi" a bere, a farsi di droga, a commettere reati. L'allarme su quello che è uno spaccato della società nel

distretto di Bari (che comprende anche Trani, Lucera e Foggia) arriva dalla relazione del presidente della Corte d'appello,

Vito Marino Caferra, presentata in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario. «L'aggregazione di minorenni

provenienti da ambienti familiari "normali" con giovani adulti e coetanei con esperienze personali e familiari devianti -

denuncia Caferra - è spesso collegata all'uso di droghe». Per questo, «le forze dell'ordine, in incontri organizzati dall'

ufficio della Procura - sono state sollecitate a controllare con maggiore frequenza e incisività i luoghi di incontro

giovanili.
I reati commessi dai minorenni
Fenomeno preoccupante, lo definisce il presidente, è il bullismo nelle sue varie forme, in particolare quello femminile, «con

effetti devastanti sulle vittime», anche se un lieve miglioramento è stato ottenuto con la legge 94 del 2009 che ha previsto

che si possa procedere di ufficio per le lesioni, anche lievi, commesse da più persone riunite: «Probabilmente - commenta -

ha costituito una remora per le aggressioni poste in essere da più ragazzi e specialmente da più ragazze». In ogni caso, se

sono calate rapine (da 112 a 69), estorsioni (da 40 a 23), furti (da 335 a 279), sono aumentati i reati commessi da minorenni

stranieri (da 101 a 114), triplicati quelli di violenza sessuale e pedofilia (da 28 a 72).
I servizi sociali
A fronteggiare un esercito di "minorenni terribili" l'attività quotidiana dei servizi sociali, che però sono distribuiti a

macchia di leopardo su tutto il territorio: «Continuano a essere non pochi i Comuni del foggiano e alcuni della provincia di

Bari - si legge nella relazione - privi non solo dell'ufficio di assistenza ma anche della sola assistente sociale». E

allora, non resta altro che fare ricorso ad altri servizi, come i consultori familiari, oppure nei casi più complessi a

consulenza psicologiche. Su tutto, però, pesa la mancanza di una rete di informatizzazione, «sia per avere relazioni sociali

pienamente intellegibili - spiega Caferra - sia per realizzare una più adeguata conoscenza dei bisogni del territorio, al

fine di quantificare le risposte sociali».
Le adozioni
Nell'ultimo anno, sono calate le dichiarazioni di adottabilità (da 416 a 278) e, di conseguenza, le adozioni nazionali (da

768 a 469 le nuove domande, da 1.172 a 661 quelle concesse). Tutto questo, a parere degli esperti, è «la conseguenza della

diminuzione di bambini in stato di abbandono». Circostanza ricollegabile non solo al «miglioramento delle condizioni di vita

dell'infanzia e al calo delle nascite», ma anche e soprattutto al fatto che la magistratura minorile sia più orientata ad

evitare di recidere, con l'adozione, il filo che lega il bambino alla famiglia di origine. E, quindi, «a privilegiare, ove

possibile, soluzioni diverse come l'affidamento temporaneo o il sostegno alla famiglia di origine». La conseguenza è stato un

frequente ricorso alle adozioni internazionali, anche se in minore misura rispetto all'anno precedente (324 contro i 393).