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Giornata Mondiale senza Tabacco: primi dati

Giornata Mondiale senza Tabacco: primi dati

In diminuzione il numero dei fumatori “pentiti”

Primi dati in vista della Giornata Mondiale senza il Tabacco. Indagine Doxa su cittadini milanesi: uno su cinque ha ancora il vizio e a voler smettere sono sempre meno persone
 
 
 
nicla panciera
 

È fumatore un milanese su cinque. Una percentuale che si è mantenuta pressoché immutata negli ultimi cinque anni. A dirlo è «Milano in Fumo», un’indagine condotta dalla Doxa per conto della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori Lilt di Milano e presentata ieri nel capoluogo lombardo in occasione del prossimo 31 maggio, data in cui si celebra la Giornata Mondiale senza Tabacco, indetta dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità. Inalterata rispetto all’anno scorso anche la quantità di sigarette fumate al giorno dai milanesi, 10,5 in media, con un aumento da parte degli uomini (da 9,5 a 11) ed una diminuzione nelle donne (da 11,4 a 10). Una situazione, quella milanese, considerata rappresentativa dell’intera nazione. Anche se, e questa è una buona notizia, a Milano il numero di ex-fumatori ha superato quello dei fumatori. 

 

STABILE IL NUMERO DEI FUMATORI  

Quindici anni fa, fumava quasi un milanese su tre. La tendenza a smettere di fumare registrata in passato si è però arrestata e «il numero dei fumatori è rimasto stabile negli ultimi cinque anni. Ciò è forse la dimostrazione che l’abitudine dannosa al fumo è così radicata che risulta sempre più difficile contrastarla» ha commentato il professor Marco Alloisio, responsabile della Chirurgia Toracica dell’Humanitas.  

 

I dati Doxa mostrano che oggi l’abitudine al fumo è condivisa dal 22% degli uomini e al 18% delle donne. I fumatori non aumentano, ma non calano neppure. «A mio avviso, però, il dato milanese incoraggiante, che emerge dall’indagine, riguarda l’aumento dell’intenzione di smettere di fumare nei prossimi 6 mesi cresciuta dal 20 al 26% (32% fra le donne) rispetto allo scorso anno. E dobbiamo pensare a strategie mirate proprio per le donne e i giovani» ha affermato il professore che è anche presidente della Lilt Milano, attiva in oltre 500 scuole lombarde con attività di informazione e prevenzione che coinvolgono oltre 20mila ragazzi e 10mila bambini. 

 

ESTENDERE I DIVIETI E INASPRIRE LE SANZIONI  

Intanto, a distanza di mesi dalla loro adozione in Italia, «il 20 maggio sono entrate in vigore in tutta Europa le norme della Direttiva Ue con l’obiettivo di dissuadere i consumatori, in particolare i giovani, dall’acquisto e dal consumo di prodotti contenenti tabacco e nicotina» ha ricordato Alloisio, illustrando i risultati dell’indagine Doxa sul sostegno dato dai cittadini a misure come l’aumento del costo dei pacchetti, l’estensione del divieto di fumare in ogni luogo pubblico, l’aumento dei controlli e delle sanzioni per chi vende a minori. Obiettivo: una città completamente smoke-free, libera da fumo. 

 

LA SIGARETTA UCCIDE UN FUMATORE SU DUE  

Ogni anno in Italia muoiono circa 83 mila persone per patologie correlate al fumo, per questo è fondamentale continuare a sensibilizzare la popolazione, fumatori e non, sui rischi che questa cattiva abitudine comporta sulla salute. Oltre a varie patologie come quelle cardiovascolari e respiratorie, al fumo è possibile ascrivere l’85-90% di tutti i tumori polmonari ed è comunque il tabacco è una delle cause principali di tumore. E il rischio cresce con la quantità delle sigarette fumate e con la durata dell’abitudine al fumo. «Nel 2014 nella provincia di Milano sono stati registrati 1760 decessi causati da questa patologia, 1178 uomini e 582 donne - ha raccontato il professor Alloisio - Da chirurgo, posso dire che quasi il 90% dei miei pazienti è un fumatore o un ex fumatore». E smettere di fumare è necessario, fa bene a tutti, anche a quella generazione di mezza età che fuma da anni. 

 

LOTTA AL TABAGISMO: NECESSARIO FARE DI PIÙ  

Bisogna fare di più. A puntare il dito contro la stasi nell’organizzazione di strategie efficaci e politiche integrate per contrastare il tabagismo è stato il dottor Giovanni Apolone, direttore scientifico Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Eppure, «numerosi studi condotti su campioni della popolazione, e ricerche epidemiologiche, sperimentali, cliniche e sanitarie hanno documentato i danni che il fumo induce su organi, individui e sulla società» e inoltre «aumenta la tendenza dei fumatori a dichiarare di voler smettere nel medio periodo. E oggi esistono farmaci di comprovata efficacia nell’aiutare chi vuole farlo a smettere, nessuno dei quali rimborsato dal Sistema Sanitario». Per questo, potenziando i Centri Antifumo e attraverso la creazione di network e collaborazioni, dovremmo «fare in modo di garantire a tutti l’accesso a programmi di trattamento integrati e standardizzati».  

 

LA PSICOLOGA: «SMETTERE? È UN LUNGO PERCORSO»  

Sembra un paradosso ma, al pari della totalità della popolazione milanese, i fumatori curano la propria forma fisica (70% vs 76%) e l’alimentazione (91% vs 89%). Differiscono lievemente invece le percentuali relative alla sensibilità dichiarata allo smog (58 vs 66%) e al livello di stress (17% vs 10%) e, come è prevedibile, varia anche il sostegno dato alle misure e ai divieti antifumo. «I fumatori sono informati e consapevoli che si stanno auto-infliggendo intenzionalmente un danno. Per sedare l’ansia che ne deriva e per cercare di arginare gli effetti delle sostanze nocive, alcuni possono prestare attenzione al cibo e dedicarsi all’attività fisica» spiega la dottoressa Marcella Dittrich, psicologa consulente della Lilt.  

 

Ad oggi, solo un terzo riesce a smettere per sempre, un terzo avrà delle ricadute, gli altri non ce la fanno. Per modificare queste statistiche, andrebbe ricordato che il fumo non è un vizio, ma è una dipendenza, una vera e propria malattia. E come tale andrebbe trattata. «Nello smettere, il problema principale è quello di gestire la mancanza» della dipendenza, della ritualità della sigaretta, «per farlo è necessario un cambiamento profondo che implica una riorganizzazione del carattere». 

 

ASTINENZA DA SIGARETTA ELETTRONICA? ANCHE PEGGIO  

Si è parlato molto di sigarette elettroniche, con e senza nicotina, e della loro efficacia nell’aiutare i fumatori a liberarsi dal vizio. Ebbene, dal confronto tra i due tipi di sigarette sta emergendo una maggior difficoltà di disassuefazione proprio dalla sigaretta elettronica dopo un’esposizione prolungata. Ad osservare i deficit emotivi e cognitivi provocati dall’astinenza è una biologa dell’Università Statale di Milano, la dottoressa Luisa Ponzoni, che ha spiegato come «la sigaretta elettronica non sia così innocua come si pensa. Essa induce una sindrome di astinenza che, rispetto a quella da tabacco, è più pronunciata, con una comparsa più precoce di ansia, compulsione e depressione. Inoltre, sul breve periodo, abbiamo rilevato anche significativi deficit cognitivi nella memoria spaziale, paragonabili alle sigarette tradizionali». Dati importanti, di cui tenere conto, in attesa di altri risultati sui potenziali danni di lungo periodo al sistema nervoso di queste alternative al tabacco. 

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://www.lastampa.it/2016/05/26/scienza/benessere/in-diminuzione-il-numero-dei-fumatori-pentiti-sZdNP5OFn0INxPnVXG6llO/pagina.html

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)