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L'impronta del fumo nel Dna: nuove terapie possibili dallo studio della metilazione

L'impronta del fumo nel Dna: nuove terapie possibili dallo studio della metilazione

L'impronta del fumo nel Dna: nuove terapie possibili dallo studio della metilazione

Studio dell'American Heart Association: le sigarette hanno un impatto duraturo sui meccanismi molecolari e provocano nel genoma un fenomeno che potrebbe fornire ai ricercatori potenziali bersagli per sviluppare nuove cure per le patologie correlate

di TINA SIMIONELLO
 

Il fumo lascia un segno sulla doppia elica, un'impronta chimica che si chiama metilazione che interferisce con l'espressione dei geni e che rimane lì per anni, ben oltre la data dell'ultimo tiro di sigaretta. È quanto suggerisce uno studio pubblicato su Cardiovascular Genetics, rivista della Aha ('American Heart Association'), condotto da una équipe internazionale di ricercatori su migliaia di fumatori, ex fumatori e individui che non hanno mai ceduto alle bionde. "Questi risultati  - ha dichiarato in una nota rilasciata dalla Aha Stephanie J. London, epidemiologa ambientale del 'National Institutes of Health, Research Triangle Park, North Carolina', e co-autore dell'indagine  - sono importanti perché la metilazione, un meccanismo che regola l'espressione dei geni, influenzando quali geni debbano essere attivi, e questo potrebbe portare allo sviluppo di malattie collegate al fumo. Parimenti  importante -   ha aggiunto - è la constatazione che anche dopo che si è smesso di fumare gli effetti del fumo sul Dna rimangono visibili".  La  metilazione del Dna - si legge ancora sulla nota -  potrebbe considerarsi quindi un segnale che rivela la storia di fumo di un individuo, ma soprattutto potrebbe fornire ai ricercatori potenziali bersagli per nuove terapie contro le patologie legate al fumo di tabacco,  tuttora una delle prime cause di mortalità evitabile a livello globale.

Lo studio. Migliaia di persone - La metilazione consiste nel legame di alcuni piccoli gruppi chimici, i metili (-CH3 per chi si intende un po' di chimica) alla doppia elica. Si tratta di un processo epigenetico, che cioè non implica cambiamenti nella sequenza dei nucleotidi, i pioli della doppia elica, e che può essere influenzato dall'ambiente. Ebbene la metilazione interferisce con la normale attività dei geni. Una metilazione per così dire anomala (eccessiva per esempio) è associata a stati patologici. I ricercatori hanno analizzato i siti di metilazione in tutto il genoma umano utilizzando campioni di sangue prelevati da circa 16.000 persone da 16 coorti reclutate nell'ambito del 'Charge Consortium' (Cohorts for Heart and  Aging researche in Genetic Epidemiology), uno studio avviato negli anni Settanta. In particolare i campioni ematici utilizzati provenivano da 2433 fumatori, 6518 ex, e 6956 persone che non avevano mai fumato.

Cattive e buone notizie. Il risultato? Che le metilazioni del Dna associate al fumo riguardavano oltre 7000 geni diversi, praticamente un terzo di tutti i nostri geni, che quelle più significative riguardavano geni collegati a patologie cardiocircolatoerie e a alcuni tumori, che negli ex fumatori la maggior parte di queste modificazioni tornava a livelli normali entro 5 anni dall'ultimo tiro di sigaretta, ma che alcune di esse persistevano anche per 30 anni oltre quella data. Suggerendo una possibile spiegazione al fatto che i danni del fumo possono manifestarsi anche a distanza di molto tempo dal momento in cui si dice basta.

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://www.repubblica.it/salute/ricerca/2016/09/26/news/impronta_tabacco_dna-148530439/

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)