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Non è mai tardi per smettere di fumare. Come avere più possibilità di farcela

Non è mai tardi per smettere di fumare. Come avere più possibilità di farcela

Non è mai tardi per smettere di fumare. Come avere più possibilità di farcela (ma da soli non funziona)

Numeri alla mano, le percentuali di successo di quanti riescono a smettere sono molto più alte se si chiede aiuto a centri specializzati e se si utilizzano metodi collaudati

Fumo, ma sto bene. Lo pensano in molti, anche per anni. Ma il «tabagista sano» non esiste: sintomi quali tosse, catarro e mancanza di respiro, ritenuti «normali» per un fumatore, soprattutto se anziano, e altre alterazioni meno direttamene visibili in realtà sono segno di una malattia respiratoria, cardiovascolare o metabolica in atto. O, peggio, di un tumore. Infatti il tabacco provoca ogni anno in Italia oltre 90mila morti. Ciononostante 10,9 milioni di italiani continuano ad accendersi una sigaretta ogni giorno e, secondo i dati dell’Osservatorio fumo alcol e droga dell’Istituto Superiore di Sanità, da anni il 30% dei connazionali tabagisti cerca di smettere senza successo. Complice lo stress, poi, durante la pandemia Covid le cose sono anche peggiorate, in particolare fra i teenager, e il numero dei fumatori è salito di un milione. Delle strategie più efficaci per riuscire nell’impresa e delle motivazioni che possono incentivare a dire addio alle sigarette si è parlato durante l’evento del Corriere della Sera «Il Tempo della Salute» durante l’incontro «Smettere di fumare. Come avere più possibilità di farcela», al Museo della Scienza e della Tecnica, con la partecipazione di Roberto Boffi, medico pneumologo, responsabile della Pneumologia e del Centro antifumo dell’IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, di Elena Di Cioccio, attrice, conduttrice televisiva e radiofonica e di Giulia Veronesi, consigliere della Fondazione Umberto Veronesi e direttrice della Chirurgia Robotica Toracica all’Ospedale San Raffaele di Milano. Smettere comporta una serie di vantaggi enormi, sia dal punto di vista fisico, sia psicologico ed economico. E non è mai troppo tardi: anche chi sviluppa un tumore legato al fumo, ad esempio al polmone, ne trae benefici immediati.

Tentare di smettere (e riuscirci): la testimonianza

Un esperimento interessante è quello tentato con il docu-reality «Domani smetto». Il programma era presentato da Elena Di Cioccio ed era realizzato al fine di insegnare ai telespettatori come smettere definitivamente di fumare. Si mostrava a dei fumatori incalliti cosa fossero disposti a fare per una sigaretta. E rendersi conto del livello a cui era arrivata la propria dipendenza poteva diventare una motivazione efficace per iniziare ad allontanarsene. «Abbiamo cercato di rendere i fumatori partecipi di un punto di vista diverso, rispetto al consueto gesto di portare la sigarette alla bocca. Abbiamo studiato una serie di giochi, che potessero mettere le persone a confronto con le conseguenze del fumo. Conseguenze non solo fisiche ma anche, ad esempio, sotto l’aspetto economico. Abbiamo fatto alcuni semplici calcoli, moltiplicando il numero di sigarette fumate nel corso degli anni per il costo di un pacchetto. Ebbene sono venute fuori cifre dai 10 mila ai 50 mila euro. E abbiamo chiesto ai partecipanti di immaginare che cosa avrebbero potuto fare con quella cifra. Alcuni sono riusciti a smettere, un po’ perché la famiglia li sosteneva e un po’ per motivi di salute. Ma altri non ce l’hanno fatta». La prima ad essersi riuscita è proprio la conduttrice, che racconta: «Ho iniziato a fumare molto presto, avevo circa 12 anni e ho fumato sempre. Era un gesto di ribellione. Ho smesso a 38». Una sfida vinta proprio in virtù di questo programma. «Smettere di fumare è molto complicato, serve una motivazione seria. È una battaglia che dura per tutta la vita. E il punto di vista culturale deve essere prioritario». Ai giovani lancia un messaggio:«Oggi la ribellione è volersi bene. Quando si realizza che la sigaretta non ti fa diventare forte ma ti distrugge, allora la prospettiva cambia».

La petizione al Parlamento di Fondazione Veronesi

«In media i fumatori muoiono 10 anni prima e il pericolo di malattie o decesso sale con l’aumentare delle sigarette fumate e diminuisce man mano che cresce il numero di anni in cui si è smesso di fumare – ha ricordato Giulia Veronesi —. Il fumo è fra le cause scientificamente certe di 25 diverse malattie, tra cui oltre 12 tipi di cancro. Ma queste informazioni sono spesso note ai tabagisti e per incentivare i più incalliti servono motivazioni “valide”, che possono variare anche in base all’età». Solo i più determinati e auto-disciplinati riescono a dire addio al tabacco da soli. Non è certo impossibile, ma secondo le statistiche solo tra il 4 e il 7 % di chi ci prova da solo (il fatidico «domani smetto») porta a termine l’impresa. Requisiti indispensabili sono comunque una ferrea forza di volontà e un’importante motivazione di base.Insieme ai divieti (come quelli di fumo anche in determinate zone all’aperto) e al costo elevato delle sigarette: due strategie che hanno dimostrato di funzionare.«Da qui nasce la petizione al Parlamento di Fondazione Veronesi per l’aumento del costo dei tabacchi di almeno 10 euro: accrescere il prezzo del tabacco è la prima misura efficace per ridurre i consumi, specie fra i giovanissimi, ma anche fra gli adulti — ha sottolineato l’esperta —. La prova? I sondaggi indicano che di fronte a un raddoppio del prezzo di un pacchetto, il 57% dei ragazzi dichiara che smetterebbe e il 40% cercherebbe di ridurre il numero di sigarette quotidiane».

I ragazzi

A fronte di oltre 93mila morti annue in Italia provocate dal fumo (circa 43mila delle quali per tumore) c’è un numero poco noto: più di un quarto dei decessi riguarda persone ancora giovani, fra i 35 ed i 65 anni d’età. Dagli ultimi rapporti dell’Istituto superiore di sanità emerge che quasi la metà dei giovanissimi fuma o svapa di tanto in tanto e che un minore su 10 è già tabagista abituale. Iniziano alle medie, alcuni alle elementari. Preferiscono le sigarette confezionate, ma cresce il consumo sia di quelle fatte a mano con il più economico tabacco sfuso sia delle e-cig. «Le punizioni e i divieti, sempre accompagnati da un dialogo che li motivi, possono servire quando il figlio è molto giovane e si ha ragione di credere che il suo fumare sia ancora abbastanza sporadico — ha spiegato Boffi —. È fondamentale spiegare ai ragazzi che si tratta di una dipendenza e spiegare loro la nocività del fumo passivo, vietando il fumo in tutta la casa. E ovviamente dando il buon esempio: se il genitore fuma deve smettere insieme al figlio. Altre motivazioni possono arrivare dall’attività sportiva e sessuale (il fumo diminuisce le prestazioni su entrambi i fronti) ed estetiche: pelle, capelli, denti risentono da subito degli effetti nocivi, che regrediscono rapidamente se si smette». E poi c’è il denaro, non a caso molti giovani e giovanissimi preferiscono comprare il tabacco trinciato e rollare da sé le sigarette. È bene far capire ai ragazzi quali e quante altre cose potrebbero fare con i soldi che utilizzano per fumare.

Gli adulti

Numeri alla mano, le percentuali di successo dei tabagisti che riescono a smettere sono molto più alte se si chiede aiuto a centri specializzati e se si utilizzano metodi collaudati.

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: https://www.corriere.it/salute/tempo-della-salute/notizie/non-mai-tardi-smettere-fumare-come-avere-piu-possibilita-farcela-ma-soli-non-funziona-d7fd9e72-3cb2-11ec-b9e5-1221e66a8d9b.shtml

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)