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Azzardo, la febbre da gioco non conosce età

Azzardo, la febbre da gioco non conosce età

Azzardo, la febbre da gioco non conosce età. Uno sportello per aiutare i nonni

Peculiarità del gioco d’azzardo tra gli anziani sono la disponibilità di denaro certo, maggior disponibilità di tempo libero, minori responsabilità familiari, necessità di uscire di casa e socializzare. In Lombardia l'attività dell'And con uno sportello ad hoc, in collaborazione con i comuni

 

ROMA - Essere saggi ed anziani a volte non basta per non cadere nella trappola della dipendenza da gioco d’azzardo. Sembra proprio che perdere il controllo sul comportamento di gioco d’azzardo non abbia età, e a nulla valgono conoscenze antiche. Questa fase della vita è spesso caratterizzata dalla perdita di ruoli sociali tradizionali: non più lavoratori, non più genitori, non più mariti, mogli può favorire vissuti di isolamento, solitudine, depressione. Il gioco d’azzardo può cominciare ad essere praticato per creare socialità, per alleviare questi vissuti oppure una occasione per provare emozioni e divertimento. Anche “avercela fatta nella vita” può non essere sufficiente. Peculiarità del gioco d’azzardo tra gli anziani sono la disponibilità di denaro certo (derivante da pensione, rendite, risparmi derivanti dalla vita lavorativa); la maggior disponibilità di tempo libero in una età in cui si gode ancora di buona salute; minori responsabilità familiari in quanto i figli sono ormai indipendenti; necessità di uscire di casa e socializzare; gli anziani sono attratti per lo più da giochi di intrattenimento passivo (es. macchinette, Gratta e Vinci, lotterie, bingo) presenti ovunque nel territorio. E i cambiamenti neurobiologici associati all’invecchiamento (es. demenza senile) possono rappresentare fattori di rischio ulteriori (es. sottovalutare i danni, ridotta memoria, ecc.).

 
Da una indagine pubblicata nel 2013 da Fipac Confesercenti, in Italia il 23,7% delle persone tra i 65 e 75 anni ha un problema di gioco problematico o patologico. La spesa media di ciascun giocatore risulta pari a 266 euro/mese.

A confermare questa premessa c’è il fatto che in questi mesi, da gennaio 2016, si sono rivolte allo Sportello Gioco d’Azzardo Problematico dell’Associazione And – Azzardo e Nuove Dipendenze numerose persone over 65, che hanno sviluppato in poco tempo un problema con il gioco d’azzardo, o sono venuti i loro familiari. “Nipoti preoccupati per i loro nonni o le loro nonne, figli adulti che non riconoscono più il proprio papà o la propria mamma, quei genitori che li hanno cresciuti facendoli diventare quelli che sono oggi, ‘gran lavoratori’ che superata la soglia della pensione hanno perso la propria identità lavorativa”, afferma l’associazione. Si sono ritrovate a sostare per un tempo lungo in quei luoghi dove dopo aver bevuto un caffè puoi giocare il resto alle macchinette, o usarlo per acquistare un gratta e vinci o giocare ogni cinque minuti al 10 e lotto. “Ma il tempo inesorabilmente trascorre – sottolinea l’And -, e i soldi investiti non sono più solo il resto del caffè; spesso viene giocata tutta la pensione. Attività, il gioco d’azzardo, che erode liquidazioni e mensili, nonché i soldi accumulati in quarant’anni di lavoro”.

(...omissia...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/510003/Azzardo-la-febbre-da-gioco-non-conosce-eta-Uno-sportello-per-aiutare-i-nonni

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)