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Il gioco d’azzardo è sempre più donna

Il gioco d’azzardo è sempre più donna

Il gioco d’azzardo è sempre più donna

In Italia, su 1,2 milioni di giocatori patologici più di un terzo (ossia più di 400mila) è costituito da donne. Ancora più numerose quelle che scommettono online: il 49% degli iscritti a sito di gambling è donna, secondo una ricerca dell’Osservatorio sui Giochi condotta su un campione di mille persone. Alla base ci sono anche motivazioni di tipo sociale e psicologico. Dati e considerazioni su un fenomeno in larga crescita

di Sibilla Dipalma

Bingo, slot machine, gratta e vinci. Il gioco d’azzardo è tornato di recente alla ribalta dopo che il Governo ha dichiarato l’intenzione di riordinare l’intero settore in Italia, eliminando le slot machine da bar e tabaccherie (entro il 2019 è previsto già un taglio del 30%). Un fenomeno che, se tradizionalmente era considerato un problema esclusivamente maschile, da qualche anno ha iniziato a tingersi di rosa. Basti pensare che oggi in Italia si stima che su 1,2 milioni di giocatori patologici, più di un terzo (ossia più di 400mila) è costituito da donne. Per dare qualche altro dato, secondo una ricerca dell’Osservatorio sui Giochi che ha coinvolto mille persone tra uomini e donne tra i 25 e i 65 anni iscritte a un sito online di gambling, la parte femminile rappresenta il 49% del campione. Tra i giochi preferiti  spiccano slot machine e blackjack, forse proprio perché, sottolinea l’indagine, permettono di effettuare più puntate in poco tempo. Per questo molte giocatrici si affidano alle due specialità nei momenti di pausa, quando nell’arco di un minuto si possono giocare almeno un paio di mani. A essere coinvolte nel gioco d’azzardo “sono soprattutto donne dai 50 anni in su e le straniere, spesso badanti provenienti da Russia, Ucraina, Sud America che guadagnano bassi stipendi, non hanno amicizie e hanno poco tempo da dedicare a se stesse”, sottolinea Fulvia Prever, psicologa, psicoterapeuta, nonché segretaria Alea (Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio) e responsabile progetto gruppo donne Sunncoop.

Il fascino oscuro del gioco
I motivi che spingono a cadere nel tunnel della dipendenza sono diversi. “In primo luogo la soglia bassissima di accesso a livello economico e poi il fatto che il bingo, le slot machine e i gratta e vinci, che rientrano tra i giochi più diffusi, hanno una caratteristica comune: la rapidità di giocata che crea dipendenza come nelle droghe”, spiega Prever. Un esempio arriva anche dall’estrazione del lotto che un tempo aveva una frequenza settimanale, mentre adesso è diventata istantanea. “È la velocità di stimolo-risposta che crea la dipendenza”. Alla base ci sono però anche motivazioni di tipo sociale e psicologico: molte ricorrono infatti al gioco per distrarsi. “Le donne hanno il maggior carico di pressione tra lavoro, famiglia, genitori anziani. Così ad esempio le sale bingo, che è ormai possibile trovare dappertutto in città, con il loro ambiente avvolgente, dove si può socializzare, rappresentano una sorta di fuga dalle incombenze quotidiane. È come essere in una sorta di trans, in una bolla di sapone dove non si pensa più e si dimenticano le pressioni e dove ci si prende una rivincita sul mondo maschile”. Aspetto spiegabile, quest’ultimo, con il fatto che spesso “queste donne hanno alle spalle una storia di violenza fisica e psicologica e devono sopportare una situazione difficile in famiglia”. Per cui il gioco viene vissuto “come un modo per risarcire se stesse e rivalersi nei confronti degli uomini”.

Un fenomeno sottovalutato
Un problema alimentato, secondo Prever, anche da un’offerta sempre più massiccia e in costante evoluzione, che propone questi giochi come un passatempo divertente, “insomma una vera e propria operazione di marketing puntata sulle donne”.
Una volta cadute nel tunnel, non è facile uscirne. Anche perché il tema dell’azzardo femminile è ancora sottostimato e poco studiato. “Il problema è che i luoghi in cui giocare sono dappertutto, dai bar con le slot machine e i gratta e vinci alle sale bingo e questo è un problema enorme”. Inoltre, spesso non si riesce a parlare di questo problema in famiglia “perché si dà per scontato che una donna non possa avere problemi di gioco. Così la maggior parte delle volte si arriva a chiedere aiuto solo quando si percepisce che è a rischio l’equilibrio economico o affettivo della famiglia”. In questo senso “offrire dei luoghi sicuri dove permettere a queste donne di aprirsi e di ritrovarsi può essere la strada giusta per aiutarle a uscire dal vortice della dipendenza”. A Milano, ad esempio, è nato il gruppo “Donne in gioco” che accoglie solo giocatrici problematiche con cadenza quindicinale all’interno di un oratorio mettendo a disposizione due psicoterapeute.

I CASI, LE STORIE
Beatrice, 50 anni
“Sono sposata, con figli, e per anni ho gestito un esercizio commerciale. L’attività economica a un certo punto non andava più bene e così ho iniziato a sperimentare il gioco con le slot machine, pensando in questo modo di poter dare una svolta alla mia situazione economica poco abbiente. Alla fine però ho rischiato di mandare l’intera famiglia sul lastrico. A quel punto ho deciso di parlarne con mio marito, che mi ha appoggiata nel percorso di disintossicazione dal gioco”.

Angela, 62 anni “In famiglia siamo sempre stati benestanti e ho sempre lavorato. Quando però un paio di anni fa sono andata in pensione dentro di me si è fatta largo la depressione. Mi mancavano il mio lavoro, il rapporto con i colleghi, il mio ruolo sociale, così sono entrata in crisi e ho cominciato a sentirmi sola. Con tutto quel tempo libero a disposizione, un giorno per curiosità ho provato una slot machine nel bar vicino casa e da quel momento non ho più smesso. Per me era diventato un anestetico di fronte al dolore e al senso di solitudine. A un certo punto mio marito mi ha  scoperta e mi ha portata in terapia, ma è voluto restarne fuori e ha preferito limitarsi a pagare i debiti che avevo contratto”.

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://d.repubblica.it/attualita/2016/10/21/news/gioco_azzardo_femminile_dipendenza_giocatori_patologici_gambling-3268283/

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)