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Open Evidence: le pubblicità nei giochi online aumentano il rischio di dipendenza nei minori

Open Evidence: le pubblicità nei giochi online aumentano il rischio di dipendenza nei minori

La pubblicità nei giochi online rappresenta un rischio di dipendenza dal gioco per i minori

Piera Sabidussi

Ora che Internet ha superato la televisione come mezzo pubblicitario in Europa, i minori rappresentano la categoria maggiormente esposta alle strategie di marketing online. Uno studio realizzato da Open Evidence, dell’Universidad Abierta de Cataluña (UOC) insieme alla London School of Economics and Political Science, finanziato dall’Unione Europea, ha messo in luce i rischi derivanti dalla “non protezione” dei minori di fronte ai giochi online e rivela che la maggior parte dei 25 giochi più popolari, contengono annunci che possono sortire effetti negativi nei comportamenti di questi ultimi.

Lo studio, dal titolo “L’impatto del marketing nelle reti sociali, giochi online e applicazioni mobile nel comportamento dei minori”, rappresenta una delle prime ricerche realizzate approfonditamente su scala europea per comprendere meglio la portata e gli effetti del marketing online tra i minori. Si è trattato di un’inchiesta che ha coinvolto 6.400 genitori tra i 25 e i 65 anni, padri e madri di bambini di età compresa tra i 6 e i 14 anni e in cui sono state condotte 16 riunioni di gruppo con ragazzi di 11 e 12 anni e genitori di 8 paesi europei (Francia, Germania, Olanda, Spagna, Polonia, Italia, Svezia e Regno Unito). Nello specifico è stata effettuata un’analisi approfondita dei 25 giochi online più popolari, tra cui gli advergames, creati da società che vogliono fare pubblicità al proprio marchio, o giochi in formato app, offerti dalle principali piattaforme: Apple iTunes, Google Play e Facebook.

Il professore dell’UOC, Francisco Lupiáñez, cofondatore di Open Evidence e ricercatore di questo progetto, ha spiegato che “lo studio ha confermato la necessità di una protezione più efficace ed omogenea dei minori come consumatori, e ha messo in rilievo nuove prove che aiutano a vederli come consumatori potenzialmente vulnerabili delle strategie di marketing che devono essere considerate sleali di fronte ad utenti come loro”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il pensiero di Augusto Zafra, psichiatra spagnolo esperto in ludopatia, che ha recentemente spiegato su Gaming Report che “le piattaforme che forniscono questi servizi adottano modelli di neuromarketing molto aggressivi e il più delle volte non esistono filtri di controllo sull’affidabilità degli accessi. Le persone inseriscono i loro dati personali senza un sistema che possa verificarne la veridicità. Inoltre, le piattaforme che erogano i servizi chiedono quanto basta per soddisfare i requisiti minimi o formalizzare il processo legislativo che garantisce la riservatezza dei dati e un comodo anonimato".

In generale, tutti i giochi analizzati, non presentano misure di protezione adatte alla comprensione dei ragazzini, quali ad esempio annunci di allerta affinché facciano una pausa o avvisi che li aiutino a distinguere gli annunci di gioco. La maggior parte delle misure di protezione sono destinate ai genitori con collegamenti alle politiche sulla privacy, condizioni di utilizzo o uno strumento di controllo parentale.

Le misure di protezione

I minori non ricevono lo stesso livello di protezione in tutta Europa contro i possibili effetti negativi del marketing online. Questo perché la commercializzazione rivolta a questo pubblico è regolata in modo leggermente diverso in ogni paese e i genitori applicano diversi modelli di monitoraggio delle attività online dei propri figli.

Nonostante un quadro giuridico globale, i progressi tecnologici e gli ambienti sociali online possono facilmente superare i regolamenti esistenti. L'autoregolamentazione del marketing per i minori è stato implementato in quasi tutti i paesi dell'Unione Europea come un modo flessibile per rispondere a questi sviluppi. Tuttavia, a volte queste iniziative vengono criticate perché non limitano adeguatamente limitare l'uso delle pratiche di marketing che risultano poco chiare sulle loro intenzioni commerciali e perché hanno una portata diversa in ogni paese.

La maggior parte dei genitori non considera il marketing come un rischio per il proprio figlio e pensa che non lo influenzerà. Di conseguenza, anche se svolgono un ruolo importante per proteggerli dai pericoli di Internet, spesso non sono sufficientemente preparati per affrontare la questione in maniera adeguata. Anche il modo in cui i genitori regolano il comportamento online dei propri figli varia a seconda del paese. Ad esempio, i genitori francesi sono meno coinvolti nelle attività online dei propri figli, mentre gli svedesi sono coinvolti sempre di più e applicano più restrizioni.

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://rosarossaonline.org/2016/06/13/la-pubblicit-nei-giochi-online-rappresenta-un-rischio-di_148875

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)