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Quell’ossessione per le slot che rovina tante famiglie

Quell’ossessione per le slot che rovina tante famiglie

 

Quell’ossessione per le slot che rovina tante famiglie

Gioco d'azzardo. In crescita i casi di ludopatia conclamati, ma il fenomeno è ancora più vasto. Il giocatore tipo è maschio, di mezza età e non sempre è colpa della crisi

Un po’ di colpa la crisi economica ce l’ha di sicuro, ma sarebbe troppo facile spiegare così, volgendo lo sguardo alla recessione, l’escalation che in regione hanno avuto i casi di ludopatie negli ultimi anni.

Casi di cui ognuno fa distratta esperienza quasi ogni giorno, accarezzando con noncuranza anonime spalle ricurve sulle macchinette d’azzardo che trovano ormai spazio in quasi ogni bar, utili come sono ad arrotondare il bilancio degli esercenti se non direttamente a farli sopravvivere. La maggior parte di quelle spalle resterà anonima per sempre ai servizi territoriali.

La convinzione che il gioco non sia una malattia è dura a morire e quando viene meno subentra ostinato un conflitto tra dignità e coscienza non facile da risolvere.

Chi ce la fa, arriva infine a chiedere aiuto, dopo una lunga via Crucis che l’anno scorso sono riusciti a portare a buon fine in 406 persone bussando alla porta dei servizi territoriali.

Tante se si pensa che è solo la punta dell’iceberg. Ancor più se si vanno a guardare i dati degli anni pregressi e se si pensa che il fenomeno investe il Friuli. Da sempre “salt, onest e lavoradôr”.

Stando all’ultimo documento elaborato dal tavolo tecnico regionale sul gioco d’azzardo patologico in collaborazione con l’assessorato regionale alla Salute negli ultimi due anni si è registrato un aumento esponenziale, in costante crescita, delle persone affette da ludopatie che si sono rivolte ai servizi.

Erano 335 nel 2013, passate a 390 nel 2014 e infine a 406 nel 2015, di cui il 37,2 per cento - 151 utenti - entrate in cura per la prima volta.

In relazione alla popolazione regionale, le persone con problemi di gioco d’azzardo patologico che si sono rivolte ai servizi sono pari allo 0,33 ogni mille abitanti, che sale a 0,50 se si vanno a guardare solo i maschi, mentre scende a 0,18 se ci si concentra sul gentil sesso.

 

Stratificando lo stesso dato sulle fasce d’età la concentrazione maggiore la si ha tra i 40 e i 59 anni. Sono dunque i maschi a cedere più spesso a questo canto delle sirene. Sui 406 utenti presi in carico dai servizi nel 2015, 295 erano maschi.

All’anagrafe l’età varia, anche se l’abuso come detto si concentra nella maturità. Sempre guardando alla platea degli utenti 2015, il 28,8 per cento ha tra i 50 e i 59 anni, il 24,14 per cento tra i 40 e i 49, il 23,65 per cento oltre 60.

Scendendo con l’età la consistenza del fenomeno si riduce, mai però fino a zero, segno che il problema esiste anche tra i giovani. Sotto i 19 anni pesa per appena l’1,23 per cento, ma tra i 20 e i 29 balza già fino all’8,62 per cento: significa che 35 (almeno) ragazzi sono rimasti invischiati a tal punto nel vortice del gioco da aver avuto bisogno (e trovato la forza) di chiedere aiuto.

 

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link:

http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2016/08/22/news/quell-ossessione-delle-slot-che-rovina-tante-famiglie-1.13996332

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)