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Alcol e giovani: allerta binge drinking

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ITALIA - Alcol e giovani. Relazione ministero Salute

Alcol e giovani, una relazione pericolosa e sempre più precoce. In Italia il consumo a rischio riguarda circa mezzo milione

di ragazzi e ragazze minorenni, sempre più attratti dal fenomeno del binge drinking, ossia il bere grandi quantità di alcol

nel giro di poche ore, apposta per ubriacarsi. Un vizio che si inizia a scoprire troppo presto, già a 11 anni. E' quanto

emerge dalla settima Relazione al Parlamento sugli interventi realizzati in materia di alcol, inviata dal ministero della

Salute ai presidenti di Camera e Senato, e pubblicata sul sito del dicastero di Lungotevere Ripa. In generale il consumo a

rischio riguarda il 15,8% degli italiani al di sopra degli 11 anni, per un totale di quasi 8 milioni e mezzo di persone.
Tanti, tra chi alza troppo il gomito, i minori circa 475 mila (il 18,5% dei ragazzi e il 15,5% delle ragazze al di sotto dei

16 anni) mentre in questa fascia il consumo dovrebbe essere pari a zero.
Circa 3 milioni gli anziani (il 44,7% dei maschi e l'11,3% delle femmine di oltre 65 anni), per i quali il consumo a rischio

coincide prevalentemente con il consumo giornaliero non moderato, soprattutto durante i pasti.
Un dato allarmante riguarda però il consumo di alcol lontano dai pasti. Una pratica che, secondo il rapporto del ministero,

negli ultimi 10 anni sta sempre più prendendo piede, soprattutto tra le donne.
Il binge drinking, modo di bere che ha origini nordeuropee, ha riguardato nel 2009 il 12,4% degli uomini e il 3,1% delle

donne ed è ormai abitudine stabilmente diffusa, soprattutto nella popolazione maschile di 18-24 anni (21% circa) e di 25-44

anni (17,4%). Pratica il binge drinking anche una buona percentuale di donne fra i 18 e i 24 anni (7,9%) e fra le

giovanissime di 11-15 anni il fenomeno appare più diffuso che fra i coetanei maschi.
Il consumo a rischio fuori pasto ha riguardato nel 2009 il 34,4% dei maschi e il 22,8% delle donne di età compresa fra gli 11

e i 25 anni. Già a 18-19 anni la quota dei consumatori è vicina a quella media della popolazione e la percezione della

disponibilità di bevande alcoliche è tra i giovani italiani fra le più alte in Europa.
Secondo il rapporto del ministero, quasi la metà (45,4%) delle diagnosi ospedaliere per patologia totalmente legata al

consumo di alcol riguarda persone di oltre 55 anni, ma da alcuni anni la percentuale di diagnosi alcol-correlate appare in

aumento nella classe di età 36-55 anni, mentre continua a diminuire nella fascia di età 15-35 anni. La percentuale di

diagnosi ospedaliere per cirrosi epatica alcolica si presenta in crescita da qualche anno in rapporto alle altre diagnosi di

ricovero alcolcorrelato, passando tra il 2000 e il 2008 dal 26,30% al 35%.
Gli alcol-dipendenti in trattamento nei servizi pubblici sono in costante aumento dal 1996 e nel 2008 ne sono stati rilevati

66.548.
Fra questi, la percentuale dei giovani al di sotto dei 30 anni rappresenta il 10,2% del totale, con un valore in crescita

rispetto a quello della precedente rilevazione (10%).
Nonostante la quota importante di popolazione esposta a una vasta gamma di rischi legati all'alcol (si legge nella nota

pubblicata sul sito del ministero della Salute) i dati della Relazione segnalano anche qualche positiva tendenza nell'

evoluzione di alcuni indicatori di rischio, in relazione sia alla popolazione più giovane (diminuzione dei consumi fuori

pasto tra i maschi di 14-17 anni, diminuzione degli atteggiamenti di tolleranza nei confronti dell'ubriachezza tra da i

giovani studenti di 15-19 anni, diminuzione della quota di giovani studenti che si ubriacano) che a quella anziana di oltre

65 anni (lieve diminuzione del consumo a rischio in entrambi i sessi).
Inoltre, si presentano in costante calo il tasso nazionale di mortalità per cirrosi epatica e quello di ricovero ospedaliero

per patologie totalmente alcolcorrelate. E ancora, appare in lieve calo da qualche anno la percentuale dei nuovi utenti al di

sotto dei 20 anni in trattamento nei servizi alcologici. Resta ferma infine la minore diffusione tra i giovani, rispetto ai

coetanei europei, di consumi a rischio quali i consumi frequenti, il binge drinking e le ubriacature.