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Bambini, già a un anno con il cellulare

Bambini, già a un anno con il cellulare

Bambini, già a un anno con il cellulare

Sondaggio del Centro per la Salute del Bambino Onlus sul rapporto fra infanzia e tecnologie digitali. Smartphone e tablet battono ormai la vecchia tv e spesso gli schermi vengono usati dai genitori per spegnere le bizze

di ELENA DUSI
 

IL CELLULARE nasce quasi con loro. Un bambino su cinque in Italia prende contatto con lui nel primo anno di vita. Fra 3 e 5 anni di età, l’80% delle piccole mani è ormai in grado di usare il telefonino di mamma e papà. Insieme al tablet, lo smartphone ha surclassato la “vecchia tv”.  Il primo sondaggio condotto nel nostro paese sulla diffusione delle tecnologie digitali fra i bambini al di sotto dei 5 anni arriva oggi dal Centro per la Salute del Bambino Onlus di Trieste in collaborazione con l’Associazione Culturale Pediatri. Quasi 1.500 questionari sono stati compilati da altrettante famiglie, in parte online in parte negli studi del pediatra.
 
Lo studio. Nel primo gruppo, quello che ha risposto online, la presenza dello smartphone in famiglia è arrivata a un rotondo 100% (la televisione è al 95%) e il tablet al 68%. Nel secondo anno di vita, il 60% dei genitori lascia usare il cellulare o lo smartphone ai figli e nella fascia fra i 2 e i 5 anni questa percentuale sale gradualmente fino a sfiorare l’80%.
 
Le tecnologie digitali, in realtà, non sono totalmente demonizzate dai pediatri (ma mai prima dei due anni di età, raccomandano gli autori della ricerca). A ottobre l’American Academy of Pediatrics aveva suggerito che guardare filmati di natura in rete, usare Skype con i nonni, ascoltare musica o cercare ricette per prepararle insieme poteva anzi essere positivo per i bambini. Purché il web non interferisse con sonno, pasti e compiti di scuola.
 
Con i genitori. Anche il Centro per la Salute del Bambino è su questa linea: “Quando la televisione, lo smartphone e il tablet vengono usati in modo appropriato e condiviso con i genitori sono utili per il divertimento, lo svago e lo sviluppo di alcune competenze”. Ma, soprattutto prima dei due anni, “le interazioni dei più piccoli con mamma e papà e il mondo che li circonda sono fondamentali per lo sviluppo”.
 
Giorgio Tamburlini, pediatra e presidente del Centro per la Salute del Bambino, ricorda però un effetto subdolo degli schermi. “Si tratta di studi su bambini più grandi, di 8-9 anni. Ma si osserva chiaramente che solo la carta permette quella sorta di “lettura profonda” in cui il cervello, leggendo, stabilisce connessioni con altre esperienze precedenti e attiva funzioni molto più complesse rispetto alla semplice scansione di un testo sul video. E questa è un’osservazione che non vale solo per i bambini. Chiunque può farla quotidianamente su se stesso”.
 
Gli adolescenti. Fra gli adolescenti, ha dimostrato uno studio del 2015 del network europeo coordinato dalla Cattolica di Milano “Net Children Go Mobile” oltre il 50% tiene il telefono acceso giorno e notte. Già a 9-10 anni il 26% ha un proprio computer portatile, l’11% uno smartphone e il 4% un tablet personale.  Quel che il rapporto della Cattolica aveva osservato fra i grandi, ha evidentemente basi solide anche nei piccoli. E buona parte dei genitori usa le tecnologie digitali per fare quello che tutti i pediatri sconsigliano: tenere buono un bambino che fa le bizze. Ricorrere a uno schermo per calmare un capriccio, infatti, non fa altro che incentivare comportamenti simili in futuro. Eppure il 30% dei genitori ricorre a questo espediente nel primo anno di età, per arrivare a oltre il 70% dopo “i terribili due”. La percentuale resta costante (segno che il comportamento si è ormai consolidato) nella fascia fra 3 e 5 anni. "I nuovi media - si legge ancora nel rapporto - rendono i bambini capaci di multitasking, ma riducono la loro capacità di attenzione, aumentando le difficoltà di concentrazione e comprensione".
 
Con mamma e papà. Una buona notizia è che due genitori su tre, in media, usano gli apparecchi elettronici insieme ai figli. E che l’abitudine agli schermi non esclude del tutto la lettura: apre un libro con i figli almeno 4 volte alla settimana il 58% delle famiglie che hanno partecipato al sondaggio attraverso i pediatri e il 77% di quelle che hanno completato il questionario online. Merito anche del programma “Nati per Leggere”, che cerca di promuovere la lettura (tramite la voce di mamma e papà) fin dai primi mesi di vita e fu fondato nel 1999 proprio dal Centro per la Salute del Bambino e dall’Associazione Culturale Pediatri, insieme all’Associazione Italiana Biblioteche.
 
(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://www.repubblica.it/salute/2016/12/22/news/bambini_gia_a_un_anno_con_il_cellulare-154682280/

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)