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Energy drinks: gli esperti consigliano una regolamentazione del mercato

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Gli energy drinks mettono le ali?

La pubblicità lo dice chiaro e tondo: un noto energy drink metterebbe le ali, ovvero sarebbe capace di fornire energia immediatamente disponibile sotto forma di un aumento di  attenzione e concentrazione…ma sarà del tutto innocuo?
Il consumo degli energy drinks è cresciuto in maniera esponenziale, fino ad arrivare a coprire il 20% del mercato delle bevande. Le marche pubblicizzate sono tante e tutte hanno una caratteristica in comune: un contenuto di caffeina che va da 50mg (contenuto modesto) fino ad arrivare a dosi allarmanti (505mg) per lattina o bottiglietta. Oltre alla caffeina gli energy drinks contengono estratti di guaranà, taurina e ginseng. Alcuni contengono anche aminoacidi, vitamine e carboidrati.
In Australia è stata condotta una ricerca volta a descrivere l’epidemiologia e la tossicità correlate al consumo di questi prodotti. Pare infatti che siano state fatte diverse segnalazioni di reazioni avverse all’uso: reazioni dovute alla presenza di caffeina. Un altro fattore di rischio di cui tenere conto è l’elevato contenuto di zuccheri (considerato l’aumento dell’obesità giovanile).
La ricerca è stata condotta sui dati raccolti (dal 2004 al 2010) dal NSW Poisons Information Centre, il più grande centro australiano che si occupa di avvelenamenti e intossicazioni. Le chiamate relative all’utilizzo di energy drinks sono state 297. I sntomi manifestati con maggiore frequenza sono: tachicardia, tremori, disturbi gastrointestinali, ischemia del miocardio, angina pectoris, insonnia, stress respiratorio e cefalea.
Spesso al contenuto di caffeina si aggiungono altre sostanze stimolanti o alcoliche, che fanno aumentare il rischio di effetti collaterali.
Il consumo di queste bevande è in aumento soprattutto tra gli adolescenti e il numero di unità utilizzate supera di molto i livelli massimi consigliati.
I ricercatori consigliano una regolamentazione del mercato, da portare avanti in parallelo all’aumento della consapevolezza del problema, attravesro diffusione dell’informazione. La commercializzazione dovrebbe avere un’etichettatura appropriata, contenente le avvertenze sanitarie, come previsto dalle compresse di caffeina, con cui condividono effetti e potenziali rischi.

 

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)