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L'abuso di alcool tra i giovani e il binge drinking: analisi di un fenomeno sociale

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L'abuso di alcool tra i giovani e il binge drinking
L'età della prima bevuta si abbassa vertiginosamente, le quantità di alcool non altrettanto. Un fenomeno solo italiano? Purtroppo no, siamo

nella media europea, dove i giovani si "divertono" bevendo fino spesso a svenire. Quanto è pericoloso tale comportamento? Da cosa dipende?
Il fisico di un individuo giovane non è in grado di metabolizzare l'alcool come quello di una persona adulta: ciò comporta molti più danni

alla salute rispetto ad un uomo o una donna più in là con gli anni, nei quali l'abuso risulta essere comunque nocivo.
Nei paesi dell'Unione l'età in cui i giovani iniziano a consumare alcoolici si aggira attorno ai 14 anni e mezzo: l'Italia non è da meno,

anzi ha ottenuto il primato europeo per l'età della prima sbornia tra i giovani. Nel Bel paese si inizia a bere in media a 12 anni con

percentuali sbalorditive: tre ragazzi su quattro consumano abitualmente alcool il sabato sera con gli amici, in particolare uno di questi tre

più di 5 bicchieri e altri due non meno di 3. Più si va avanti con l'età, più il fenomeno si ingrandisce: a ridosso della maggiore età, il

50% dei giovani beve e si ubriaca regolarmente. Molti di loro non sono in grado di porsi un limite e non sanno la quantità di alcool che il

loro fisico può sopportare, finendo in ospedale privi di sensi o addirittura in coma etilico. Inoltre, aumenta il numero dei giovani che beve

anche fuori pasto: un ragazzo su tre e una ragazza su cinque assumono alcool a stomaco vuoto per amplificarne l'effetto e sentirsi ubriachi

molto più in fretta.
Eclatante è l'esempio della Spagna, inventrice del botellon, una bottiglia in plastica contente un miscuglio di alcool diversi che i giovani

sono soliti portarsi dietro nelle lunghe serate in giro per le città. Il 10% degli alcolisti in questo paese ha meno di 30 anni: vivono in

famiglie in cui bere è la normalità, soprattutto durante i pasti, e rimane un'abitudine che mantengono anche fuori le mura domestiche. Ogni

anno si registrano più di duecento casi di coma etilico giovanile, dato piuttosto allarmante che porta la Spagna al primo posto per consumo

di alcool tra i giovani e nel week end, complice anche il prezzo molto basso rispetto ai colleghi europei. Il governo cerca di arginare il

fenomeno vietando proprio il botellon (come a Madrid e Valenzia) ma in alcune città rimane legale: è il caso di Granada, in cui è nato

addirittura il bottellódromo per volere del Sindaco della città, che ha adibito uno spazio apposito per coloro che vogliono ubriacarsi

"tranquillamente".
Diverso è il caso della Finlandia, dove i controlli della polizia sono più severi e frequenti: i giovani aggirano i rischi di mettersi alla

guida ubriachi usufruendo dei mezzi pubblici per spostarsi da un bar all'altro, senza quindi rinunciare alle bevute; nel paese con il più

alto tasso di suicidi in Europa, almeno in questo ambito i ragazzi sembrano dotati di senso civico (che maschera probabilmente la paura di

perdere la patente o di farsi sequestrare il mezzo).
Il binge drinking
Tra i giovani, particolarmente di sesso maschile si è andata diffondendo la moda del binge drinking, ovvero del bere quantità importanti di

alcool fino, ovviamente, ad ubriacarsi. Ad intossicarsi di alcool sono ragazzi con un'età che non va oltre i 24 anni, mentre la percentuale

delle ragazze che pratica questa "tecnica" è leggermente inferiore: meno del 5%, contro il 13% dei ragazzi, dati che restano molto poco

confortanti vista la fascia d'età piuttosto bassa. Dare di stomaco, stramazzare al suolo privi di sensi, strillare e "fare casino" sono

diventati un must per i giovani che popolano le vie delle città il fine settimana: in fenomeno in crescita, alimentato dal mix di

stupefacenti di ogni sorta e cocktail tra i più pesanti. Più la disponibilità di denaro è elevata, più ci si avvicina a miscugli pericolosi,

meno soldi si hanno più ci si limita a quello che si trova in giro nelle comitive, con effetti non sempre meno devastanti. Il termine blinge

drinking è stato coniato però in Irlanda, che dal punto di vista della relazione tra i giovani e l'alcool non se la passa di certo meglio del

resto dell'Europa, anzi: in Irlanda la lobby più potente è quella degli alcolici e nonostante le campagne di sensibilizzazione contro l'

alcolismo giovanile, quest'ultime non hanno (ovviamente) alcun interesse ad arginare il fenomeno e non prendono nessun provvedimento in

materia. Il risultato è che la parte della popolazione più debole e influenzabile, i giovani, hanno a disposizione ogni tipo di bevanda a

qualsiasi ora del giorno e della notte a prezzi accessibili, scadendo poi in pratiche sempre più estreme per raggiungere lo sballo, come l'

eyeballing.
Questi si assuefanno presto, aiutati anche dalle cosiddette "alcopop", bevande con una gradazione alcolica compresa tra i 5 e i 6 gradi che

possono essere reperite ovunque e che fanno avvicinare sempre prima gli adolescenti allo sballo. Il fenomeno, in Italia, si estende anche in

classe: durante la lezione di storia o di latino sono sempre di più i ragazzi troppo ubriachi per restare attenti e che spesso, anche a causa

del mix di droghe, non sono in grado di riconoscere i propri compagni e nemmeno di ottenere un buon rendimento scolastico.
Pericoli diretti e indiretti
Oltre al rischio di entrare in coma e i danni a carico di fegato, stomaco e cuore, non sono da sottovalutare i rischi indiretti della sbronza

a tutti i costi: mettersi alla guida di motorini, minicar o automobili è pericoloso se al volante c'è qualcuno che ha bevuto così tanto. Sono

in aumento le morti tra i giovani sotto i 25 anni dovute ad incidenti stradali avvenuti sotto effetto di alcool; inoltre, atteggiamenti

irresponsabili possono essere anch'essi la causa di incidenti mortali, come gettarsi da muretti o marciapiedi, camminare in mezzo alla strada

e attraversare senza assicurasi che non ci sia una macchina che stia passando.
Come si può intervenire? C'è chi addita le pubblicità degli alcolici come fuorvianti, spingendo i giovani ad associare una maggiore

accettabilità sociale con l'effetto disinibente dell'alcool. Ed è proprio questo il nodo centrale della questione: in una società sempre più

individualista in cui fare parte di un gruppo è diventato vitale, l'alcool viene utilizzato sempre più per raggiungere questo scopo, facendo

passare in secondo piano le strategie di comunicazione classiche che impongono una personalità energica in grado di relazionarsi col

prossimo.
Credendo che il futuro non sarà in mano di coloro i quali sono capaci solo di bere per divertirsi, esortiamo le famiglie e i governi a

prestare più attenzione alle nuove generazioni, che chiedono con tutta la loro forza di essere ascoltate.
Luisa Fioravanti


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)