338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

Scientific American: che cosa sono le smart drugs?

Scientific American: che cosa sono le smart drugs?

 

Che cosa sono le smart drug, le sostanze (legali) per diventare più intelligenti

 

Sostanze psicoattive perfettamente legali (almeno per ora) in grado di migliorare apprendimento e memoria. Ma c’è un rovescio della medaglia

Il loro nome ufficiale è nootropi – da nous, cioè intelletto, e tropein, cambiare. Ma sono più conosciuti come smart drug, ovvero farmaci intelligenti. Il loro scopo dovrebbe essere quello di aumentare (o, più genericamente, alterare) le capacità cognitive di chi li assume, potenziando il rilascio di agenti neurochimici, migliorando l’apporto di ossigeno al cervello e stimolando la crescita nervosa. Come avviene per le sostanze dopanti in ambito sportivo, naturalmente, le smart drug fanno gola a moltissimi. Un desiderio difficilmente biasimabile: l’idea che ingerendo una pillolina si possa superare più facilmente un esame, o diventare imbattibili a scacchi, o mandare a memoria in quattro e quattr’otto l’intero elenco telefonico è molto più attraente rispetto a quella di sgobbare per ore su libri e manuali. Ma se per alcune di queste sostanze la scienza ha effettivamente certificato una certa efficacia – almeno limitatamente a particolari aspetti, come memoria e attenzione, e per periodi limitati di tempo –, per altre, invece, le evidenze finora raccolte dicono ben altro: nessun effetto benefico, o addirittura effetti collaterali gravi.

 

E purtroppo, come ha fatto notare di recente Scientific American, la maggior parte di queste sostanze non è sottoposta allo stringente iter regolatorio che devono seguire i farmaci (proprio perché la maggior parte, tecnicamente, non sono farmaci): è sufficiente che i produttori dimostrino che questi non causano direttamente malattie o altri problemi, senza dover specificare alcunché sulla loro efficacia.

Smart di nome e di fatto
Con i termini smart drug si indicano in realtà moltissimi tipi di prodotti, tra cui medicinali veri e propri, estratti vegetali, integratori alimentari e altri intrugli più o meno artigianali. Come ha recentemente specificato l’Istituto superiore di sanità in un ampio report, nonostante il crescente interesse dell’opinione pubblica sul fenomeno, persiste ancora una grande confusione sul tema, legata soprattutto alla terminologia utilizzata: “Si parla infatti”, dice il rapporto, “contestualmente di droghe vegetali, droghe etniche, droghe endobotaniche, droghe naturali, biodroghe […] Per taluni, il termine smart drug indica una serie di bevande energetiche o pastiglie stimolanti (che tentano di simulare l’effetto dell’ecstasy) che assicurano effetti eccitanti pur rimanendo nella legalità (caffeina, ginseng): vengono proposte e consumate soprattutto in ambienti giovanili (discoteche, rave party etc.). Per altri, le smart drug si confondono molto più con droghe naturali o droghe etniche, confinando il loro consumo ad altri ambienti. In realtà, sembrerebbe che l’espressione prenda origine dal fatto che le smart drug sono le droghe furbe perché non perseguite o perseguibili dalla legge, in quanto non presenti come tali o come principi attivi in esse contenute nelle tabelle legislative delle corrispondenti leggi che proibiscono l’uso di sostanze stupefacenti e psicotrope”.

 

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link:

https://www.wired.it/scienza/medicina/2017/03/17/smart-drug-sostanze-legali-intelligenza/

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)