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Tutti al computer: in aumento i problemi di vista nei bambini

Tutti al computer: in aumento i problemi di vista nei bambini

Si chiama affaticamento degli occhi ed indica un insieme di disturbi in continuo aumento anche a causa del crescente numero di ore trascorse davanti a computer o, peggio ancora, smartphone e tablet che richiedono un uso a distanza ravvicinata e per questo impongono agli occhi uno sforzo maggiore. Ad essere particolarmente vulnerabili sono i giovani e giovanissimi, nei quali  

«l’affaticamento può essere determinato anche da difetti visivi non corretti, ognuno dei quali si ripercuote negativamente sull’attenzione e sull’apprendimento» precisa il professor Francesco Loperfido, responsabile del servizio di oftalmologia generale dell’Ospedale San Raffaele di Milano.  

 

L’occhio del bambino è fisiologicamente ipermetrope, ma con la crescita questa condizione tende a sparire. «Il suo permanere induce i disturbi tipici dell’affaticamento visivo sono bruciore e stropicciamento degli occhi, mal di testa e svogliatezza». 

 

INDIVIDUARE I DIFETTI VISIVI  

Compito dei genitori è quello di osservare il comportamento e la postura del proprio figlio per individuare eventuali problemi. In caso di miopia, ad esempio, il bambino resta chino sul quaderno e, al momento di leggere la lavagna, solleva lo sguardo ma la sua messa a fuoco è un po’ tardiva tanto che «può perdere la sincronia con le parole dell’insegnante» spiega il professore. Tale ritardo complica l’apprendimento. Anche l’astigmatismo, che colpisce tra il 15 e il 25% dei più giovani, si può smascherare individuando eventuali difficoltà di lettura. È in età scolare infatti che vengono a galla problemi di cui non ci si era mai accorti, ma «solo con una diagnosi precoce e il pronto intervento di correzione di questi difetti si evita il peggioramento dei disturbi». 

 

L’AFFATICAMENTO VISIVO  

Secondo l’American Optometric Association, l’83% dei bambini usa gli schermi digitali per 3 o più ore al giorno; ogni americano possiede in media quattro dispositivi digitali, sui quali trascorre 60 ore a settimana, tanto che il 70% soffrirebbe di affaticamento visivo («digital eye strain») che oltre all’irritazione degli occhi, determina mal di testa e dolori al collo e alla schiena. 

 

QUALI GLI EFFETTI A LUNGO TERMINE?  

L’uso massiccio di dispositivi digitali è un fenomeno piuttosto recente. Fin qui, non esistono approfondimenti epidemiologici del loro futuro impatto sulla vista dei più giovani. «Questi screening di popolazione ci diranno fino a che punto questi dispositivi nuocciono all’occhio giovane», spiega Francesco Loperfido, consulente della Commissione Difesa Vista, un organismo nato nel 1972 con l’obiettivo di dare informazioni, in maniera corretta e puntuale, riguardanti la salute della vista.  

 

LIMITARE L’USO DEI DISPOSITIVI ELETTRONICI  

Se è impossibile al momento stabilire le reali conseguenze di queste nuove abitudini, comunque esistono già le prime indicazioni che suggeriscono cautela. «Bisognerebbe sospendere l’utilizzo dopo 4-5 ore» spiega Loperfido, che distingue tra computer e tablet, «quest’ultimo costringendo una messa a fuoco più ravvicinata, sui 25cm, rispetto ai 45cm dello schermo del computer». 

 

Inoltre, una minaccia è costituita dalla luce blu dei dispositivi che, oltre ad interferire con i ritmi di sonno e veglia rendendo faticoso l’addormentamento, sarebbe nociva per gli occhi: «i primi risultati mostrano che determina un accumulo di danni a livello retinico che potrebbe portare alla degenerazione maculare della retina» spiega il professore. «Esistono già in commercio degli occhiali con lenti in grado di proteggere verso questo spettro di luce, perché andate incontro a trattamento sulla superfice interna, esterna o su entrambe, e sarà a breve in commercio una lente bianca in grado di arrestare del tutto questa luce».

 

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link:

http://www.lastampa.it/2016/05/05/scienza/benessere/tutti-al-computer-in-aumento-i-problemi-di-vista-nei-bambini-N5D8WSY5VlYgfmFCqMBX9M/pagina.html

 

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)