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United Nations Office on Drugs and Crime: dipendenza da benzodiazepine

 United Nations Office on Drugs and Crime: dipendenza da benzodiazepine

 

Dipendenza da benzodiazepine, chi sono i tossici da "ansia e insonnia"

Quando penso a un “tossico” immagino un ragazzo che si sfinisce di cannabis, un uomo che tira di cocaina o allo straziante scenario degli anni ’80 in cui i giovani morivano di overdose di eroina per le strade. Ora la strada è stata ripulita dall’eroina, la cocaina è diventata a buon mercato, ti frigge il cervello ma non ti ammazza e la vera preoccupazione sono le droghe sintetiche e i farmaci oppioidi. 

Quello che mi ha lasciata piuttosto sconcertata è che esiste un abuso di benzodiazepine: quelle molecole per ansia e insonnia che, a causa del basso livello di tossicità, sono considerati innocue. E invece, se assunte in eccesso, sono una goccia che scava la roccia nell’organismo umano.  

Lo United Nations Office on Drugs and Crime (Unodc) ha citato le benzo come una delle minacce emergenti di salute pubblica. Perché sono in grado di determinare una assuefazione molto rapida. Ecco perché le linee guida che ne caldeggiano l’utilizzo per brevi periodi, al massimo 2 settimane per l’insonnia grave e massimo 4 per l’ansia severa. 

Il lormetazepam è uno dei principali indagati: la sua forma in gocce sembra correlata alla maggior parte dei casi di abuso da alte dosi di benzodiazepine mentre non accadrebbe lo stesso con le compresse, secondo quanto riferito da uno studio pubblicato lo scorso anno su Internal and Emergency Medicine (giornale ufficiale della Società italiana di Medicina Interna) da un gruppo di ricerca dell’Università di Verona.

Iniziano ad assumere benzodiazepine per eliminare l’ansia, la stanchezza o l’insonnia pensando che in questo modo miglioreranno le performance sul lavoro.

“Assunti a dosi moderate e in modo intermittente per periodi limitati sono farmaci tra i più sicuri a nostra disposizione” spiega Fabio Lugoboni, Responsabile dell’Unità Madicina delle Dipendenze del Policlinico GB Rossi di Verona “vi è poi l’esercito di coloro che fanno fatica a staccarsi da un uso moderato e nei limiti dei dosaggi prescritti ma che assumono a lungo termine, ne sono dipendenti ma rimangono nei dosaggi consigliati. Una minoranza invece, la più preoccupante, assume dosi sempre maggiori sino a non controllarne più l’utilizzo: abbiamo descritto casi di uso cronico quotidiano di dosi sino a 150 volte quella massima raccomandata”. 

Proviamo a spiegare quello che accade: nel cervello abbiamo dei recettori a cui si legano le benzodiazepine, ma se l’uso è prolungato questi perdono sensibilità, reagiscono sempre meno al farmaco e il soggetto per ottenere lo stesso effetto deve continuare ad aumentare le dosi. Ovviamente nonostante non si verifichino effetti di tossicità acuta le conseguenze non tardano ad arrivare: problemi di memoria, mancanza di concentrazione, incidenti domestici e stradali.

Qualche volta tentano di smettere da soli procurandosi una sindrome da astinenza tutt’altro che piacevole: sudorazione, tachicardia, tremori, ma anche nausea, vomito e allucinazioni sino alle convulsioni che mettono a rischio la vita.  

In oltre 1100 pazienti ammessi al ricovero presso Centro per le Dipendenze dell’Università di Verona, da gennaio 2003 a giugno 2018 si è visto come il lormetazepam, sia quello più soggetto ad abuso (dal 57% dei pazienti, che nel 97,3% dei casi lo assume in gocce (contro i 13 casi da abuso di compresse). 

Altro dato saltato all’occhio dei ricercatori è il progressivo incremento dei consumatori di alte dosi di benzo passati da 3 casi nel 2003 a oltre 70 nel 2018. Ma chi sono i soggetti che ne abusano? Soggetti con livello socioeconomico elevato, in genere professionisti con attività stressanti di età media di 45 anni che assumono anche una o due boccette al giorno o decine di compresse.



(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link:

https://www.huffingtonpost.it/entry/dipendenza-da-benzodiazepine-chi-sono-i-tossici-da-ansia-e-insonnia_it_605dc11ac5b65d1c28149c58

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)