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News di Alcologia

L'alcol nel mondo del Calcio

L'alcol nel mondo del Calcio

L'ALCOL NEL MONDO DEL CALCIO

Nella nostra riflessione vogliamo mettere in particolare rilievo i rischi che corrono alcune categorie di sportivi in quanto particolarmente esposti a pressioni psicologiche ambientali, personali e mediatiche.  A volte nel tentativo di cercare un sollievo alla tensione o, trascinato dalle lusinghe del successo a praticare stili di vita poco adatti alla vita sportiva (frequenza di locali, vita notturna o sregolata, uso di sostanze psicoattive ecc.), l’atleta può essere tentato al consumo di sostanze che, al momento procurano vantaggi ma che, nel tempo e col prolungarsi dell’uso, gli creeranno sicuramente dei problemi. In alcuni casi la presenza di fattori di rischio (genetici, biologici, psicologici e, come già detto, sociali) può portare all’abuso o perfino al restare prigionieri della, o delle sostanze psicoattive sviluppando quel micidiale fenomeno che viene definito “dipendenza”.


Che ci siano fattori di rischio è ormai certo. Una recente inchiesta della Fifpro (Federazione internazionale  dei calciatori professionisti) sostiene che circa il 26% dei calciatori professionisti soffre di depressione, con percentuali che raggiungono il 40% fra gli ex calciatori. I problemi di alcol, secondo questo  studio, ammonterebbero al 19% del campione preso in esame (180 giocatori in attività).


Lo studio sottolinea anche che il problema è molto più grave nei calciatori che hanno terminato la loro attività. In questi, il cambio di vita, il doversi ricostruire un’immagine diversa e trovare una nuova organizzazione della propria esistenza, crea scompensi che, a volte, possono portare sofferenze e difficoltà.


Il sondaggio della Fifpro ha mostrato anche che fra gli ex giocatori intervistati (121 soggetti) il 39% aveva manifestato depressione o ansia, il 42% ammetteva “comportamenti sbagliati”, il 32% problemi di alcol.


Le conseguenze sono gravi per i diretti interessati che spesso vedono crollare la loro carriera o assistono alla rovina della loro vita e di quella delle loro famiglie.  Gli effetti negativi della patologia alcolica sul singolo possono ricadere anche a livello del gruppo (la squadra, la società sportiva) di cui il calciatore fa parte. La compagine sportiva, proprio in quanto gruppo, è un meccanismo estremamente delicato che risente in modo sensibile degli apporti dei singoli e di quanto succede all’interno e intorno alla squadra. Anche un solo membro che fa uso di sostanze che alterano la sua psiche o i suoi comportamenti, è in grado trasmettere all’intero gruppo messaggi negativi, che si ripercuotono sull’unità e sull’armonia di tutta la squadra con grave danno per i risultati.


I casi di calciatori precipitati in questo baratro purtroppo non sono rari o sconosciuti.  E’ nota l’esperienza drammatica di George Best, giudicato il miglior giocatore nordirlandese di tutti i tempi, premiato col  “Pallone d’oro” nel 1968. La sua dipendenza dall’alcol lo portò ad un calvario che gli distrusse il fegato e lo obbligò a subire un trapianto. Nonostante questo, non riuscì a smettere di bere e le sue condizioni peggiorarono sempre più fino alla morte avvenuta nel 2005. Non sono state dimenticate le sue parole pronunciate poco prima di morire “Don’t die like me” “Non morite come me”.  O, ancora, la storia del talentuoso Paul Gascoigne, che ha visto la sua carriera e la sua vita distrutte dall’alcol, che lo ha portato a dissipare le sue sostanze e a passare da un ricovero all’altro con problemi legali, sociali e di salute. Tanti altri sono i casi che potremmo citare da Adriano a Edmundo, da Romario a Diego Maradona, da Cicinho a Van der Meyde, tutti con il loro dramma e la vita devastata da alcol e droghe.


(...omissis...)


Dr. Michele Sforza
Direttore del Servizio di Alcologia Ce.S.Te.P.
Casa di Cura “Le Betulle”, Appiano Gentile (CO)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://www.contaibicchieri.it/news/alcol-nel-mondo-del-calcio/


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)