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L'uso cronico di cannabis danneggia l'efficienza intellettuale?

L'uso cronico di cannabis danneggia l'efficienza intellettuale?

L'uso cronico di cannabis danneggia l'efficienza intellettuale?

    La Cannabis esercita i suoi principali effetti sul sistema nervoso centrale (SNC), sia fumata che ingerita. Le sue proprietà psicoattive sono la ragione per cui è usata a fini voluttuari in molte parti del mondo. Gli studi sugli effetti acuti della cannabis nell'uomo suggeriscono che il sistema dei recettori dei cannabinoidi può essere implicato nella regolazione dell'umore, emozioni, attenzione, memoria, e molte altre funzioni cognitive. Ciò che non è ancora accertato è la misura in cui ciascuna di queste funzioni, e invero il sistema dei cannabinoidi endogeni e gli stessi recettori, sono influenzati dall'uso prolungato di cannabinoidi esogeni.

Le attuali evidenze, derivate dalla ricerca sia sugli animali che sugli uomini, suggeriscono che esse non sono sostanzialmente danneggiate nel lungo termine, ma ci sono alterazioni nelle loro funzioni

    Non è chiaro in che misura gli effetti cognitivi e psicologici dell'uso a lungo termine della cannabis possano influenzare la vita quotidiana, benché gli stessi consumatori di cannabis si lamentino di problemi di memoria, concentrazione, perdita di motivazione, paranoia, depressione, dipendenza e letargia.

Schwenk (1998) ha dedotto che non c'è una chiara relazione causale fra l'uso di cannabis e la performance sul lavoro. La natura dei deficit cognitivi come rilevata dai tests psicologici suggerisce che i consumatori a lungo termine hanno prestazioni ragionevolmente buone nei compiti abituali della vita quotidiana, benché possano essere più distraibili. E' possibile incontrare difficoltà nell'esecuzione di compiti complessi che sono nuovi o non possono essere risolti dall'applicazione automatica di conoscenze precedenti, o con compiti che si basano molto sulla componente memoria, o richiedono pianificazione strategica, o l'esecuzione di più compiti contemporaneamente

    La misura in cui tali deficit cognitivi possano essere recuperati dopo la cessazione dell'uso è anch'essa sconosciuta, ma ricerche sono in corso.
  

    Il processo cognitivo più chiaramente colpito dalla marijuana è la memoria a breve termine.

Negli studi di laboratorio, i soggetti sotto l'influenza della marijuana non hanno problemi a ricordare le cose imparate in precedenza. Tuttavia, essi mostrano una diminuita capacità di imparare e richiamare nuove informazioni. Questa diminuzione dura per tutta la durata dell'intossicazione. Non ci sono prove convincenti che un pesante uso di marijuana a lungo termine danneggi permanentemente la memoria o altre funzioni cognitive

    Negli ultimi 30 anni, i ricercatori hanno trovato, al massimo, piccole differenze cognitive fra i consumatori cronici di marijuana e i non consumatori, e i risultati differiscono sostanzialmente da uno studio all'altro. Sulla base di queste evidenze, non sembra che l'uso a lungo termine di marijuana causi un danno permanente alla capacità intellettuale.


(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.cannabis-med.org/italian/faq/13-cognition.htm


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)