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News di Alcologia

Comorbilità tra disturbi da uso di alcol e disturbi mentali in asse I

Comorbilità tra disturbi da uso di alcol e disturbi mentali in asse I

Comorbilità tra disturbi da uso di alcol e disturbi mentali in asse I

Il concetto di comorbilità, introdotto da Feinstein (1970) per indicare l’insorgenza di un’entità clinica precedentemente o durante il decorso di una condizione “indice” sotto studio, in psichiatria definisce la presenza di più di un “disturbo” specifico in un medesimo soggetto durante un periodo di tempo definito (Burke et al., 1990); l’associazione, quindi, tra sindrorni psicopatologiche significative e non tra sintomi isolati (Wittchen, 1996).


In campo alcologico tale definizione ìmplica l’esistenza dì un’associazione tra Disturbi da Uso di Alcol (DUA) e un qualunque Altro Disturbo Mentale (ADM), definito dai sistemi nosografici attuali; in particolare il DSM-IV dell’American Psychiatric Association distingue all’interno dei disturbi correlati all’uso di alcol:


- Disturbi da uso di alcol, che descrivono una modalità patologica di uso della sostanza (Abuso o Dipendenza),


- Disturbi indotti dall’alcol, che dipendono dalle alterazioni fisiopatologiche causate dalla tossicità della sostanza, sia reversibili (Intossicazione alcolica, Astinenza alcolica, Delirium da intossicazione o da astinenza, Disturbo psicotico indotto, Disturbo dell’umore ìndotto, Disturbo d’ansia indotto, Disfunzione sessuale indotta, Disturbo del sonno indotto, Disturbo correlato all’alcol non altrimenti specificato (NAS), sia persistenti (Demenza persistente indotta, Disturbo amnestico persistente indotto).

La natura categoriale e multiassiale ditale sistema classificativo consente di distinguere una comorbilìtà psichiatrica di Asse I, una comorbilità psichiatrica di Asse Il ed una comorbilità somatica in Asse III nel caso in cui il DUA si associ rispettivamente a manifestazioni psicopatologiche indipendenti dagli effetti della sostanza, ad alterazioni di personalità, a condizioni di interesse medico.

Per la determinazione di corretti tassi di comorbilità tra DUA e ADM nella popolazione generale, prenderemo in considerazione due studi di epidemiologia psichiatrica realizzati negli USA su vasta scala, con metodologie sistematiche di campionamento e valutazione:


- lo studio ECA (Epidemiological Catchment Area), realizzato reclutando circa 20.000 soggetti a domicilio e presso centri di trattamento, di età superiore ai 18 anni, valutati con l’intervista DIS secondo i criteri del DSM-III (Regier et al., 1990);
- lo studio NCS (National Comorbidity Survey), realizzato su 8.000 circa soggetti, reclutati a domicilio e presso istituzioni scolastiche, non trattati, di età compresa tra i 15 ed i 54 anni, esaminati secondo i criteri del DSM-III-R mediante una versione modificata dell’intervista CIDI (Kessler et al., 1997).

Comorbilità tra disturbi da suo di alcool e disturbi dell’umore. Dati epidemiologici

 

 

 

Diversi studi indicano un tasso di comorbilità significativamente elevato tra DUA e disturbi dell’umore. I risultati dello studio ECA rilevano la presenza di disturbi affettivi nel 13.4% di soggetti con diagnosi di DUA (rispetto ad un tasso di prevalenza di 7.5% tra soggetti non diagnosticati come abusatori o dipendenti) e diagnosi di DUA nel 2 1.8% degli individui con un disturbo dell’umore, con OR di 1.9. La comorbilità è maggiore per i disturbi bipolari, con odds ratio (OR) superiore a 5 (Regier et al., 1990); nei campioni clinici, sino al 50% dei soggetti con diagnosi di disturbo bipolare presenta abuso alcolico al momento del ricovero.

 

 


Nello studio NCS il tasso di prevalenza di disturbo dell’umore raggiunge rispettivamente il 10.2% ed il 34.5% negli uomini e nelle donne con diagnosi di DUA; tra i soggetti con diagnosi di dipendenza il 28.1% degli uomini ed il 53.5% delle donne presenta comorbilità per disturbi dell’umore (Kessler et al., 1997).

Simili risultati furono ottenuti da Spaner et al. (1994) in uno studio condotto su un campione di 3258 soggetti adulti, che confermò l’esistenza di una significativa associazione tra depressione maggiore e dipendenza da alcool: nel 30.5% dei soggetti con disturbo affettivo erano soddisfatti anche i criteri per dipendenza alcolica, rispetto al 16.8% dei soggetti non affetti da disturbi dell’umore.

Grant e Harford (1995), valutando la comorbìlìtà tra dipendenza da alcool secondo il DSM-IV e depressione maggiore in un ampio campione composto da circa 42800 soggetti adulti, rilevarono nel 32.5% dei soggetti la presenza di doppia diagnosi nell’arco dalla vita e soltanto nell’ 11.2% diagnosi di DUA in assenza di depressione maggiore.
Infine, in un campione di circa 8000 soggetti di età compresa tra i 15 e i 64 anni, analizzato da Ross (1995), nel 28.1% degli individui i criteri per diagnosi di disturbo dell’umore e dipendenza da alcool erano soddisfatti, rispetto all’ 8.6% in cui la diagnosi del primo disturbo era posta in assenza del secondo.

Relazioni tra depressione unipolare e dipendenza alcolica

Numerosi dati ricavabili dalla ricerca e dall’ osservazione clinica dimostrano che l’alcool è capace di causare numerosi sintomi depressivi, che persistono per giorni o settimane dopo l’astensione, distinguibili da episodi depressivi maggiori indipendenti dall’assunzione della sostanza; infatti, nonostante appaiano fenomenologicamente identici, depressioni indotte da alcool non si associano a familiarità per disturbi dell’umore ed episodi depressivi maggiori non si rilevano nei figli di alcolisti con probabilità maggiore rispetto alla popolazione generale (Schuckit, Smith, 1996).
Numerosi studi testimoniano che disturbi dell’umore indotti da alcool ed episodi depressivi maggiori costituiscono condizioni indipendenti. Schuckit, et al. (1997) individuarono, in un campione composto da 2945 soggetti dipendenti da alcool (inclusi i pazienti, i loro familiari ed i controlli) tre gruppi differenti: il primo gruppo (15%) che aveva presentato una depressione maggiore indipendente, ossia verificatasi prima dell’inizio del potus o durante un periodo di oltre tre mesi di astensione; il secondo (26%) con storia di depressione dipendente da alcool, ossia episodi solo nel contesto di potus attivo, il terzo gruppo (59%) senza una diagnosi di depressione maggiore. Emerse che un’alta percentuale di familiari di alcolisti con disturbo dell’umore indipendente aveva sofferto di depressione maggiore, avvalorando l’ipotesi che alcolisti con depressione indipendente ed alcolisti con depressione dipendente dalla sostanza possano costituire gruppi differenti (Raimo, Schuckit, 1998).

 

 


Considerando che sia l’alcolìsmo, sia il disturbo depressivo maggiore presentano un’alta ricorrenza tra i familiari e sembrano essere correlati ad influenze genetiche, diversi studi hanno analizzato il tasso di depressione maggiore indipendente in figli di alcolisti, rilevando che il 40% ditali soggetti presenta dipendenza da alcool ma non un aumentato rischio di disturbo depressivo maggiore (Schuckit, Smith, 1996).


Questi studi non sembrano, quindi, supportare una significativa relazione tra disturbo depressivo maggiore indipendente e DUA.

Relazione tra disturbo bipolare e dipendenza alcolica


Gli alcolisti presentano un aumentato rischio di disturbo bipolare rispetto alla popolazione generale (3% vs 1%).
Raimo e Schuckit (1998) ritengono che tale associazione sia in parte sovrastimata, in quanto l’azione psicostimolante dell’alcool può determinare euforia, imtabilità, labilità emotiva, iperattività, comportamenti a rischio; quindi alterazioni dell’umore di tipo maniforme, confondibili con un disturbo bipolare indipendente.
Inoltre, diversi studi hanno dimostrato che in oltre il 40% dei casi gli episodi maniacali si associano ad un aumento del consumo della sostanza (Winokur et al., 1969) e che oltre il 50% dei pazienti bipolari ospedalizzati presenta una storia di eccessivo consumo alcolico, associato con gli episodi maniacali, piuttosto che con quelli depressivi (Reich et al., 1974).
Comunque, anche controllando tali fattori, emerge una reale comorbilità tra alcolismo e disturbo bipolare, che potrebbe essere spiegata dall’esistenza di influenze genetiche o di un terzo fattore, genetico o ambientale, comune ad entrambi i disturbi.


(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://rivista.artiterapie-italia.it/gennaio/251-comorbilit%C3%A0-tra-disturbi-da-uso-di-alcol-e-disturbi-mentali-in-asse-i.html


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)