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Le Opinioni

Dall'altra parte della strada sentimmo gridare : Sono loro, sono loro!...

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Dall'altra parte della strada sentimmo gridare : Sono loro, sono loro!...

2013-06-25 Dall'altra parte della strada sentimmo gridare : Sono loro, sono loro!...

Il mio nome è R. Sono figlio di operai che per farmi star solo il meno possibile decisero di fare i turni non contemporanei, così sarei rimasto senza la loro presenza solo un'ora. Ad arrivare dal primo turno era mia madre, così il pomeriggio lo passavo in sua compagnia, premetto che io avevo solo 6 anni. Questo non succedeva con mio padre poichè egli aveva il vizio delle carte e del bar. Tante volte mi trovavo solo in casa con le mie paure, e guai a farne parola con mia madre perchè sarebbe sicuramente scoppiata una guerra. Non posso spiegare a parole come tutto ciò mi faceva sentire; da un lato c'era una voglia matta di urlare con tutto il fiato la paura e il senso di abbandono, dall'altro c'era un bimbo di 6 anni che non sapeva cosa fare. Gli anni passavano ormai facevo le scuole medie ed ero venuto a conoscenza dei cannabinoidi, la mia famiglia mi lasciava grande libertà di movimento e di orari, quasi a sfiorare il menefreghismo. Nella mia compagnia, all'epoca facevo la terza media, qualche membro era passato all'uso di eroina ed io cominciai da subito a sentirmi attratto da questa sostanza a me ancora sconosciuta; cominciai a stressare tutti coloro che la usavano, ma nessuno assecondò il mio bisogno di conoscenza. Premetto che nel 1975 non era come adesso che ad ogni angolo di strada trovi uno o più spacciatori, allora dovevi conoscerli ed andare a casa loro. Alla fine ce la feci, acquistai insieme ad un amico una dose che ci dividemmo. Subito un gran senso di calore, poi quel senso di potenza, di spigliatezza, sembrava che nulla e nessuno potesse fermarmi, insomma fu subito amore. Ma ben presto la realtà presentò il conto, poichè in breve tempo mi trovai assuefatto alla sostanza e la carenza era atroce: nausee, vomito, brividi di freddo in piena estate, una sudorazione acida e maleodorante e l'unico rimedio era farsi e tutto spariva come per incanto. Ma l'eroina costava. Allora cominciai prima in casa, poi qualche furtarello in negozi o magazzini, fino al primo arresto, poi il secondo e così via. Un giorno, stufo di tutto e di tutti, ma sopratutto con una gran voglia di riprendermi ciò che da tempo non mi apparteneva più, la mia vita, decisi, dopo uno scalare veloce di metadone, di lasciarmi tutto alle spalle. Devo essere sincero, l'inizio fu tutt'altro che facile, ma ebbi la fortuna di incontrare due ragazzi che per vivere facevano spettacoli nelle piazze come fachiri e mangiafuoco, girando con loro ebbi modo di imparare le malizie del mestiere. Venne il giorno in cui le nostre strade si divisero. Io mi misi a girare con un amico di Napoli. Devo ammettere che il primo spettacolo che facemmo mi diede una scarica di adrenalina che non avevo mai provato prima e anche grazie a ciò lo spettacolo andò non bene ma benissimo. Ricordo ancora il valore del nostro primo incasso, era il 1988 e quella sera guadagnammo 370.000 lire, non ci sembrò vero e ci caricò parecchio ad andare avanti (niente eroina era la nostra parola d'ordine). Era il settembre del 1989, arrivammo a Firenze con l'intenzione di fermarci non più di 10 giorni ma dopo due giorni successe una cosa che avrebbe cambiato la mia vita. Una notte verso le tre del mattino, come sempre stavo camminando verso il deposito bagagli della stazione per ritirare i nostri sacchi a pelo quando dall'altra parte della strada sentimmo gridare : "Sono loro, sono loro!" erano due ragazze che ci stavano correndo incontro, devo ammettere che anche se la mia coscienza era pulita un po' di apprensione mi venne. Alla fine ci raggiunsero e ci spiegarono che il giorno prima ci avevano visto durante lo spettacolo e volevano conoscerci: detto fatto. Una si chiamava Barbara, l'altra Luana. Addio dieci giorni, almeno per me: il mio amico partì comunque e, in un certo senso, anche io, sì ma per Luana. Era così bella che non mi sembrava vero che si fosse innamorata di me. Mollò tutto ciò che aveva e partì con me, tirammo avanti con i miei spettacoli. Un giorno mi disse che era incinta: fu così che di comune accordo decidemmo di fermarci in Umbria. La scelta ci ripagò subito con un lavoro presso un campeggio di Assisi nel quale vivevamo in una roulotte; a fine stagione trovammo casa, e in questa casa è nata H.. Nel frattempo avevo migliorato la mia posizione lavorativa, avevo una moglie stupenda che mi amava e mi aveva reso padre una seconda volta, questa volta di un maschietto, S.. Vi chiederete cosa potevo volere di più, avevo tutto! Eppure ci sono ricaduto, perdendo tutto. Ma non so, forse grazie a Dio dopo 17 anni mia figlia mi ha cercato e così ho potuto riabbracciarla. Ora sono al CUFRAD per rimettere in ordine le caselle di un puzzle che da troppo tempo aspetta qualcuno in grado di rimontarle...