Le Opinioni

Mi chiamo R. e sono nato a Prato da una famiglia composta da padre, madre e un fratello di 8 anni più grande di me. La mia adolescenza è sempre stata molto serena infatti ricordo momenti piacevoli di condivisione con mio fratello (a volte era lui che mi veniva a prendere all'uscita da scuola).Una famiglia molto unita e affiatata, poi come quasi sempre accade le prime bugie, l'adolescenza, l'iniziare a sentirsi grande.

Lo studio, lo sport e le amicizie andavano abbastanza bene, poi il primo lutto, un fratello di mia mamma morì di tumore ai polmoni; il mondo mi crollò addosso, non riuscivo a farmene una ragione. Questo periodo mi accompagnò per circa un mese poi pian piano ripresi la solita vita di routine fatta di scuola, studio, sport, amici, ma con una bella differenza, ovvero riuscivo pian piano ad accettare le cose brutte della vita e ad apprezzare con maggior significato anche quelle più piccole, quasi insignificanti, con maggior interesse e piacevolezza. Dopo varie amicizie anche con l'altro sesso e le prime fidanzatine "ufficiali" arriva il grande amore della mia vita, R., e nel 1985 il matrimonio. Il primo figlio porta a dividere l'amore tra noi tre e dopo qualche anno mia moglie era di nuovo incinta ma, nello stesso periodo, ebbi due lutti: mio padre morì e lei ebbe un aborto spontaneo. Dopo poco rimase nuovamente incinta del secondo figlio G..

Lavoravamo molte ore al giorno ma comunque l'amore si divideva equamente per noi 4 e dopo diverso tempo ecco arrivare anche la terza figlia. Tutto filava liscio, la mia vita era una gioia immensa ma purtroppo destinata a durare poco. Senza preavviso ebbi dei forti dolori al petto e alla testa. Risultato: aneurisma cerebrale. Venni operato d'urgenza e feci 3 mesi di coma e 4 mesi di coma farmacologico. Quando mi risvegliai non mi riconoscevo più né fisicamente né psicologicamente, pesavo 24 kg di meno, non riuscivo a reggermi in piedi e non mi riconoscevo allo specchio.

Iniziarono lunghissimi mesi di fisioterapia. La riabilitazione più bella era fare lunghe passeggiate con i miei figli. Tuttavia, non potendo più lavorare ed avendo molto tempo a disposizione, si insidiò in me il vizio del fumo associato al primo bicchiere ed ecco che nel giro di poco tempo ne diventai dipendente. Tutto ciò mi portò ad avere diverse crisi epilettiche. A tutto questo seguirono il divorzio, la separazione dai miei figli e l'ingresso in diverse comunità.

In base a questi eventi decisi di cointestare la casa ai miei figli e di seguire così un vero percorso terapeutico entrando appunto al CUFRAD. Oggi sto meglio e progetto di essere un nuovo riferimento per i miei figli e la mia anziana madre.