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Cresce la moda dei "Soft drink" tra i giovani

Cresce la moda dei "Soft drink" tra i giovani

ROMA - Sono gli "alcolpop", più genericamente conosciuti come "soft drink", il vero "cavallo di Troia" per l'abitudine al

consumo di alcolici tra i più giovani. A lanciare l'allarme è stato questa mattina a Roma Corrado Celata, della Asl di

Milano, dipartimento delle dipendenze, nel corso del convegno "La trasgressione in adolescenza tra crescita e disagio". I

soft drink, le bevande cioè¨ a basso contenute di alcol, sono solo apparentemente innocui, il loro obiettivo è invece quello

di "educare al gusto degli alcolici, come per esempio il rum il palato dei più piccoli, che altrimenti non consumerebbero

questo tipo di liquori".
Una moda quella degli "alcolpops", in crescita, che si sta affermando sempre di più tra gli adolescenti. Tra i consumi di

bevande i soft drink si piazzano, infatti, subito dopo il vino e la birra. "Questo è il segno anche di un mutamento culturale

nel consumo, segnato per esempio dalla moda dell'aperitivo- continua Celata. Secondo un'indagine dell'Istituto superiore di

sanità infatti è aumentato del 35% il numero dei ragazzi che consumano alcolici fuori pasto". Secondo Celata in aumento è

anche la "preconizzazione" del consumo di sostanze, che avviene intorno agli 11-13 anni. Un fenomeno che coinvolge sempre di

più anche le femmine, prima più restie ad assumere alcol rispetto agli amici maschi. "La differenza di consumo tra maschi e

femmine si sta annullando- sottolinea- assumono più o meno le stesse sostanze e in uguali quantità ".
Anche il consumo di alcol e droghe rientra nelle trasgressioni giovanili, che secondo Milano Santerini, dell'Università

Cattolica di Milano, vanno affrontate secondo un approccio multidisciplinare. "Le forme di trasgressione sono in aumento

perchè viviamo in una società narcisistica, profondamente individualista dove si tende a ridurre la responsabilità civica-

ha detto. Secondo Santerini ad aumentare sono in particolare le forme di violenza gratuita ma anche quelle legate alle

tecnologie. Da sfatare inoltre il pregiudizio che siano i minori immigrati i più aggressivi. "La devianza minorile straniera

si concentra nei reati legati al patrimonio, perché è una devianza da penuria, - afferma- mentre quella degli adolescenti

italiani si esplica piuttosto nei reati contro la persona".