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Alcol: è allarme per i "work-alcoholic"

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E' un esercito silenzioso che beve insegnando, guidando un tir, azionando un macchinario, prima di entrare in sala operatoria: sono i work-alcoholic, cioè gli schiavi della bottiglia sul posto di lavoro. Di questo fenomeno parla un'inchiesta del settimanale "L'Espresso" prossimamente in edicola, che parla di "allarme nazionale". Una statistica Inail, precisa l'inchiesta, non esiste, l'unica "fotografia" l'ha scattata l'Istituto superiore di sanità insieme al coordinamento delle Regioni: una quota tra il 4 e il 20 per cento degli incidenti sul lavoro (940 mila l'anno) è legato all'alcol. Ed è una stima per difetto. "L'alcol è un killer di Stato che uccide 34 mila persone all'anno, quando la droga non arriva a mille" dice un medico del Centro di alcologia di San Daniele del Friuli. "Si parla poco di questo fenomeno, perché in Italia la cultura del bere è prevalente" denuncia il direttore dell'Osservatorio sull'alcol dell'Iss, Emanuele Scafato. Ma con un tasso di 0,5 il rischio di incidente raddoppia, con un grammo per litro è di 6 volte superiore, con 2 grammi si arriva a 30 volte. E se fino a qualche tempo fa c'era l'idea che fossero più vulnerabili le occupazioni umili, edili in testa, la mappa è cambiata: più sale il livello di istruzione più il problema si presenta in forma acuta, dicono nei Sert. E i più esposti ora sono i rappresentanti, agenti di assicurazione, esperti di pubbliche relazioni, organizzatori di meeting. Per non parlare delle casalinghe, le più difficili da monitorare perché bevono da sole, in casa, quando i figli sono a scuola e i mariti al lavoro.