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Alcol e costi psico-sociali

Alcol e costi psico-sociali

 

Alcool e costi psico-sociali

L’alcool si può considerare la droga più diffusa tra i giovani e giovanissimi, ed occupa uno spazio sempre piò importante fra le “droghe da party”. Costa poco, è legale, è socialmente accettato, è reperibile ovunque, in qualsiasi momento. Dove c’è un incontro si beve. Dove si festeggia, spesso, ci si ubriaca.

Gruppo di pari e abuso di alcool

Nella prima adolescenza l’influenza dei pari è sempre stata significativa nel determinare comportamenti ed atteggiamenti. Le sbornie tra amici appaiono ormai una costante, nelle grandi concentrazioni urbane. L’essersi ubriacati o avere amici che l’hanno fatto risultano fenomeni ampiamente spiegati del giovane bevitore. Del resto la diffusione di comportamento d’abuso tra i giovani adolescenti è dovuta anche a situazioni oggettive. Il fatto di poter facilmente accedere alle bevande alcoliche è infatti una condizione necessaria, ancorché non sufficiente. Sono gli aspetti motivazionali a giocare un ruolo significante nella costruzione dell’immaginario giovanile verso alla bevanda alcolica.

Si beve innanzitutto per divertirsi (49,5%), ma anche per adeguarsi al gruppo dei pari (45,1%). Bere, quindi, rientra in una prospettiva ludica che non può prescindere dal gruppo degli amici. Divertirsi, sballare, trasgredire assume allora un connotato positivo. Poi per motivazioni legate alla dimensione psichica: per sentirsi “grande” e per vincere la depressione di chi ha delle difficoltà esistenziali o relazionali che altrimenti non saprebbe affrontare (si oscilla tra il 36 e il 38%;). Infine si beve per evadere, per vincere la noia, sentirsi più sicuri, per aprirsi agli altri (tra il 5 e l’8%) [4].

L’esordio, la fase “preparatoria” il primo assaggio di bevande alcoliche, nella maggioranza dei casi avviene in famiglia, a volte anche in età molto precoce. Il bambino struttura una sua posizione, basata su credenze, aspettative, atteggiamenti nei confronti dell’alcool, bevendo, per la prima volta, assieme ad adulti significativi: genitori, fratelli ecc., costruendosi mentalmente una esperienza piacevole, da ripetersi, con il gruppo di pari.

Si prosegue per diversi fattori: il facile accesso all’alcool, molti giovani non trovano ostacoli alla possibilità nel procurarselo. Per l’immagine mentale positiva dello sballo. Per divertirsi, per scacciare la noia, per socializzare. Motivazioni che fanno del consumo di alcool un comportamento desiderabile; oltre che a giustificarne l’uso sminuendone gli effetti negativi. L’atteggiamento positivo verso l’alcool che molti giovani e giovanissimi hanno sviluppato alza il fattore di rischio e aumentandone la pericolosità.

Importanti gli interventi di prevenzione in grado di adattarsi ai diversi contesti culturali e sociali, e che tengono conto delle evidenze emerse dalla ricerca scientifica ed epidemiologica.
a questo proposito il Ministero della Salute, già sopra citato, raccomanda “Il consumo alcolico dei giovani deve essere monitorato con particolare attenzione in quanto può comportare non solo conseguenze patologiche molto gravi quali l’intossicazione acuta alcolica e l’alcool dipendenza, ma anche problemi sul piano psicologico e sociale, influenzando negativamente lo sviluppo cognitivo ed emotivo, peggiorando le performances scolastiche, favorendo aggressività e violenza.
Per prevenire tali conseguenze è necessario rafforzare nei giovani la capacità di fronteggiare le pressioni sociali al bere operando in contesti significativi quali la scuola, i luoghi del divertimento, della socializzazione e dello sport.

Inoltre per i giovani che manifestano comportamenti di grave abuso è necessario prevedere efficaci azioni di intercettazione precoce e di counseling per la motivazione al cambiamento, con eventuale avvio ad appropriati interventi di sostegno per il mantenimento della sobrietà. Per la protezione dei giovani appare importante anche la collaborazione dei settori della distribuzione e vendita di bevande alcoliche, che devono essere opportunamente sensibilizzati sulla particolare responsabilità del proprio ruolo anche ai fini di una corretta applicazione del divieto di somministrazione e vendita di bevande alcoliche ai minori di 18 anni, recentemente introdotto con la legge 8.11.2012 n. 189 [5]”.

Concludiamo con le parole di Emanuele Scafato [6] “Mai così tanti i giovani sedotti dall’alcol. L’86% dei ragazzi e delle ragazze che frequentano i luoghi di aggregazione giovanile come discoteche e pub consuma bevande alcoliche in maniera pressoché esclusiva il sabato sera alla ricerca di un senso di ebbrezza, di ubriachezza. E non lo fa certo per caso, ma dietro pressione della società e, soprattutto, davanti ad un’irresistibile seduzione pubblicitaria. Un mix strategico che contribuisce a creare un bisogno, a trasformarlo in un valore e a rendere più accessibile e conveniente ai giovanissimi acquistare prodotti meno cari, facendoli apparire accattivanti e seducenti”.

Alcool e i cambiamenti di personalità

L’atteggiamento dell’alcolista è quello classico di tutti i “tossicodipendenti”: se nessuno si accorge del mio “problema” questo allora semplicemente non esiste, neanche per me. Cercherà, quindi, in ogni modo di tenerlo nascosto e/o di negarlo con caparbietà. L’“inconfessato” segreto lo porterà sempre più verso l’isolamento, con conseguenti comportamenti anomali. Comunicare con lui diventerà sempre più difficile. Le relazioni con i famigliari e gli amici andranno in “pezzi” ed anche le sue prestazioni lavorative ne risentiranno notevolmente.

Sensi di colpa e frustrazione lo spingeranno verso la depressione. La necessità crescente di soldi diverrà una facile giustificazione al furto. Procurarsi il “prezioso” nettare adesso è la cosa più importante della sua vita. La spirale perversa della dipendenza lo ha indotto a buttare via il suo lavoro, i suoi risparmi, i suoi sogni e le sue ambizioni. La giornata è scandita dalla ricerca affannosa degli effetti anestetici dell’alcool, affinché questi possano prendere il sopravvento sulla realtà, ormai considerata troppo penosa da affrontare. Ma, triste ironia, la sua capacità di “sballare” diminuisce proporzionalmente all’adattamento del suo organismo alla presenza della sostanza etilica: obbligatorio, quindi, quantità sempre maggiori, nonostante che il loro effetto sia sempre meno efficace.

Il cambiamento di schema mentale, adesso un solo pensiero invade la sua mente: come procurarsi la prossima “dose”; lo porta ad provare sentimenti diversi verso il modo esterno alla sua visione di vita. Modificazioni profonde che lo indurranno ad un cambiamento della sua personalità. Una nuova personalità, definita “personalità da alcool”. Una personalità artificiale, creata dall’alcool. L’alcool può cambiare effettivamente le abitudini di una persona e il suo carattere originale, inducendola a provare una segreta ostilità ed un antagonismo represso nei confronti delle altre persone.



L’alcool riduce le abilità della persona, impedendole di raggiungere le proprie mete nella vita. Sarà adesso questa nuova “personalità da alcool” a guidare i suoi pensieri, la sue emozioni e di conseguenza i suoi comportamenti. Il desiderio incontrollabile dell’alcool, causato dai residui tossici e la nuova personalità sono le due ragioni principali della difficoltà di presa di coscienza.

L’alcool in quanto sostanza psicotropa altera tutti i meccanismi di controllo che la mente normalmente esercita sul corpo, sul pensiero razionale, sulle percezioni: percezione del pericolo, dello spazio, del tempo ecc. di conseguenza risultano fortemente compromesse le capacità di movimento e di reazione. Appare fin troppo evidente, quindi, che l’intossicazione acuta o cronica può essere un fattore determinante verso azioni irrazionali, anche violente, da parte di chi ne abusa.

Per violenza si deve intendere un comportamento che intenzionalmente infligge, o tenta di infliggere, un danno fisico. La gravità del reato commesso è direttamente proporzionale al livello di alcolemia riscontrato nei responsabili di tali atti. Ma la violenza rientra anche nella categoria più ampia dell’aggressività che include atteggiamenti di ostilità e minaccia non fisica.

Esempio un’intossicazione intenzionale da alcool può essere ritenuta un “valido” aiuto per la messa in atto di un crimine. Non tanto per farsi coraggio, quanto per ottenere una riduzione di pena.

Esiste anche un nesso tra crimini violenti e l’uso di alcool da parte delle vittime. Fermo restando che, il consumo di alcool da parte di una vittima di violenza, non rende meno grave l’atto aggressivo che essa subisce, è pur vero che, spesso, lo stato di ebbrezza facilita il porsi in una situazione vulnerabilità, tanto da essere identificabile come potenziale vittima.

Insomma, alcuni stili di vita possono facilitare situazioni sociali e sub-culture che ricercano comportamenti rischiosi che incentivano l’uso/abuso di alcool, creando un circolo chiuso: per cui la violenza contribuisce all’abuso di alcool e quest’ultimo perpetua la violenza.

 

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link:

 

http://www.onap-profiling.org/alcool-e-costi-psico-sociali/

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)