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Alcol e fibrillazione atriale: quali correlazioni?

Alcol e fibrillazione atriale: quali correlazioni?

 

ALCOOL E FIBRILLAZIONE ATRIALE. IL CONSUMO DI ALCOOL AUMENTA IL RISCHIO?

Come ormai abbiamo detto più volte la fibrillazione atriale è l'aritmia cardiaca più comune. Il problema riguarda in Europa circa 4.5 milioni di persone. E' un'aritmia che ha elevati costi in termini di assistenza sanitaria per i ricoveri ospedalieri, i farmaci, ma ha anche elevati costi in termini personali, a dispetto di tutte le opzioni terapeutiche. Vi sono persone che “convivono” serenamente con la propria fibrillazione atriale poiché non avvertono “quel fastidioso sfarfallio” del cuore sia che si tratti di una fibrillazione ormai permanente, sia che si tratti di una “recidiva” dell'aritmia, vi sono altre che pagano in termini di ansia, depressione e malessere.  La presenza di FA obbliga ad assumere farmaci volti a prevenire il rischio di ictus, come i nuovi anticoagulanti orali; si tratta di farmaci il cui rapporto rischio/beneficio è chiaramente documentato ma, come tante volte spiegato, non immuni da pericolosi effetti avversi.  

L'obiettivo è sempre lo stesso: mantenere il più possibile le persone in “ritmo sinusale”, ossia nella condizione di normalità dell'attività elettrica del cuore.
 
Gli studi per individuare i fattori di rischio correlati all’insorgenza di F.A. si sono susseguiti numerosi: sono chiari fattori di rischio l’età, il sesso (gli uomini sono più a rischio delle donne), la presenza di cardiopatia, ipertensione, diabete, obesità. Numerosi sono anche i tentativi di individuare altri fattori comuni e modificabili e sono state studiate le interazioni con la dieta. 
Solo per citarne un lavoro di cui si è già parlato nelle newsletter, nel novembre 2010 sull’ American Journal of Clinical Nutrition è stato pubblicato uno studio in cui è stato analizzato il possibile rapporto tra alcool, caffeina, fibre alimentari, acidi grassi polinsaturi (i PUFA, gli omega 3 del pesce) e la comparsa di fibrillazione atriale. Ebbene in quello studio nessuno dei componenti della dieta analizzati era risultato in qualche modo associato al rischio di sviluppare fibrillazione atriale. 

Le ricerche vanno avanti e quest’anno è stato pubblicato sul Journal of American College of Cardiology uno studio piuttosto articolato e condotto in Svezia su un ampio campione: le coorti dello studio COSM (Cohort of Swedish Men) 48.850 uomini e dello studio SMC (Swedish Mammography Cohort) 39.227 donne. 
I partecipanti hanno risposto ad un questionario relativo alle abitudini alimentari riportando i dati sul consumo medio di 96 cibi e bevande. 

Le birre sono state classificate a secondo del contenuto alcoolico: alcool<2.25%- fino a 3.5% e > 3.5% in volume; sono stati valutati il consumo di vino e di liquori e la quantità di birra, vino e liquore consumata in un'unica occasione. Sono stati definiti forti bevitori coloro i quali assumevano 5 o più drink di liquore, vino o birra in una singola occasione o 5 o più bevande alcooliche al giorno.

In un follow-up di 12 anni è stata valutata l’incidenza di FA. Senza entrare nei dettagli per i quali si rimanda allo studio, l’associazione tra consumo di alcool e comparsa dell’aritmia non differiva per sesso

E’ stata invece chiaramente documentata un’associazione tra aumento del rischio di FA e consumo di alcool: 14% per assunzione da 15 a 21 bevande alcooliche a settimana e 39% per un consumo superiore a 21 bevande alcooliche a settimana. Va segnalato che tra le bevande non è stata rilevata alcuna associazione con il consumo di birra. Anche dopo esclusione dei forti bevitori (più di 5 bevande alcooliche in una singola occasione) l’associazione tra consumo totale di alcool e rischio di FA persisteva.

 

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link:

http://www.centrolottainfarto.org/newsletter/141-dicembre-2014/1893-alcool-e-fibrillazione-atriale-il-consumo-di-alcool-aumenta-il-rischio.html

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)