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Alcol e mal di testa: correlazioni

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Un esperto ci spiega il legame tra il bicchierino e il mal di testa. Tra i fattori coinvolti, anche elementi di origine genetica.
«Soffro da anni di mal di testa, e ho notato che quando bevo un po' di vino il problema peggiora. Non sono un gran consumatore di alcolici, ma mi piace bere un bicchierino in compagnia. Devo rinunciarci?» Bruno.
Risponde Lorenzo Pinessi, past president della SISC, Società Italiana per lo Studio delle Cefalee, e Professore Ordinario di Neurologia, Direttore Clinica Neurologica II e Centro Cefalee, Università di Torino - Ospedale Le Molinette.
Le persone affette da emicrania e da cefalea a grappolo, le due forme più importanti di cefalea primaria, lamentano spesso violenti attacchi di mal di testa causati dall'assunzione anche di modeste quantità di alcol. Occasioni di relax quali feste o incontri familiari vengono quindi a essere rovinate da questo fenomeno, compromettendo in modo significativo la qualità di vita dei pazienti cefalalgici.
I meccanismi responsabili di questo problema erano, sino a oggi, sostanzialmente ignoti. In passato si pensava che l'effetto vasodilatatorio dell'alcol potesse essere la causa di tale fenomeno. Successivamente diverse sostanze chimiche contenute nelle bevande alcoliche, come l'istamina e la tiramina presenti nel vino rosso e nella birra, sono state ritenute i fattori scatenanti delle crisi.
Tuttavia, nessuna delle sostanze a oggi testate era in grado di scatenare in modo costante le sintomatologia clinica.
Due recenti lavori pubblicati sulla rivista americana Headache, organo ufficiale dell'American Headache Society, hanno portato nuova luce sui meccanismi genetici che possono predisporre i pazienti cefalalgici a tale fenomeno.
L'alcol è una sostanza tossica che, dopo l'ingestione, deve essere rapidamente metabolizzata per evitare danni all'organismo. Due enzimi, l'alcol deidrogenasi e l'aldeide deidrogenasi, localizzati essenzialmente a livello epatico, sono responsabili del rapido catabolismo dell'alcol e ne prevengono gli effetti tossici.
Studiando un gruppo di circa 200 pazienti emicranici, ricercatori dell'università di Madrid hanno dimostrato che i pazienti che riferivano di soffrire di attacchi emicranici correlati all'uso di bevande alcoliche presentavano un particolare polimorfismo nel gene che codifica per l'alcol deidrogenasi 2 (ADH2).
Nel contempo, il gruppo di ricerca della Clinica Neurologica II e del Centro Cefalee dell'Università di Torino da me coordinato ha studiato con lo stesso approccio genetico un gruppo di 110 pazienti affetti da cefalea a grappolo.
Nella cefalea a grappolo si assiste, infatti, a un fenomeno curioso. La malattia è caratterizzata da fasi attive (il grappolo vero e proprio) in cui il paziente presenta numerosissime crisi di cefalea, che si alternano a fasi di remissione. Nel corso del grappolo l'assunzione anche di modeste quantità di bevande alcoliche è in grado di scatenare violentissime crisi di cefalea. Nella fase di remissione tale fenomeno scompare.
Studiando l'alcol deidrogenasi 4 (ADH4), un altro dei geni che regolano il metabolismo dell'alcol, ho identificato una variante genica che si associa in modo significativo alla cefalea a grappolo. I portatori di questa variante genica hanno un rischio significativamente superiore di sviluppare la malattia.
In conclusione, è consigliabile che le persone affette da cefalea ed emicrania a grappolo moderino il più possibile il consumo di alcol, da concedersi in occasioni di convivialità e di ritrovo e non da consumare d'abitudine.