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News di Alcologia

Alcol , salute e identificazione precoce: il contributo dell�ISS alle Linee Guida Europee

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Identificare gli effetti e l'impatto dell'uso di alcol sulla salute. Questo l'obiettivo prioritario della pubblicazione delle Linee Guida Cliniche per l'Identificazione precoce e l'Intervento Breve, realizzate nell'ambito del Progetto PHEPA pubblicate anche in Italia grazie al lavoro di revisione, traduzione e adattamento a cura dell'Osservatorio Nazionale Alcol - CNESPS, in contemporanea con la diffusione della Relazione al Parlamento del Ministro della salute e del Report Epidemiologico 2009 prodotto in collaborazione con il Centro OMS per la Ricerca sull'Alcol in ISS.

Le Linee Guida propongono, come premessa qualificata e professionale della gestione del bere a rischio, le evidenze scientifiche sulle relazioni tra alcol e salute che sfatano molti luoghi comuni e la disinformazione spesso canalizzata attraverso i media che favorisce il concetto di normalizzazione del bere anche per quelle condizioni che richiedono tutela della persona e un approccio basato sulla corretta trasposizione dei risultati della ricerca. Le informazioni su alcol e salute, che identificano anche i vantaggi del bere moderato, sono prodotte in maniera semplice, documentata e fruibile anche da parte di utilizzatori non sanitari come, ad esempio, chi si occupa di comunicazione sanitaria.

Lo scopo del panel internazionale di esperti che ha contribuito all'estensione delle Linee Guida è quello di proporre e commentare l'evidenza del danno alcol-correlato e le modalità di gestione del consumo dannoso o rischioso negli ambiti di prevenzione primaria. Le Linee Guida descrivono anche l'alcoldipendenza e il modo di affrontarla, al fine di fornire al personale sanitario impegnato negli ambiti di assistenza primaria adeguate conoscenze per poter fronteggiare i casi più problematici e che richiedono tempestivamente un supporto specialistico con l'auspicio di contribuire concretamente a contrastare il consumo rischioso e dannoso di alcol e ad evitare che nuovi individui possano divenire utenti dei preziosi servizi preposti alla cura dell'alcoldipendenza.

Nel corso degli ultimi 15 anni la ricerca ha affrontato il problema alcol attraverso un analisi sempre più sofisticata dei meccanismi sottesi al danno alcolcorrelato e dei potenziali effetti favorevoli di un consumo moderato. Ma cos'è la moderazione e quali sono le circostanze che possono evitare che nuove generazioni di individui vadano a incrementare il numero sempre crescente di individui che consumano secondo modalità a rischio o dannose una bevanda alcolica? Nel corso degli anni il concetto di moderazione si è via via orientato ad individuare quantità sempre minori di alcol e, oggi, i limiti da non superare sono fortemente assottigliati a uno o due bicchieri di bevande alcoliche per gli adulti, femmine e maschi, rispettivamente, a uno per gli ultra65enni, a zero per i giovanissimi sino ai sedici anni di età. L'esistenza di nuovi rischi alcolcorrelati consente allo stato attuale di stilare una lista di 60 patologie o condizioni direttamente o indirettamente, parzialmente o totalmente attribuibili all'alcol. Tutte le strategie di prevenzione ad oggi attive in Europa e in gran parte delle realtà industrializzate identificano l'alcol come una delle tre principali cause di disabilità, mortalità e morbilità e individuano, ad esempio, in Italia l'incidentalità stradale causata dall'alcol come la terza causa di disabilità e mortalità prematura nel corso dei prossimi anni, quota pari all'impatto corrispondente relativo al cancro. L'Oms sta predisponendo una strategia globale che sostiene la necessità di mantenere "alcohol free" numerosi contesti e selezionate condizioni (infanzia, adolescenza, alcol e guida, alcol e gravidanza, alcol e luoghi di lavoro).

In estrema sintesi, l'alcol aumenta il rischio di numerosi problemi sociali in maniera direttamente proporzionale alle quantità consumate, e non ci sono evidenze di esistenza di un effetto soglia.

Quanto più elevato è il consumo di alcol di un singolo bevitore, tanto maggiore è il rischio. I problemi causati agli altri da parte dei bevitori possono variare dal disturbo sociale, come ad esempio l'essere svegliati di notte, a conseguenze più serie come i maltrattamenti coniugali, l'abuso di minori, la criminalità, la violenza, fino ad essere causa di omicidi. In generale si può dire che tanto più grave e il crimine o l'infortunio, tanto più alta e la probabilità che l'alcol vi sia coinvolto. Il danno fisico causato agli altri costituisce un'ottima ragione per intervenire sul consumo alcolico a rischio o dannoso.

L'alcol è causa di infortuni, disordini mentali e comportamentali, disturbi gastrointestinali, cancro, patologie cardiovascolari, disturbi immunologici, malattie dell'apparato scheletrico, infertilità e rischio di nascite premature. L'alcol aumenta il rischio di queste patologie in modo proporzionale alla quantità ingerita, pur moderata, e non vi è evidenza di un effetto soglia e ciò riguarda in particolare dodici tipi di neoplasie tra cui quello della mammella. Tali evidenze sottolineano l'importanza di fornire sempre un informazione completa sugli effetti negativi anche di un singolo bicchiere di bevanda alcolica come ha disposto l'IARC allertando le donne in merito all'incremento del rischio di cancro mammario superati tali livelli di consumo di alcol quotidiano.

Un moderato consumo di alcol sembra ridurre il rischio di malattie cardiache, anche se è attualmente oggetto di discussione l'entità della riduzione del rischio ed il livello di consumo alcolico per cui tale riduzione possa verificarsi. Da importanti studi sull'argomento, che prendono in esame anche eventuali fattori confondenti, risulta che il minor livello di rischio è registrabile ai più bassi livelli di consumo alcolico. Sembra che sia l'alcol a ridurre il rischio di malattie cardiache piuttosto che uno specifico tipo di bevanda alcolica. La riduzione del rischio più elevata viene osservata per un consumo medio di 10 grammi di alcol giornaliero. Al di sopra dei 20 grammi al giorno il rischio di patologie coronariche aumenta. A titolo d'esempio, nel caso delle patologie cardiovascolari (nello specifico solo di alcune di esse) le stime per la mortalità specifica elaborate per l'Italia nell'ultima Relazione al Parlamento, indicano in circa 8900 i decessi annuali per patologie cardiovascolari causate dal consumo di alcol. Il dato si riferisce alla mortalità registrata al netto del "risparmio" di mortalità verificabile soprattutto tra le donne, che è la più elevata in termini di numerosità e di contributo alle morti attribuibili all'alcol in Italia . Pur in presenza di un'evidenza di riduzione del rischio di mortalità specifica per cardiomiopatia ischemica nei soggetti oltre i 50 anni di età con un consumo di meno di 10 grammi di alcol al giorno (un bicchiere ogni due giorni), non si può ignorare che per gli stessi livelli medi di consumo alcolico si registrano rischi incrementati per diverse altre diffuse patologie cardiovascolari, come l'ipertensione o le aritmie. Per queste specifiche patologie l'alcol è la causa, in Italia, rispettivamente di 5600 e 6900 morti evitabili. Il consumo episodico di quantità elevate di alcol aumenta il rischio di aritmie cardiache e di morte coronarica improvvisa. In buona sostanza, se un bicchiere di qualunque bevanda alcolica può giovare alla riduzione del rischio per una specifica condizione patologica, allo stesso tempo incrementa significativamente il rischio per altre patologie o condizioni: il cancro, la cirrosi epatica, gli incidenti e la maggior parte delle patologie vascolari, solo per citare le più importanti. Questo è motivo di riflessione in merito alle opportunità di diffusione di una corretta comunicazione sui rischi che comporta anche la moderazione e sull'impatto individuale delle scelte personali.

Il rischio legato alla mortalità alcol-correlata è il risultato del bilancio tra l'aumento del rischio di malattie ed infortuni e la lieve riduzione del rischio di patologie cardiache. Questo equilibrio mostra che, fatta eccezione per gli individui più anziani, il consumo di alcol non è privo di rischi. Il livello di consumo di alcol con il rischio di mortalità più basso e pari a zero grammi, o vicino allo zero, per le donne di età inferiore ai 65 anni, e minore di 5 grammi di alcol al giorno per le donne di età uguale o superiore a 65. Per gli uomini, il livello di consumo di alcol con il più basso rischio di morte è pari a zero grammi sotto i 35 anni, pari a 5 grammi al giorno per gli uomini di mezza età e meno di 10 grammi al giorno per gli ultrasessantacinquenni.

Ridurre il consumo alcolico o smettere di bere produce benefici sullo stato di salute. L'eliminazione dell'alcol causa un'inversione completa del rischio per tutte le patologie correlate. Anche nelle patologie croniche, quali la cirrosi epatica o la depressione, la riduzione o la cessazione del consumo di alcol sono associate ad un rapido miglioramento delle condizioni fisiche.

Poiché l'alcol é coinvolto in una grande varietà di problemi di salute fisica e mentale in modo proporzionale alla quantità assunta, é fondamentale che i professionisti impegnati nell'assistenza sanitaria primaria individuino i soggetti adulti con un consumo a rischio o dannoso. Inoltre, visto che l'assistenza sanitaria primaria si occupa del trattamento delle più comuni condizioni fisiche e mentali, é necessario riconoscere e gestire quelle causate dall'alcol per poter fronteggiare i casi più problematici e che richiedono tempestivamente un supporto specialistico con l'auspicio di contribuire concretamente a contrastare il consumo rischioso e dannoso di alcol e ad evitare che nuovi individui possano divenire utenti dei preziosi servizi preposti alla cura dell'alcoldipendenza