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Alto Adige: patologie legate all’alcol, centinaia di ricoveri all’anno

Alto Adige: patologie legate all’alcol, centinaia di ricoveri all’anno

Patologie legate all’alcol centinaia di ricoveri all’anno

I tassi di ospedalizzazione attribuibili all’abuso sono stati 131 nella fascia 15 - 35 anni (127 in Italia) che salgono a 715 negli adulti (405 in Italia) per esplodere a 1.303 sopra i 55 anni ( 505 in Italia) di Paolo Campostrini

«Allora : si può decidere di mettere la testa sotto la sabbia e raccontare che l'alcol è cultura o magari solo un vizio ... ». Oppure? «Ammettere che è una malattia. E che in questo dramma noi ci siamo dentro fino al collo». Per "noi" intende l'Alto Adige. E per capire l'entità della questione basta leggersi i numeri che Cesare Guerreschi - fondatore della Siipac (Società italiana di intervento sulle patologie compulsive) - ha inserito nel suo ultimo libro «Alcolismo in Alto Adige, riflessioni in atto». Presentato l'altra sera all’Academy Carisparmio. E che non lasciano scampo: i tassi di ospedalizzazione attribuibili all'alcol sono stati in un anno 131 nella fascia d'età dai 15 ai 35 anni contro i 127 in Italia, ma salgono a 715 negli adulti contro una media nazionale di 405, per esplodere a 1.303 sopra i 55 anni mentre in Italia si fermano a 505. Solo per citarne alcuni. Guerreschi tiene la prima linea di fronte da quando era direttore del servizio di alcologia dell'Asl nei lontani anni Ottanta ma poi ha condotto battaglie contro tutte le dipendenze. Scontrandosi anche con le asimmetrie del nostro sistema e, spesso, con le stesse istituzioni mediche. L’ultimo dato provinciale dice che centomila altoatesini hanno problemi (più e meno gravi) con l'alcol. La percentuale che si può definire alcol-dipendente è compresa tra il 3 e il 5%. Le persone che hanno sviluppato una patologia legata all'abuso di alcol sono tra le 15 e le 25 mila e ci sono altre 50-75 mila persone che dimostrano un comportamento problematico nel consumo di alcol. Non si sanno controllare e, non di rado, superano i limiti imposti dal buon senso. Ma le trincee della "Siipac” di Guerreschi non stanno mai ferme, come i problemi. E adesso intorno al bere se ne sta presidiando un'altra. Quella degli immigrati.

Gli stranieri, gli extracomunitari bevono, Guerreschi?

«Certo che bevono. Alcuni molto. Lo fanno anche per elaborare un "lutto". L'abbandono della vita precedente. O per solitudine. Oppure tentano così di diminuire le distanze con l'altro, con noi. Chi proviene da paesi di tradizione musulmana sa che l'alcol più che proibito è stigmatizzato culturalmente ed è lecito solo come trasgressione, soprattutto maschile. Ma quando queste persone arrivano in Italia viene meno la pressione culturale e i legami familiari che sostengono il divieto. Quando arrivano da noi si trovano davanti ad una grande disponibilità, alla pubblicità, alla mancanza di inibizioni sociali. E questo quadro ha determinato l’esplosione del problema».

Ma a Bolzano non ci sono solo i migranti musulmani...

«Ce ne sono molti, infatti, che arrivano dai paesi dell'Est ma qui troviamo un nuovo effetto paradosso. Nei loro luoghi d'origine il bere ha una forte valenza sociale, lo si fa molto e spesso ma esistono anche controlli e azioni repressive vigorose. Qui si trovano invece a convivere con un lasciar correre che li trova impreparati».

Che dicono i vostri studi?

«Che l'abitudine a consumare alcolici degli immigrati determina un problema sanitario e sociale importante quanto quello della popolazione autoctona».

Ma l'emergenza sale?

«Cresce perché si tratta di una fascia di popolazione che spesso sfugge ai controlli e alle campagne pubblicitarie anti alcol. E il risultato è che sta fortemente aumentando il numero di immigrati detenuti negli Istituti di pena italiani a causa di azioni criminose commesse in stato di ebbrezza. Come oltraggi, litigi, risse».

Poi c'è la lingua, no?

«La scarsa conoscenza dell'italiano e del tedesco è ostacolo per mettere in atto iniziative di vera prevenzione. Leggono poco. Capiscono, almeno molti di loro, ancor meno. Non avvertono il pericolo».

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://altoadige.gelocal.it/bolzano/cronaca/2016/12/19/news/patologie-legate-all-alcol-centinaia-di-ricoveri-all-anno-1.14595397

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)