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ASAPS: in aumento i casi di suicidio dopo un ritiro di patente

ASAPS: in aumento i casi di suicidio dopo un ritiro di patente

Forli' - C'e' un nemico subdolo che in certi casi raddoppia la tragedia di un incidente stradale: e' il rimorso o, in alcuni

casi, il peso di subire una sanzione, che talvolta spinge anche a tentare il suicidio. Lo rivela uno studio dell'Asaps,

l'Associazione Amici della Polizia stradale di Forli', affrontato da un gruppo di esperti e pubblicato sull'ultimo numero

della rivista il Centauro. Si tratta di persone - fa sapere l'Asaps in una nota - che tentano di togliersi la vita, e che in

molti casi ci riescono, dopo aver provocato un grave incidente della strada o dopo aver perso la patente, spesso a causa

dell'uso, anche lieve, di alcol e droga. I casi esaminati dagli esperti, che hanno redatto l'inchiesta, sono 22, avvenuti dal

1997 ad oggi, 11 dei quali caratterizzati dal ritiro di patente per ragioni legate all'ebbrezza alcolica, con 3 eventi (il

27,3%) nei quali e' stato accertato anche l'uso o il possesso di sostanze stupefacenti. La restante meta' degli eventi -

dicono gli esperti dell'Asaps - e' ascrivibile al rimorso di aver provocato vittime o feriti in incidenti stradali, alla

bocciatura degli esami o a ragioni psichiatriche. Nessuno dei suicidi o degli aspiranti tali, si era visto ritirare il

documento per ragioni legate alla velocita' o ad altre manovre vietate. Gli esperti ritengono che esista un rischio "stigma"

per i ritiri di patente legati ad alcol e droghe (severita' della sanzione ma anche disapprovazione da parte della famiglia o

dei datori di lavoro, oltre che degli amici) che per la velocita' non esiste. Impressiona il fatto che, pur avendo attivato

una ricerca storica dal 1997, dei 22 episodi rilevati nell'Osservatorio, 16 sono stati conteggiati dal 2007 in poi.
"Lo scopo della ricerca - spiega Giordano Biserni, presidente dell'Asaps - e' stato quello di capire perche' il ritiro della

patente per ragioni legate all'ebbrezza sia una costante in questi eventi suicidari, e per fare questo abbiamo prima

analizzato il fenomeno alla nostra maniera, e poi abbiamo scomodato esperti del calibro di Giovanni Serpelloni, Capo del

Dipartimento per le Politiche Antidroga presso la Presidenza del Consiglio, e di M. Gomma, M. Faccio e C. Rimondo, in

servizio presso il Dipartimento delle Dipendenze della ASL di Verona, oltre che di Francesco Albanese, psicologo ed operatore

della Polizia Stradale e del nostro Lorenzo Borselli, che ha redatto la parte giornalistica". I risultati - conclude l'Asaps

- sono chiari: quando certi eventi si legano all'uso di sostanze, se ne origina un disagio che potrebbe condurre anche alla

commissione di atti di autolesionismo, per i quali e' necessario individuare strumenti di prevenzione come la formazione

degli operatori di polizia, che potrebbero cosi' riconoscere una persona particolarmente vulnerabile e segnalarla agli

operatori sanitari. (AGI) Mir/Red