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Beviamoci su: viaggio tra le abitudini alcoliche degli universitari

Beviamoci su: viaggio tra le abitudini alcoliche degli universitari

Beviamoci su: viaggio tra le abitudini alcoliche degli universitari di Parma

IN MEDIA DUE O TRE DRINK A SERATA. PAROLA A CONSUMATORI, BARISTI ED ESPERTI SU DANNI ED EFFETTI

Per molti è l’accompagnamento irrinunciabile di una serata fuori tra amici, in alcuni casi il diversivo per staccare la mente da pensieri e problemi, rompere la noia o mettersi a proprio agio. Parliamo di alcol, quell’abitudine che al mondo giovanile piace sempre e sembra non passare mai di moda. Per questo, abbiamo voluto indagarne il consumo tra gli universitari di Parma.

LA PAROLA A CHI STA DIETRO AL BANCO - Chi meglio dei baristi conosce le consuetudini alcoliche dei ragazzi di Parma? È da qui che parte questa indagine. “Due cocktail al massimo, birre anche tre“: questo il consumo medio dei frequentatori del Dulcamara di via D’Azeglio. Un dato in linea con quello degli altri locali delle zone della movida, in cui la media dei drink consumati a testa durante una serata difficilmente supera l’uno o due, a detta di baristi e gestori. In alcuni casi però la richiesta si ferma a un solo cocktail ciascuno, complice la crisi che tiene a freno il portafoglio e la sete degli universitari, contribuendo a determinare un calo nei consumi rispetto agli anni precedenti. Non passano mai di moda invece i chupiti: “I giri di cicchetti vanno sempre e sono di solito più di un paio in una sola serata”, conferma, spostandosi in zona via Farini, il barista del Tonic. Vodka liscia e tequila tra i più richiesti. “Tra i cocktail più in voga ci sono gli intramontabili long island, gin tonic, aperol spritz“, dichiara il responsabile del Dolce Vita. Tendenza, questa, che trova conferma anche nelle parole di chi sta dietro al bancone degli altri locali. A seguire, vodka lemon, mojito e caipiroska non mancano mai in una serata. Alla grande varietà di cocktail si aggiunge quella della birra, artigianale e non, la cui richiesta equipara quella delle altre bibite. Le bevute, inoltre, non sono riservate solo al weekend: “L’affluenza dei ragazzi si estende anche agli altri giorni della settimana”, precisa una delle bariste del Tapas. Gli aperitivi fanno sì che i locali non rimangano mai vuoti, neanche durante la settimana.

 LE ABITUDINI DEI RAGAZZI – Passando la voce ai bevitori, in un sondaggio lanciato tra diversi gruppi universitari parmigiani sui social su un campione di cinquanta ragazzi, è emerso che la frequenza con cui i giovani escono per locali si divide tra il 48% che afferma di andare in bar, pub, enoteche e birrerie in media una volta a settimana, il 23% due o tre volte e un buon 28% che dichiara di non avere l’abitudine di uscire per bere. Di questi, il 59% si limita ad affollare i locali nei weekend, mentre la rimanente controparte li frequenta anche durante la settimana. I risultati del sondaggio, inoltre, confermano le parole dei baristi sul consumo medio a persona: il 38% ordina un solo cocktail nell’arco di una serata, il 36% ne chiede due e, dei rimanenti, solo una piccola parte si spinge oltre i tre drink. Riguardo ai chupiti, a richiederli sarebbe in media un ragazzo su tre. Ma anche tra chi beve di più, né baristi né ragazzi evidenziano eccessi di natura alcolica: possibile fattore anche l’ultima ordinanza comunale in tema movida per le attività di esercizio pubblico che restringe la vendita di alcolici entro massimo le due di notte nel weekend, disincentivando chi sarebbe portato ad alzare il gomito oltre il limite. A questa, nel caso di alcuni locali del quartiere Oltretorrente, si sono aggiunti due provvedimenti ad hoc del Comune e della Questura di Parma che, per la sicurezza stradale e l’ordine publico, vietano la vendita di alcol a partire già dalle 23.

QUALI SONO GLI EFFETTI? – Passando ad alcuni dati a livello nazionale emerge come il tema giovani e alcol rimane argomento d’attenzione. Nella relazione 2015 del Ministero della Salute al Parlamento su alcol e problemi alcol correlati, si evidenzia infatti che la fascia d’età più a rischio per il binge drinking, letteralmente ‘abbuffata alcolica’, è proprio quella giovanile tra i 18 e i 24 anni con il 14,5% dei giovani (21% dei maschi e 7,6% delle femmine) che assume alcol soprattutto durante momenti di condivisione e socializzazione tra pari. In forte aumento tra i giovani è poi il consumo di alcol fuori pasto con il 50,1% dei maschi e il 37,4% delle femmine che lo predilige nell’ambito di occasioni e contesti legati al divertimento. A questo proposito, anche a Parma, stanno emergendo nuove tendenze di consumo come la ‘drunkoressia, cioè la sostituzione di un pasto con un cocktail. Ma a quali danni si può andare incontro se il consumo abitudinario diventa eccessivo? A fornire una panoramica sugli effetti è Cristiana Di Gennaro, dirigente medico internista e referente dal 1992 del Centro di Alcologia Clinica e Sperimentale dell’Università di Parma per le problematiche legate all’alcol tra i giovani. Precisando che per l’Oms sia considerato bevitore moderato chi assume una quantità giornaliera di alcol inferiore a 15 grammi per le donne e a 30 grammi per gli uomini, la dottoressa spiega come “l’assunzione di alcol (vino, birra, aperitivi o superalcolici) e gli effetti ad essa correlati dipendono da alcune variabili: età, genere, quantitativo di alcol assunto, tipo di bevanda e modalità di assunzione”. Sono sempre più frequenti i casi di coma etilico a insorgenza giovanile, cirrosi epatica, tumori, invalidità e malattie croniche. Inoltre, come spiega l’esperta,  a un’immediata euforia e perdita dei freni inibitori, possono seguire danni più gravi riscontrabili nel cervello. Il primo effetto visibile è la drastica riduzione della visione laterale (visione a tunnel), la perdita di equilibrio e le difficoltà motorie, oltre a nausea, confusione, ansia, depressione, epilessia e perfino disfunzioni sessuali.

(...omissis...)

di Nicolà Barbuti, Francesca Bottarelli, Vincenza Di Lecce, Ilenia Vannutelli

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://www.parmateneo.it/?p=27494

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)