Si abbassa l’età della prima birra e della prima sbronza, aumentano le donne con «comportamenti a rischio nel consumo di bevande alcoliche» e assume dimensioni preoccupanti il fenomeno del cosiddetto “binge drinking”, l’assunzione smodata di alcolici in un arco limitato di tempo. L’usanza “dell’abbuffata alcolica” a volte associata con l’assunzione di altre sostanze, importata dai paesi anglosassoni, in Lombardia è più diffusa che nel resto d’Italia, con il corollario di rischi legati all’abuso: incidenti dovuti a guida in stato d’ebbrezza, risse e comportamenti violenti, intossicazioni. E, nell’arco di cinque anni, è aumentata di quasi 1,5 punti percentuali la quota delle donne che hanno dichiarato di aver bevuto almeno una volta nell’arco di un anno almeno sei unità alcoliche in una sola occasione.

Lo scenario emerge dagli ultimi dati disponibili sul fenomeno, in particolare da una elaborazione dell’istituto di ricerca regionale Eupolis su dati Istat relativi al 2016. Scattano quindi iniziative nelle scuole, come le lezioni-choc del professor Luigi Rainero Fassati, che mostra ai ragazzi le fotografie degli effetti nefasti dell’alcol sugli organi umani. «Il comportamento dei consumatori nel tempo sta progressivamente cambiando - si legge nel report - da abitudini di tipo tradizionale basate sulla consuetudine di bere vino durante i pasti con frequenza più che altro giornaliera, quote maggiori di popolazione sono passate progressivamente a bere alcolici al di fuori dei pasti con frequenza prevalentemente occasionale». Cala di conseguenza il consumo di vino e birra, mentre aumenta quello di bevande alcoliche come aperitivi, cocktail e amari. Il 65,3% della popolazione sopra gli 11 anni (5 milioni e 115mila persone) ha consumato almeno una bevanda alcolica nell’arco di un anno. Hanno bevuto alcolici fuori pasto quasi due uomini su quattro (il 46,4%) e quasi una donna su quattro (il 23,5%), ma la quota della popolazione femminile è in crescita. Il 13,5% delle donne lombarde dichiara di bere tutti i giorni (tra gli uomini la quota è del 34,4%), mentre la media italiana è dell’11,2%.

Il fenomeno del “binge drinking” riguarda il 13,1% degli uomini e il 5,3% delle donne. Mentre la quota maschile è lievemente calata nell’arco di cinque anni (dal 13,4% nel 2011 al 13,1% nel 2016), quella femminile è schizzata verso l’alto, con un aumento di quasi 1,5 punti percentuali (dal 3,8% nel 2011 al 5,3% nel 2016). Un trend analogo a quello di altre abitudini nocive per la salute, come il fumo. Quello lombardo, tra l’altro, è un esempio negativo a livello nazionale. La media italiana delle donne che nel 2016 hanno praticato il “binge drinking” è del 3,7%, quasi in linea con il dato lombardo di cinque anni prima, quando correva l’anno 2011. La Lombardia, con il suo 5,3%, ora supera la media nazionale di circa 1,5 punti percentuali.

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copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/binge-drinking-1.3734198

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)