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Consumo di alcol: dati e progetti

Consumo di alcol: dati e progetti

CONSUMO DI ALCOL: DATI E PROGETTI

 

di Rosa Revellino

A breve si terrà la XV edizione dell’Alcohol Prevention Day, sostenuto e finanziato dal Ministero della Salute con la Società Italiana di Alcologia, l’Associazione Italiana dei Club degli Alcolisti in Trattamento – AICAT ed Eurocare.

L’iniziativa ormai da 15 anni catalizza il dibattito sui dati epidemiologici e le azioni di salute pubblica per tentare di contenere un fenomeno che si stabilizza su numeri costanti (relativi al 2014) ma che presenta anche elementi di maggior incidenza di rischio soprattutto nelle fasce dei giovanissimi: l’ ISTAT dice che nel corso del 2014 il 63% degli italiani oltre gli 11 anni (pari a 34 milioni e 319 mila persone) ha consumato almeno una bevanda alcolica, con prevalenza maggiore tra i maschi (76,6%) rispetto alle femmine (50,2%). Il 22,1% dei consumatori (12 milioni circa di persone) beve in modo costante (33,8% tra i maschi e 11,1% tra le femmine) ma si è registrato un calo dei consumatori giornalieri (22,7% nel 2013; 22,1% nel 2014). Il consumo fuori pasto è invece soprattutto diffuso tra i giovani (18-24 anni) e i giovani adulti (25-44), in particolare tra le donne che  sono passate da 14,9% del 2005 al 16,5% del 2014: un aumento costante in tutte le fasce di età, mentre il dato complessivo dei consumi fuori pasto tra i maschi risulta in lieve diminuzione (37,3% nel 2005, 36,1% nel 2014). Sul tipo di bevande consumate si conferma la tendenza degli ultimi dieci anni che vede una progressiva riduzione della quota di consumatori che bevono solo vino e birra, soprattutto fra i più giovani e le donne e un aumento del consumo di superalcolici (aperitivi e amari): tendenza in crescita tra gli adolescenti ma che si conferma soprattutto tra gli ultra quarantenni e negli anziani.

L’analisi generale per classi di età classifica quindi come popolazione più a rischio, per entrambi i generi, quella dei 16-17enni e quella degli uomini così detti “giovani anziani”, cioè i 65-74enni. (vedi la Relazione sugli interventi realizzati nel 2015 in materia di alcol e problemi correlati trasmessa al Parlamento l’11 marzo 2016 e vedi anche il Il Global status report on alcohol and health 2014 la World Health Organization (WHO)

L’aspetto più preoccupante è rappresentato però dal fenomento del “binge drinking” (25,8% nel 2013; 26,9% nel 2014). Le percentuali di binge drinker sia di sesso maschile che femminile aumentano progressivamente nel secondo decennio di vita e raggiungono i valori massimi tra i 18-24enni (M=21,0%; F=7,6%); oltre questa fascia di età le percentuali diminuiscono nuovamente per raggiungere i valori minimi nell’età anziana (M=2,1%; F=0,3%). La percentuale di binge drinker di sesso maschile è superiore al sesso femminile in ogni classe di età ma non negli adolescenti, (11-15 anni), fascia per la quale la percentuale dovrebbe essere zero a fronte del divieto del consumo alcolico.

Il consumo a rischio viene monitorato attraverso un indicatore sviluppato dall’Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS dell’ Istituto Superiore di Sanità che risulta dalla combinazione di 2 diversi comportamenti a rischio per la salute:

  1. il consumo abituale eccedentario identificabile attraverso l’analisi delle quantità giornaliera di bevande alcoliche assunte e alla frequenza del consumo
  1. il consumo binge drinking che corrisponde all’assunzione in un’unica occasione di consumo in breve tempo di oltre 6 Unità Alcoliche (UA = 12 grammi di alcol puro) di una qualsiasi bevanda alcolica.

Quest’anno gli indicatori sul consumo di alcol più a rischio per la salute, pubblicati dall’ISTAT, sono stati rivisti e calcolati sulla base dei limiti proposti dai nuovi Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti (LARN)

I nuovi limiti stabiliscono che sotto i 18 anni qualunque consumo deve essere evitato e che per gli adulti che scelgono di bere, occorre mantenere un consumo giornaliero inferiore a 1 Unita Alcolica

(UA = 12 grammi di alcol puro) per la donna e per l’anziano (ultra 65enni) e inferiore a 2 UA al giorno per un uomo adulto, indipendentemente dal tipo di bevanda consumata. Rispetto all’indicatore utilizzato fino allo scorso anno, si sono quindi ulteriormente abbassate le quantità considerate a minor rischio per gli adulti e si è elevata a 18 anni l’età minima per l’acquisto/vendita e somministrazione di qualsiasi tipo e quantitativo di bevanda alcolica. Da ciò il divieto di porre alcolici nelle disponibilità del minore. http://www.epicentro.iss.it/alcol/apd2015/nuovo%20indicatore%20rischio%28finale%29.pdf

Dal punto di vista della diffusione nazionale, le mappe territoriali del consumo giornaliero non moderato e del binge drinking vedono per esempio per la provincia autonoma di Bolzano livelli più alti nella classifica del binge drinking ma livelli molto più bassi per il consumo giornaliero non moderato

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://www.torinomedica.org/torinomedica/?p=13628

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)